Andrea di Giovanni

Andrea di Giovanni, pittore attivo nel XIV secolo, è menzionato nei documenti del 1378 come parte di un gruppo di artisti impegnati nella decorazione della tribuna del Duomo di Orvieto, un progetto avviato sotto la guida di Ugolino di Prete Ilario e promosso da altri artisti di scuola senese. La sua collaborazione a quest’opera, insieme a Francesco di Antonio e Cola di Petrucciolo, includeva la realizzazione di un finto coro in cui erano raffigurati i canonici seduti, visibile parzialmente ancora oggi dietro i successivi stalli lignei.

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Miele della montagna veronese PAT Veneto

Il miele è stato il primo dolcificante naturale per l’uomo, presente in tutte le civiltà. Durante l’ottocento nell’area montana veronese la produzione di miele trovava collocazione nell’autoconsumo familiare. L’apicoltura veronese è strettamente connessa con la vocazione frutticola dell’area, con il certosino lavoro di impollinazione da parte delle api e all’incremento produttivo della cerasicoltura. Nel 1964 il dr. G. Bargioni affermava durante il 1° Convegno Nazionale del Ciliegio “L’apicoltura sta diventando più utile al frutticoltore che non al produttore di miele…. A nulla varrebbe l’adozione di adatti impollinatori se venisse a mancare, o fosse comunque scarsa, la presenza d’insetti pronubi…”.

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Miele della collina e pianura veronese PAT Veneto

L’apicoltura nel veronese ha origini relativamente recenti, ma ha avuto un notevole sviluppo nell’ultimo secolo, tanto da porre Verona ai primi posti nelle graduatorie nazionali per quantità annua di miele prodotto. Nel 1930 si tenne a Verona una conferenza su “Apicoltura e Agricoltura”, durante la quale il relatore prof. E. Perucci riportava questi dati: “Misi in evidenza che nel veronese, così ricco di frutteti, richiedeva una maggiore diffusione degli alveari apistici, limitati in quell’epoca (1930) a circa 5000 alveari…”. A dimostrazione dell’interesse che andava via via assumendo l’apicoltura, nel 1947 il prof. Ghigi scriveva: “gli apicoltori non si stanchino di proclamare che il prodotto del miele e della cera, che le api forniscono loro, è poca cosa di fronte al dono della frutta e delle sementi da prato che le api forniscono agli agricoltori”. Nel 1988 Severino Fraccaroli e Mario Bettini scrivevano: “L’apicoltura interagisce come fattore economico sulle produzioni animali e vegetali veronesi… L’apicoltura è esercitata da agricoltori, spesso frutticoltori, da amatori… dotati di parecchie centinaia di arnie”.

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Miele del Montello PAT Veneto

L’uomo ha iniziato ad adoperare il miele già dalla preistoria, intuendone l’alto valore alimentare e le sue proprietà. In Italia l’apicoltura è ben radicata e si stimano in novantacinquemila gli apicoltori attivi. Nel Veneto essi sono circa cinquemila, collocando la regione nelle prime posizioni nazionali. Durante l’Ottocento la produzione di miele era, principalmente, una componente dell’attività familiare, anche se esistevano limitate produzioni per l’artigianato dolciario. Solo dopo la Seconda guerra mondiale l’apicoltura sul Montello s’avvia a diventare una vera e propria attività produttiva e commerciale, indirizzata inizialmente per l’impollinazione dei fruttiferi e successivamente per la produzione di miele di varie qualità, tra cui quelle di castagno, robinia e di millefiori nel periodo primaverile ed estivo, oltre che da melata.

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