Riserva naturale biogenetica Monte Barone – Puglia

L’area è stata acquisita dal Demanio dello Stato nel 1913; si trova ad un’altitudine di 0-296 m s.l.m. ed è esposta a sud/sud-est, dove confina per la maggior parte con il Mare Adriatico sul quale si affaccia con strapiombi alti decine di metri, circostanza che la rende poco fruibile da parte di eventuali visitatori/escursionisti. La vegetazione è caratterizzata dal pino d’Aleppo, sicuramente autoctono sul Promontorio Garganico, che spesso radica sulla nuda roccia. Nel 2002 è stata interessata da un violento incendio, ma grazie a mirati interventi selvicolturali, i danni provocati si stanno lentamente risanando.

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Bisi de Lumignan PAT Veneto

Secondo la monografia che Ferdinando Tescari scrisse sui “Piselli di Lumignano”, ad introdurre questa coltivazione furono i frati Benedettini i quali, attorno all’anno Mille, diedero inizio alla bonifica dei terreni posti ai piedi dei Colli Berici ed Euganei; in quest’area il dolce legume trovò un habitat ideale. Alle favorevoli condizioni climatiche, si aggiunse poi l’abilità dei coltivatori, che nei secoli seppero selezionare un prodotto di eccezionale qualità dal sapore prelibato, tanto che i Dogi di Venezia lo richiedevano per celebrare, con il tipico piatto dei “Risi e bisi”, la festa di San Marco. Cent’anni fa questi semi raggiunsero Chioggia e la varietà “chioggiotta”, attualmente scomparsa, portata nei Berici sulla schiena di muli, era richiestissima, tanto che non mancavano mai nelle ricette delle migliori famiglie del tempo. È scomparsa anche la varietà Monselesana, mentre la Principe Alberto, Senatore ed Express trovano ancora buoni cultori. Famosissima è la “sagra dei bisi de Lumignan” che cade la seconda domenica di maggio dove è possibile gustare le “tajadele coi bisi” o i “risi e bisi” secondo antica ricetta.

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Radicchiella, Crepis sancta L Babc

La Crepis sancta è una pianta dalle molteplici qualità, che unisce un’elevata resilienza ecologica a proprietà utili sia in campo alimentare che medicinale. La sua capacità di adattarsi a condizioni difficili e la sua utilità per l’ecosistema locale la rendono una specie di interesse non solo per botanici e naturalisti, ma anche per chiunque sia interessato alla biodiversità e all’uso sostenibile delle risorse vegetali.

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Lisboa, Antonio Francisco

Antonio Francisco Lisboa, meglio noto come Aleijadinho, ha svolto un ruolo cruciale nello sviluppo del barocco brasiliano. Nonostante le difficoltà fisiche, ha creato alcune delle opere d’arte e architettura più significative del suo tempo. Le sue sculture e i suoi edifici rimangono tra i più importanti esempi di arte barocca in Brasile, testimoniando la sua straordinaria abilità e la sua profonda influenza sulla cultura artistica del paese.

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Alechinsky Pierre

Pierre Alechinsky è un artista belga la cui carriera si estende per oltre sette decenni. La sua capacità di fondere l’arte moderna occidentale con influenze orientali ha dato vita a un corpo di lavoro che è tanto diversificato quanto distintivo. Membro del movimento CoBrA e influenzato dalla calligrafia giapponese, Alechinsky ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama dell’arte contemporanea, rendendolo una figura centrale nella storia dell’arte del XX e XXI secolo.

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Bietola di Bassano PAT Veneto

La bietola è una pianta orticola originaria del bacino del mediterraneo. La varietà di Bassano è coltivata nel territorio da oltre cent’anni. La coltivazione nella zona è favorita dal microclima mite, ventilato e non umido caratteristico del bassanese e della zona del Brenta, che ostacola la formazione di muffe e di marcescenze, privo dei repentini abbassamenti della temperatura e delle gelate, che interessano invece la pianura. Nel comune di Bassano sono presenti produttori che coltivano il prodotto dagli anni quaranta del secolo scorso.

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Barbabietola rossa di Chioggia PAT Veneto

La barbabietola, come la rapa, è alimento umile e antichissimo. Coltivata regolarmente e con continuità in tutta Europa già dal XVI secolo, ha trovato nella zona di Chioggia il luogo ideale per una produzione primaverile di particolare precocità, che ne consente una possibile seconda produzione autunnale, mentre altrove è ortaggio solo estivo. Un tempo era molto conosciuta, apprezzata e largamente consumata e non è certo un caso se nella statistica del Mercato Ortofrutticolo di Chioggia dell’anno 1975 sono riportati ben 791 tonnellate annue di “erbette” commercializzate, una quantità quindi notevolmente più elevata rispetto alle circa 300 tonnellate degli ultimi anni. Un tempo il seme era prodotto solo in azienda ed era d’uso comune indicare la tipologia locale più pregiata come “erbetta del Doge”.

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Asparago verde amaro Montine PAT Veneto

L’asparago verde amaro Montine, chiamato volgarmente “sparesea”, appartiene alla varietà “Asparagus maritimus”, la forma spontanea più diffusa nei litorali adriatici dall’Istria alle Marche. Infatti la varietà oggi coltivata deriva da quelle selvatiche selezionate nel tempo e incrociate con varietà più comuni fino ad ottenere un aumento delle rese e l’ingentilimento dei caratteri organolettici, conservando tuttavia il caratteristico gusto amarotico, la rusticità, la resistenza alle malattie e la precocità tipica di quelle originarie autoctone. Questa varietà di asparago ha quindi una secolare tradizione di coltivazione, tant’è che già gli atti del catasto austriaco dell’inizio Ottocento, indicano la coltura di questo ortaggio come tipica della zona.

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Villa Cagnola, detta “La Rotonda” a Inverigo (CO)

Villa Cagnola, detta “La Rotonda”, a Inverigo, rappresenta un esempio straordinario di villa neoclassica, che combina eleganza architettonica, bellezza naturale e ricchezza storica. La sua storia, i suoi giardini e il suo patrimonio culturale la rendono una meta imperdibile per chi desidera scoprire le meraviglie della Brianza. Visitare questa villa significa immergersi in un passato glorioso e apprezzare la raffinatezza e la bellezza della vita aristocratica del XVIII secolo.

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Riserva naturale biogenetica integrale Umbra – Puglia

Le due riserve di Umbra e Falascone costituiscono un corpo unico e rappresentano il nucleo dell’antico “Nemus garganicum” citato da Ovidio, Strabone e Virgilio, che ammantava l’intero promontorio. La storia della Foresta Umbra è un confuso susseguirsi di conquiste, usurpazioni, cessioni da parte di Re, Principi locali, svevi, longobardi, bizantini, etc. Le prime notizie certe si hanno verso la seconda metà del ‘500 quando il nobile Girolamo Grimaldi acquistò tutto il vasto territorio che circondava Monte Sant’Angelo, inclusa la Foresta.

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