La preparazione è un rito di buon auspicio e si consuma quale primo pasto dopo la mezzanotte del 31 dicembre. Nelle famiglie, inoltre, è usanza distribuirne una manciata nel cortile per gli animali domestici, sul tetto per i volatili ed una sui campi come auspicio di un buon raccolto.
View More Grano cotto, trigu cottu PAT SardegnaGiorno: 8 Dicembre 2024
Finocchietto selvatico PAT Sardegna
È una pianta usata, nella tradizione sarda agroalimentare, prevalentemente come condimento, di essa si usano sia gli steli allo stato fresco che i semi. Gli steli freschi, raccolti e puliti con un panno umido, vengono tagliati in porzioni di circa 5 -10 cm. e subito utilizzati. Le infiorescenze, sono raccolte a fine estate, sfregate tra le mani per separarne i semi che successivamente vengono ventilati manualmente per allontanare i residui dell’infiorescenza, quindi poggiati su teli di cotone si lasciano essiccare all’aria (non direttamente al sole) e si conservano in contenitori di latta o vetro a chiusura ermetica.
View More Finocchietto selvatico PAT SardegnaFico nero di Chia PAT Sardegna
La tradizione della coltivazione e trasformazione del fico a Chia risale all’antichità e dura nel tempo tanto che oggi molti anziani e persone di mezza età raccontano volentieri di aver conosciuto il fico a Chia da quando erano bambini.u Fassobeddu Corantinu è pertanto ancora presente nelle cucine gonnesi e in alcuni punti vendita locali.
View More Fico nero di Chia PAT SardegnaL’Annunciazione di Simone Martini
L’Annunciazione di Simone Martini (1333), realizzata in collaborazione con Lippo Memmi, è una delle opere più celebri e rappresentative del gotico internazionale italiano. Il dipinto, originariamente creato per l’altare di Sant’Ansano nel Duomo di Siena, è oggi conservato agli Uffizi di Firenze.
View More L’Annunciazione di Simone MartiniFassobeddu Corantinu PAT Sardegna
La coltivazione del “fassobeddu corantinu” era nota fin dai primi decenni del secolo scorso e tutti gli orticoltori gonnesi lo abbinavano alla gamma dei prodotti contenuti nei carri diretti verso i mercati di Cagliari o del circondario. In periodi recenti la coltivazione per scopi commerciali è andata in disuso per la diminuzione della domanda, determinata dalla presenza di prodotti alternativi di importazione offerti a prezzi altamente competitivi.
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La tradizionalità del fagiolo e fagiolino tianese è attestata da molteplici fonti orali e scritte. Una delle fonti, prettamente storiografica, si fonda sul corredo documentario scritto e generato dalla cosiddetta “Vertenza del Rio Torrei”, che ha visto la comunità tianese battersi per la difesa del proprio sistema agrario, fondato sulla coltura del fagiolo e su quella del nocciolo. Non manca, in questo stesso ambito di indagine, documentazione d’archivio appartenente a piccole ditte commerciali locali che esitavano i fagioli nel mercato al consumo più importante dell’Isola, rappresentato dal capoluogo regionale. A tal riguardo, ricordiamo solo che il sindaco di Tiana, nel 1957, scriveva alla Cassa per il Mezzogiorno denunciando le gravi ripercussioni sull’assetto economico-agrario tianese generate dallo sbarramento del Rio Torrei, che avrebbe reso impraticabile l’ordinamento colturale vigente, imperniato sull’esercizio delle colture ortive e frutticole in irriguo e segnatamente del “fagiolo”.
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Numerose tracce storiche confermano l’importanza di questa varietà di fagiolo: nel dizionario Angius Casalis sono riportati i dati dell’estensione delle coltivazioni che, nel 1837, erano di circa quaranta ettari. Fonti orali affermano che dal 1950 erano frequenti gli scambi commerciali con i centri abitati limitrofi, spesso basati sul baratto con altri prodotti agricoli. L’intensificarsi delle attività minerarie e l’ingresso di produzioni da Paesi extracomunitari hanno determinato un veloce abbandono delle coltivazioni dagli anni del dopoguerra ai nostri giorni. Attualmente, infatti, il prodotto è destinato per lo più al consumo familiare.
View More Fagiolo Bianco di Terraseo PAT SardegnaFagiolo Bianco di Fluminimaggiore PAT Sardegna
Numerose tracce storiche confermano l’importanza di questa varietà di fagiolo: nel dizionario Angius Casalis sono riportati i dati dell’estensione delle coltivazioni che, nel 1837, erano di circa quaranta ettari. Fonti orali affermano che dal 1950 erano frequenti gli scambi commerciali con i centri abitati limitrofi, spesso basati sul baratto con altri prodotti agricoli. L’intensificarsi delle attività minerarie e l’ingresso di produzioni da Paesi extracomunitari hanno determinato un veloce abbandono delle coltivazioni dagli anni del dopoguerra ai nostri giorni. Attualmente, infatti, il prodotto è destinato per lo più al consumo familiare.
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Giorgio Andreoli (noto anche come Mastro Giorgio, 1470 circa – 1553) fu un celebre ceramista del Rinascimento italiano, particolarmente noto per la produzione di maioliche a lustro, una tecnica decorativa che conferisce alle ceramiche una superficie iridescente e cangiante. Andreoli è stato un innovatore e un maestro della ceramica rinascimentale, lasciando un’importante eredità artistica e tecnica.
View More Andreoli GiorgioFacussa PAT Sardegna
La Facussa è una agro-biodiversità vegetale di origine tabarchina, molto conosciuta e diffusa nel territorio comunale di Carloforte, dove viene coltivata dal 1738, anno di fondazione della comunità di Carloforte ad opera di una popolazione di origine ligure proveniente dall’Isola di Tabarca. Aspetto fondamentale è il legame molto stretto tra tale agrobiodiversità e la cultura e la storia della comunità locale, in particolare quella delle famiglie dei pescatori ed agricoltori dell’Isola di San Pietro. Ciò fà della Facussa un prodotto fortemente identitario, al pari del tonno di Carloforte. Negli anni la coltivazione si è estesa anche nella sub regione del Sulcis Iglesiente.
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