Agricoltura tra siccità e crisi idrica: serve una nuova strategia di adattamento

Articolo redatto da Barbara Di Rollo
Gestione suolo e risorse idriche
Cia-Agricoltori Italiani

In Italia piove sempre meno, soprattutto negli ultimi 20 anni, da condurre interi territori allo stato d’emergenza a causa della siccità, anche nei periodi invernali. La siccità dell’ultima estate ha lasciato il segno più o meno in tutta Italia, incidendo proporzionalmente di più nelle regioni del Nord vocate all’agricoltura. A causa della crisi idrica, le rese produttive delle colture sono diminuite mediamente dal 30 al 40%, in particolare, nel settore cerealicolo (foraggi), ortofrutticolo e risicolo.

Di fronte al ripetersi di fenomeni siccitosi e di eventi estremi causati dal cambiamento climatico, praticamente raddoppiati nel 2022 (+55%) e con danni da oltre 7 miliardi l’anno (Dati CIA), è chiara l’urgenza di un cambio di approccio al problema che superi la logica emergenziale puntando sulla prevenzione, con una pianificazione strategica che, nella lotta ai cambiamenti climatici, valorizzi il settore agricolo quale alleato principale nella transizione verde.

La risposta sia ai fenomeni di siccità ricorrente che all’innalzamento delle temperature deve essere di lungo periodo, inquadrata in una chiara strategia di adattamento per l’agricoltura.

A tal riguardo, Cia-Agricoltori Italiani, in occasione della sua IX Conferenza Economica tenutasi a Roma gli scorsi 8 e 9 febbraio, ha avanzato una serie di proposte dirimenti, dalla necessità di favorire la ricerca per lo sviluppo di piante più green e resistenti alle calamità naturali, con la sperimentazione in pieno campo delle Tecnologie di evoluzione assistita, all’urgenza di un piano infrastrutturale di piccoli laghetti e invasi da affiancare al collaudo dei progetti grandi invasi finanziati con il PNRR, fino ad azioni per il riutilizzo a uso agricolo delle acque reflue depurate. Nel tempo, infatti, e a partire dalla Direttiva Quadro Acque del 2000, molti progressi sono stati compiuti; per esempio, nel monitoraggio della qualità delle acque, ma non è stata riservata adeguata attenzione al vero problema della carenza idrica e, quindi, all’urgenza di un progetto di contenimento delle acque, necessità già manifestata in diverse regioni del Sud Europa. Quindi, la risposta sia ai fenomeni di siccità ricorrente che all’innalzamento delle temperature deve essere di lungo periodo, inquadrata in una chiara strategia di adattamento per l’agricoltura.

I serbatoi artificiali per la capitalizzazione dell’acqua (in eccesso/di riuso/di pioggia), per esempio, possono rappresentare un’efficace risposta di adattamento del comparto agricolo ai mutamenti climatici in diverse aree del Paese. Una soluzione non nuova, certamente, ma da riconsiderare in sinergia con lo sviluppo tecnologico dell’agricoltura di precisione e come strumento multifunzionale per supportare molti territori italiani, nel medio e lungo periodo, limitando il rischio erosione e il loro abbandono.

Poter garantire acqua in zone con deficit importanti, e soprattutto nei periodi di maggiore stress idrico, è di fondamentale importanza per la sostenibilità economica e sociale di questi territori, custodi di un valore non replicabile quanto a patrimonio ambientale, turistico e ricreativo, ma anche in termini di biodiversità e di risposta agli incendi, con la possibilità, in alcuni casi, di consentire la regimazione dell’eccesso idrico. Gli invasi artificiali, anche di ridotte dimensioni, hanno caratteristiche tecniche e di realizzazione che non li rendono implementabili in ogni ambiente e territorio, ma permetterebbero di accumulare acqua proveniente da diverse fonti, tra cui le acque reflue depurate.

L’acqua proveniente dagli usi civili e/o agroindustriali, opportunamente trattata per il reimpiego, può costituire una risorsa importante per il futuro agricolo di molte zone d’Italia. Tuttavia, ad oggi, il loro riutilizzo è limitato dalla normativa vigente e dalle infrastrutturazioni necessarie all’affinamento e alla distribuzione. Servono, dunque, investimenti nel riuso dell’acqua, aggiornamenti normativi e una nuova strategia organica per affrontare un progetto di adattamento del Paese Italia, che guardi anche ai serbatoi artificiali, a uso multifunzionale, come a un’efficace strategia per mitigare eventi metereologici sempre più estremi e imprevedibili. In definitiva, gli invasi artificiali, abbinati a soluzioni tecnologiche più innovative, al riutilizzo dell’acqua e a sinergie per affrontare anche la più recente crisi energetica, possono contribuire a salvare interi territori e aree rurali dal rischio erosione e abbandono.

Fonte @RRN Magazine

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