Prodotto Agroalimentare Tradizionale dell’ Emilia Romagna
Le denominazioni caratterizzano i frutti delle rispettive cultivar di castagno. La produzione è esclusivamente derivata da vecchi impianti che sono condotti applicando tecniche colturali che seguono le tradizioni locali per questa specie che, in zona, ha anche una notevole valenza paesaggistica.
Tradizionalità
Una tradizione legata alla coltivazione del castagno era quella conseguente alle operazioni necessarie per ottenere farina di castagno, che, conservata per buona parte dell’anno, costituiva l’alimento principale per la sopravvivenza delle popolazioni di montagna. Allo scopo erano presenti vicini ai castagneti, apposite costruzioni dette “castagnere”, piccoli edifici provvisti di un locale con forno da pane in un angolo, e soffitto con travatura fitta su cui si adagiavano le castagne che rimanevano continuativamente nel calore del fuoco per circa 30-40 giorni fino a completa essiccazione.
Referenze bibliografiche
- Zago F., 1909 “Tipi di castagne nel piacentino” L’Italia Agricola, Giornale dell’Agricoltura.
Territorio di produzione: PIACENZA Comune di Gropparello (Domestica di Gusano) e Vernasca (marrone di Vezzolacca), Piacenza.
Castagne arrosto al vino rosso, balush o ballotte PAT Emilia Romagna
Minestra imbottita PAT Emilia Romagna
Spoja lorda (pasta ripiena) Era una minestra che si faceva principalmente quando rimaneva del ripieno da cappelletti. Si impastava la farina con uova e sale per una sfoglia sottile. La spoja era “lordata” interamente dal ripieno.
Pasta rasa PAT Emilia Romagna
Minestra a base di pane, uovo, formaggio, brodo di carne. Si mescolano tutti gli ingredienti tanto da ottenere un impasto compatto che si gratterà sul tagliere. Si cuoce per pochi minuti nel brodo versandovela a pioggia