Amigoni Jacopo

Jacopo Amigoni (1682-1752) è stato un pittore veneziano del periodo rococò, noto per i suoi dipinti eleganti e decorativi, che spaziano tra soggetti mitologici, religiosi e ritratti.

Caratteristiche principali dell’arte di Amigoni:
  • Stile Rococò: Le sue opere sono caratterizzate da una raffinata eleganza, colori delicati e una composizione fluida. Il suo stile leggero e ornamentale si inserisce pienamente nel movimento rococò, con figure graziose e ambienti riccamente decorati.
  • Temi: Amigoni si dedicò a soggetti mitologici, allegorici e religiosi, oltre a ritratti della nobiltà europea. Le sue scene mitologiche presentano divinità classiche in pose aggraziate, mentre le sue opere religiose sono spesso dolci e idealizzate.

Jacopo Amigoni viaggiò e lavorò in diversi paesi d’Europa, tra cui Germania, Inghilterra e Spagna. In Germania, fu pittore di corte a Monaco di Baviera; in Inghilterra, lavorò per la nobiltà e influenzò il pittore Thomas Gainsborough. In Spagna, divenne pittore di corte per il re Filippo V. Durante i suoi soggiorni in vari paesi, Amigoni entrò in contatto con diversi artisti e movimenti culturali, contribuendo alla diffusione del gusto rococò in Europa.

Le sue opere sono note per la grazia e l’eleganza formale, e riflettono l’atmosfera leggera e ornamentale tipica del Rococò.

Decorazioni interne di palazzi e castelli

L’opera dell’artista è testimoniata da decorazioni interne in palazzi e castelli, una serie di ritratti vivaci ed espressivi, e quadri di temi arcadici e mitologici, oltre a pale d’altare. Ha operato in Baviera, Augusta, e nei castelli di Schleissheim e Nymphenburg, con decorazioni mitologiche e dell’epica omerica, caratterizzate da toni trasparenti e brillanti giochi di colore, in linea con il gusto veneto del Settecento. A Londra, ha lavorato per Lord Tankerville, a Powis House, More Park e nel teatro di Covent Garden. Il suo periodo parigino è stato influenzato dall’arte francese, soprattutto nella ritrattistica.

La decorazione del Palazzo Reale di Aranjuez e del castello del Buen Retiro, durante il suo soggiorno spagnolo alla corte di Ferdinando VI, con i suoi festoni a stucco che incorniciano allegorie mitologiche e pastorali in toni azzurro-perlacei, è cruciale per comprendere la sua arte. Tra le sue opere più note, si annoverano le tre tavole per la Frauenkirche di Monaco, la pala della Visitazione per la chiesa di Santa Maria della Fava a Venezia, una dedicata a San Francesco di Sales nella medesima chiesa, la pala di Sant’Andrea e Santa Caterina a San Stae, e il San Girolamo Miani in gloria nella sacristia minore della chiesa di Santa Maria della Salute, sempre a Venezia.

Giuditta e Oloferne

Le sue opere si trovano in collezioni private (tra cui spicca la Giuditta e Oloferne, firmata, della collezione Ducas ad Alessandria d’Egitto, luogo in cui l’autore potrebbe aver fatto tappa nel suo viaggio verso la Spagna) e in diversi musei, principalmente in Europa: a Lipsia (Madonna con Bambino), a Darmstadt (Betsabea e Giuditta con la testa di Oloferne), a Brunswick (Giove e Semele; Marte, Venere e Vulcano), a Francoforte, a Segovia (Giuramento di Annibale e Carlo III in partenza per Napoli), all’Università di Barcellona (La coppa trovata nel sacco di Giuseppe e Giuseppe accolto dal Faraone, precedentemente a Madrid, al Prado), a Madrid (San Fernando riceve le chiavi di Siviglia, al Prado, dove si trovano anche altre opere – ritratti e allegorie – la cui attribuzione è ancora oggetto di discussione), nel Palazzo Reale di Torino (Continenza di Scipione), e alle Gallerie dell’Accademia di Venezia (Venere e Adone; Anzia e Abrocome, in precedenza attribuito a C. Ligari dal Fiocco).

La critica moderna, riconoscendo l’evoluzione artistica dell’autore, inizialmente impegnato in opere come il San Carlomanno che si presenta all’abate di Montecassino e il S. Carlomanno derubato del gregge (entrambe perdute e situate a Montecassino, nella cappella di S. Carlomanno), identifica non tanto l’influenza dello stile di Solimena, quanto piuttosto quella predominante di Luca Giordano. Si tende a evidenziare, in particolare, la vivacità cromatica e l’immediatezza del suo stile pittorico, di chiara ispirazione veneta. Nella ritrattistica, sebbene si possano percepire anticipazioni dello stile neoclassico, è innegabile una certa luminosità controllata delle superfici, che si cristallizza modernamente in accostamenti figurativi di notevole impatto, con una suggestione quasi surrealista.

Ritratto di Pietro il Grande

Tra i ritratti più significativi di personaggi illustri e aristocratici dell’epoca, si annoverano quelli di Pietro il Grande e dell’imperatrice, dell’infanta Maria Isabella e dell’infanta Maria Teresa Antonia al Prado, oltre al controverso ritratto del cantante Farinelli al Liceo musicale di Bologna. Apprezzato dai suoi contemporanei, come Alessandro Longhi, per la sua pittura “storica”, fu anche un abile incisore. Si dedicò principalmente all’incisione a bulino e all’acquaforte, una tecnica che contribuì a diffondere a Londra, dove, insieme a G. Wagner, suo ex allievo, istituì una scuola caratterizzata da una grafica fine e precisa, in netto contrasto con la tecnica più densa e pesante del “mezzotinto”, già ampiamente diffusa in Inghilterra. Molte delle sue opere furono incise da artisti come Volpato, Wagner, Bartolozzi e altri, e la sua grafica su temi biblici e mitologici fu spesso riprodotta nella decorazione di vasellame, molto in voga nel Settecento europeo.

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