Riserva naturale orientata e biogenetica Collemeluccio – Molise

Di proprietà del Duca D’Alessandro di Pescolanciano ed esteso circa 500 ha, il bosco di Collemeluccio fu portato in dote a questi dalla nobildonna Desiderata Melucci, da cui sembra derivi il nome, la quale lo avrebbe acquistato nel 1628 dall’Università di Pietrabbondante. Rimase di proprietà dei D’Alessandro fino al 1895, anno in cui il Banco di Napoli lo vendette a famiglie del luogo e poi venne frammentato per successioni ereditarie. A partire dal 1968, l’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali si impegnò in un’opera di ricomposizione fondiaria, terminata con la formazione di un nucleo di 363 ha. Dal 1° gennaio 2017, a seguito dell’assorbimento del C.F.S. nell’Arma dei Carabinieri, è amministrata dal Reparto Carabinieri Biodiversità di Isernia.

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Agostino di Giovanni

Agostino di Giovanni è stato un maestro della scultura e dell’architettura gotica italiana, noto per le sue collaborazioni a Siena e per la sua abilità nel creare opere di grande bellezza e complessità. La sua eredità artistica, rappresentata da opere come il Duomo di Siena e il Palazzo Pubblico, continua a essere studiata e ammirata, confermando il suo ruolo di rilievo nella storia dell’arte medievale italiana.

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Pollo rustichello della pedemontana PAT Veneto

Il pollo ruspante un tempo cresceva e prolifi cava, libero di razzolare nelle aie delle case di campagna e nei campi limitrofi , era un animale da cortile talmente diffuso da costituire una risorsa alimentare di primaria importanza. La produzione avviene ora nelle aziende agrituristiche e agricole locali, sensibili al recupero e all’allevamento del pollo ruspante, spinte anche dalla richiesta dei consumatori che vogliono carni genuine e di qualità.

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Altdorfer Albrecht

Il suo lavoro influenzò notevolmente gli artisti successivi, specialmente per il modo in cui trattava il paesaggio e la natura. Le sue opere rappresentano una fusione unica di spiritualità, narrativa storica e paesaggio, con una sensibilità che anticipa l’arte romantica. Altdorfer morì a Ratisbona nel 1538, lasciando un’eredità duratura nella storia dell’arte.

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Pollo combattente di corte padovana PAT Veneto

Importato dalla Cornovaglia agli inizi del 1900, ha trovato rapida diffusione in tutta la provincia grazie alle sue caratteristiche di ottimo produttore di carni, particolarmente saporite e abbondanti soprattutto nella regione del petto. È un tipico esempio di sfruttamento a fini alimentari di razze utilizzate originariamente a fini sportivi (combattimenti di galli). In merito all’allevamento delle razze avicole in provincia di Padova (anatra, faraona, gallina, pollo, tacchino, cappone, ecc.), esiste una notevole produzione bibliografica pubblicata dall’Osservatorio Avicolo Provinciale di Padova.

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Crescione dei prati, Cardamine hirsuta L.

La Cardamine hirsuta è una pianta spesso trascurata ma dalle molteplici qualità. Nonostante la sua reputazione di erbaccia, questa piccola pianta offre benefici ecologici, nutrizionali e medicinali. La sua capacità di adattarsi a diversi ambienti e condizioni la rende una pianta affascinante e utile da conoscere e, in molti casi, da apprezzare

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Agostino di Duccio

Agostino di Duccio è stato un maestro della scultura rinascimentale, noto per i suoi rilievi eleganti e decorativi. Le sue opere, caratterizzate da una raffinata sensibilità estetica e una tecnica impeccabile, rappresentano alcuni dei capolavori del Rinascimento italiano. La sua abilità nel creare composizioni armoniose e figure delicate ha lasciato un’impronta duratura nella storia dell’arte.

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Pastin PAT Veneto

Il pastin rappresenta un’importante tradizione della cultura gastronomica della Provincia di Belluno. Il pastin nasce negli anni in cui la macellazione del maiale era un momento di festa, ma anche di necessità, per le comunità contadine che abitavano i paesi della Provincia; anni in cui la cucina era basata su un’alimentazione semplice e “povera”.

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Parsuto de Montagnana PAT Veneto

Già in epoca remota, era tradizionale l’uso tra gli agricoltori di “far su” il maiale, vendendo le cosce, da sempre la parte più redditizia del suino, ai “casolini” (i locali salumieri) che le stagionavano in casa per poi poterle vendere, affettandole, nelle proprie botteghe. Il carattere artigianale della produzione del prosciutto di Montagnana non ha limitato l’espansione del bacino dei suoi estimatori che ne elogiavano, anche fuori dai confi ni geografi ci di provenienza, le qualità organolettiche. È sull’onda di questo rico noscimento che verso la fi ne dell’800 sorgono le prime strutture di stagionatura in grado di sostenere i mercati sempre più ampi. La tecnologia, oggi, dà indubbiamente una mano, ma le metodologie di produzione e il risultato delle stesse sul prodotto sono quelle di un tempo. Nella conservazione di un prosciutto (il cui nome deriva dal latino “per xuctus” che significa prosciugato) non vi è nulla di particolarmente innovativo, dato il metodo assolutamente naturale di stagionatura.

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