2.1.6A Verde pensile: prestazione di sistema e valore ecologico

Si parla di verde pensile qualora si voglia realizzare un impianto vegetale su uno strato di supporto strutturale impermeabile, come ad esempio solette di calcestruzzo, solai, coperture in legno, coperture metalliche e in tutti quei casi in cui non vi sia continuità ecologica tra il verde ed il sottosuolo fino alla roccia madre. Il verde verticale potrebbe essere considerato un ramo del verde pensile. Tuttavia, le tecniche utilizzate per coperture piane o inclinate e quelle per ricoprire pareti verticali, si sono progressivamente separate e distinte a tal punto sotto il profilo delle tecniche realizzative, delle finalità e delle prestazioni, che attualmente possono essere considerate due applicazioni completamente distinte. Nella presente linea guida si prenderanno in considerazione solo le tecniche riferite a coperture piane o inclinate.

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Gli edifici vanno liberati dal gas radon che penetra dal suolo e provoca il cancro del polmone

I nuovi edifici a far data dal 1.1.2025 dovranno essere progettati incorporando precauzioni contro il radon, prevedendo l’isolamento dell’edificio dal suolo per assicurare concentrazioni sotto i 200 Bq/mc, con la raccomandazione di evitare l’uso dei materiali da costruzione contenenti radionuclidi negli ambienti di vita, indicazioni già recepite da molte Regioni e dai regolamenti edili locali. Per gli edifici esistenti le concentrazioni dovranno essere sotto i 300 Bq/mc, con l’obbligo nei luoghi di lavoro di monitorare periodicamente la presenza del radon e intervenire con opere di mitigazione laddove siano stati riscontrati livelli oltre la soglia stabilita. Per verificare la presenza del gas radon occorre eseguire delle misurazioni con i dosimetri passivi, dei piccoli rilevatori da procurarsi presso i lavoratori accreditati, oppure le Agenzie di Protezione Ambientale e l’Enea. Questi vengono posizionati nell’edificio per due semestri. Il laboratorio procederà alla lettura e rilascerà una certificazione.

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Zabaione o zabaglione PAT Emilia Romagna

Lo zabaione è una preparazione che vanta parecchi secoli di storia sul quale vi sono fonti discordanti riguardo alle sue origini ed al suo nome. Una di queste tradizioni racconta che sia stato “inventato” nel 1500 vicino a Reggio Emilia per una casualità. Si narra che il capitano di ventura Emiliano Giovanni Baglioni arrivò alle porte della città e si accampò. A corto di viveri mandò, com’era uso a quel tempo, alcuni soldati a razziare i campi dei contadini della zona. Il raccolto, però, fruttò ben poco e il Capitano Baglioni si ritrovò con uova, zucchero, qualche fiasca di vino e delle erbe aromatiche. In mancanza d’altro fece mescolare il tutto e lo diede ai soldati al posto della solita zuppa e questi ne furono entusiasti. L’uso popolare chiamava Giovanni Baglione ‘Zvàn Bajòun’ e la crema ne prese il nome diventando prima ‘Zambajoun’, poi Zabajone e infine Zabaglione.

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Tortelli di farina di castagne PAT Emilia Romagna

Si prepara la pasta con la farina, le uova, l’acqua, il sale; si stende a sfoglia e si taglia a strisce di 15 cm. Circa di larghezza e 30 cm di lunghezza. Si dispongono sopra alla pasta le pallottoline di ripieno ottenuto stemperando la farina di castagne con il latte. Si piega la sfoglia, si tagliano i tortelli in quadratini e si schiacciano i bordi per evitare la fuoriuscita del ripieno durante la cottura. Si cuociono in acqua bollente per circa 15 minuti, si scolano e condiscono in una zuppiera con un condimento ottenuto amalgamando la ricotta di pecora, un po’ di burro, un pizzico di sale e le noci spellate tritate fini.

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Zampanella PAT Emilia Romagna

Le origini sono quasi certamente imputabili allo stato di povertà e alla scarsità di alimenti in seguito a carestie, eventi bellici, di una fascia di territorio molto precario. Secondo alcuni sarebbe il risultato di un disguido occorso ad una donna che, avendo allungato eccessivamente l’impasto per la “crescente” da cuocere sulla tigella, provò a ricavarne qualcosa di commestibile e ci riuscì. Un tempo era un cibo tipicamente invernale, a ragione del fatto che in concomitanza con l’uccisione del maiale, il pesto era fatto in maggior parte di lardo, pancetta, e strutto. Con il tempo lo strutto fu eliminato e il lardo venne sostituito da salsiccia fresca e capocollo, così le zampanelle diventarono un cibo per essere mangiato tutto l’anno.

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Tortellini di Bologna PAT Emilia Romagna

Dal 1500 la storia ha i suoi testimoni: nel diario del Senato di Bologna si riporta che a 16 Tribuni della Plebe riuniti a pranzo fu servita una “minestra de torteleti” mentre nel 1570 un cuoco bolognese (forse Bartolomeo Scappi, cuoco di Pio V) fece stampare un migliaio di ricette tra cui presenziava quella dei tortellini.Nell’anno 1664 Vincenzo Tanara, ne “L’economia del cittadino in Villa”, parla di “tortellini cotti nel burro.” E quasi due secoli più tardi, nel 1842, il viaggiatore e bibliografo francese Antoine-Claude Pasquin, detto Valery, riporta di un “ripieno di sego di bue macinato, tuorli d’uovo e parmigiano” che si potrebbe leggere come un antenato meno raffinato dell’attuale ripieno. Il tortellino va rigorosamente consumato cotto in un corposo brodo di carne.

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Tortelli di Carnevale PAT Emilia Romagna

Dolce a base di farina, uova, burro, zucchero, buccia di limone grattugiato, sale, mezzo bicchiere di vino bianco. Dopo aver tirato la pasta a macchina (a noi piace sottile!), dosare il ripieno e chiudere come fossero ravioli. I contorni del turtlitt devono essere leggermente premuti con i rebbi di una forchetta: l’operazione serve a sigillare il tortello ma soprattutto a conferirgli l’aspetto tradizionale! Per la cottura, i turtlitt devono essere immersi nell’olio bollente finchè non cominciano a dorare. Una volta raffreddati, occorre cospargerli di zucchero a velo.

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2.1.6B Tetti verdi

I tetti verdi, o giardini pensili, rappresentano una delle soluzioni più innovative e sostenibili nell’ambito della progettazione urbana. Trasformare i tetti degli edifici in oasi verdi non solo aggiunge uno straordinario elemento estetico, ma comporta anche una serie di benefici ambientali, dalla gestione delle acque piovane alla mitigazione dell’effetto isola di calore urbano. Agiscono come veri e propri serbatoi naturali per la raccolta delle acque piovane. Le piante e il substrato assorbono l’acqua, riducendo il flusso diretto di pioggia verso le canalizzazioni.

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Margherita comune o pratolina, bellis perennis L.

Bellis perennis, comunemente conosciuta come margherita comune o pratolina, è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Asteraceae. La sua presenza nei campi, prati e giardini la rende una delle piante fiorite più iconiche, simbolo di semplicità e bellezza. Esploriamo le caratteristiche, l’ecologia, gli usi e il significato culturale di questa modesta ma affascinante pianta.

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2.1.5B Pavimentazioni permeabili

Nel contesto di una progettazione urbana sostenibile, l’adozione di pavimentazioni permeabili emerge come una risposta efficace per affrontare le sfide legate alla gestione delle acque nelle aree urbane. Queste pavimentazioni innovative consentono all’acqua di penetrare nel suolo anziché raccogliersi superficialmente, offrendo una serie di benefici che vanno dalla prevenzione delle alluvioni alla promozione della salute del suolo urbano.

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