Riserva Naturale di popolamento animale Salina di Margherita di Savoia – Puglia

L’area protetta si trova nel Golfo di Manfredonia ad un’altitudine di 1-5 m s.l.m., in un’area che ha visto intense opere di bonifica nel secolo scorso e che prima era completamente paludosa. Già utilizzata in epoca romana, è la più grande salina italiana e tra le più vaste d’Europa. Le Riserve “Il Monte” e “Masseria Combattenti” sono limitrofe alla Salina e annesse all’area protetta quali importanti luoghi di rifugio dell’avifauna, che vi trova riparo tra la vegetazione di salicornia. La Riserva è stata dichiarata “zona umida di importanza internazionale” in quanto privilegiato luogo di sosta e nidificazione di numerose specie di uccelli acquatici tra cui numerosi trampolieri. 

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Altai, Arte dell’

L’arte dell’Altai rappresenta una componente essenziale del patrimonio culturale eurasiatico, riflettendo la complessità e la ricchezza delle tradizioni nomadi. Le scoperte archeologiche nella regione hanno non solo ampliato la comprensione delle culture antiche, ma hanno anche contribuito a preservare la memoria storica di un’area che ha svolto un ruolo cruciale nello sviluppo delle civiltà eurasiatiche.

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Giuggiola dei Colli Euganei PAT Veneto

Il giuggiolo è un piccolo albero (4-6- metri), originario della Cina meridionale da dove si è diffuso in tutti i paesi subtropicali, e nel bacino del Mediterraneo. In Italia è presente fin dall’epoca romana. Nel Veneto è pianta caratteristica dei colli Euganei dove ha trovato un habitat ideale nei pendii esposti al sole. I frutti appartengono alla tradizione contadina della zona: un tempo venivano conservati per l’inverno e consumati principalmente dalle donne a “filò”. Nelle lunghe veglie invernali di stallo, le filatrici abbisognavano di continua saliva per umettare le dita e tirare il filo da avvolgere e una giuggiola in bocca serviva allo scopo.

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Germoglio di radicchio bianco nostrano di Bassano PAT Veneto

Il germoglio di radicchio bianco nostrano è coltivato nel territorio bassanese dall’ottocento e sembra derivare da una selezione della varietà “variegato di Castelfranco”, attuata dagli agricoltori bassanesi. La coltivazione del “radicchio bianco di Bassano” è favorita dal microclima mite, ventilato e non umido caratteristico della zona, che ostacola la formazione di muffe e di marcescenze, privo dei picchi di freddo e delle gelate non seguite da un disgelo diurno che interessano, invece, la pianura.

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Carota selvatica, Daucus carota L.

La Daucus carota è quindi una pianta affascinante che non solo ha dato origine a una delle verdure più popolari al mondo, ma che continua a rivestire un ruolo importante nell’ecologia e nella medicina tradizionale. La sua presenza in natura ci ricorda l’importanza della biodiversità e dell’interazione tra le piante selvatiche e quelle coltivate.raordinario di come le piante possano offrire molteplici benefici.

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Aloisio Nuovo

Aloisio Nuovo è stato un architetto di grande talento che ha giocato un ruolo cruciale nell’introduzione del Rinascimento italiano in Russia. Il suo lavoro al Cremlino di Mosca, in particolare la Cattedrale dell’Arcangelo Michele, rappresenta una delle più importanti fusioni culturali dell’epoca, testimonianza della sua abilità nel creare qualcosa di nuovo e duraturo combinando due tradizioni architettoniche distinte.

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Pirenei – Mont Perdu – Francia

Questo eccezionale paesaggio montano, che si irradia su entrambi i lati degli attuali confini nazionali di Francia e Spagna, è incentrato sulla vetta del Mont Perdu, un massiccio calcareo che culmina a 3.352 m. Il sito, con una superficie totale di 30.639 ettari, comprende due dei canyon più grandi e profondi d’Europa sul versante meridionale, sul versante spagnolo, e tre importanti circhi glaciali sul versante settentrionale più ripido, sul terreno geologico classico francese. forme. Questo sito è anche un paesaggio pastorale che riflette uno stile di vita agricolo un tempo comune nelle regioni montuose d’Europa. È rimasto immutato nel XX secolo in questa unica località dei Pirenei e presenta testimonianze inestimabili dell’antica società europea attraverso il suo paesaggio di villaggi, fattorie, campi, alti pascoli e strade di montagna.

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Funghi di Costozza, sbrìse. PAT Veneto

La coltivazione dei funghi è una attività agricola relativamente giovane. I primi esempi di realizzazione di coltura in grotta si ebbero a Vicenza, nelle grotte di Costozza, nelle quali già naturalmente esistevano le condizioni climatiche di temperatura ed umidità per lo sviluppo dei funghi. Alla fine degli anni ‘50 le prime “fungaie” o “case dei funghi”, fecero la loro apparizione e ci fu subito un salto di qualità con l’imposizione del cosiddetto “Sistema Americano”: prevede l’uso di ripiani fissi sovrapposti in cui viene sistemato il substrato per la coltivazione. Nel libro “Bere e magiare nel Vicentino” si legge: “Fu merito di Giulio Da Schio se dal 1912 queste colture sono diventate una realtà e se ancora oggi vantano rinomanza nel Vicentino, superando indenni la guerra e le innovazioni tecnologiche (le grotte durante la seconda guerra mondiale furono requisite per uso bellico). Negli anni ’50 la passione del Conte Alvise Da Schio fece tornare nelle antiche grotte quei funghi bianchi, saporiti e deliziosi.”

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Funghi coltivati del Montello PAT Veneto

La fragola era conosciuta e apprezzata fin da tempi antichissimi. Sembra che in Italia crescesse spontanea già due secoli prima Cristo. Secondo testimonianze depositate presso l’Archivio di Stato di Verona, datate 1796, la fragola era presente negli orti cittadini veronesi ancor prima del XVII secolo. La tradizione produttiva e il successo sui mercati locali della fragola è ben descritta da A. Balladoro nel suo volume sul “Folklore Veronese” del 1897. Anche il Sormano Moretti nella monografia “La provincia di Verona” del 1904 (vol. II, p. 46), ricorda che le fragole “cominciansi a cogliere in fin di maggio e di cui, oltre alle piccole montanine (…) diverse più grosse e pregiate specie se ne coltiva negli orti e nei fragoleti delle ville prossime alla città dove trapiantansi dal marzo alla fine di aprile oppure è meglio forse, dal settembre all’ottobre, riuscendo dovunque, ma di preferenza nelle terre sciolte e profonde”.

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Fragola di Verona PAT Veneto

La fragola era conosciuta e apprezzata fin da tempi antichissimi. Sembra che in Italia crescesse spontanea già due secoli prima Cristo. Secondo testimonianze depositate presso l’Archivio di Stato di Verona, datate 1796, la fragola era presente negli orti cittadini veronesi ancor prima del XVII secolo. La tradizione produttiva e il successo sui mercati locali della fragola è ben descritta da A. Balladoro nel suo volume sul “Folklore Veronese” del 1897. Anche il Sormano Moretti nella monografia “La provincia di Verona” del 1904 (vol. II, p. 46), ricorda che le fragole “cominciansi a cogliere in fin di maggio e di cui, oltre alle piccole montanine (…) diverse più grosse e pregiate specie se ne coltiva negli orti e nei fragoleti delle ville prossime alla città dove trapiantansi dal marzo alla fine di aprile oppure è meglio forse, dal settembre all’ottobre, riuscendo dovunque, ma di preferenza nelle terre sciolte e profonde”.

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