Tortelli di farina di castagne PAT Emilia Romagna

Si prepara la pasta con la farina, le uova, l’acqua, il sale; si stende a sfoglia e si taglia a strisce di 15 cm. Circa di larghezza e 30 cm di lunghezza. Si dispongono sopra alla pasta le pallottoline di ripieno ottenuto stemperando la farina di castagne con il latte. Si piega la sfoglia, si tagliano i tortelli in quadratini e si schiacciano i bordi per evitare la fuoriuscita del ripieno durante la cottura. Si cuociono in acqua bollente per circa 15 minuti, si scolano e condiscono in una zuppiera con un condimento ottenuto amalgamando la ricotta di pecora, un po’ di burro, un pizzico di sale e le noci spellate tritate fini.

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Zampanella PAT Emilia Romagna

Le origini sono quasi certamente imputabili allo stato di povertà e alla scarsità di alimenti in seguito a carestie, eventi bellici, di una fascia di territorio molto precario. Secondo alcuni sarebbe il risultato di un disguido occorso ad una donna che, avendo allungato eccessivamente l’impasto per la “crescente” da cuocere sulla tigella, provò a ricavarne qualcosa di commestibile e ci riuscì. Un tempo era un cibo tipicamente invernale, a ragione del fatto che in concomitanza con l’uccisione del maiale, il pesto era fatto in maggior parte di lardo, pancetta, e strutto. Con il tempo lo strutto fu eliminato e il lardo venne sostituito da salsiccia fresca e capocollo, così le zampanelle diventarono un cibo per essere mangiato tutto l’anno.

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Tortellini di Bologna PAT Emilia Romagna

Dal 1500 la storia ha i suoi testimoni: nel diario del Senato di Bologna si riporta che a 16 Tribuni della Plebe riuniti a pranzo fu servita una “minestra de torteleti” mentre nel 1570 un cuoco bolognese (forse Bartolomeo Scappi, cuoco di Pio V) fece stampare un migliaio di ricette tra cui presenziava quella dei tortellini.Nell’anno 1664 Vincenzo Tanara, ne “L’economia del cittadino in Villa”, parla di “tortellini cotti nel burro.” E quasi due secoli più tardi, nel 1842, il viaggiatore e bibliografo francese Antoine-Claude Pasquin, detto Valery, riporta di un “ripieno di sego di bue macinato, tuorli d’uovo e parmigiano” che si potrebbe leggere come un antenato meno raffinato dell’attuale ripieno. Il tortellino va rigorosamente consumato cotto in un corposo brodo di carne.

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