Caratteristiche botaniche:
Nome comune: Arancio
Famiglia: Rutaceae
Pianta monoica/dioica: monoica
Portamento: arboreo
Foglie: sempreverde, di colore più chiaro rispetto a quelle dell’arancio amaro (Citrus x aurantium), allungate
Fiori: detti zagare, ermafroditi, con 5 petali bianchi, solitari o più spesso riuniti in mazzetti agli apici dei rami e molto profumati
Frutti: bacca detta esperidio, leggermente ruvida, con un epicarpo coriaceo, di colore arancione, e un endocarpo di colore bianco, membranoso e spugnoso; epicarpo e mesocarpo costituiscono la buccia; i semi sono biancastri, ovoidali
Periodo di dispersione del polline: G F M A M G L A S O N D
Impollinazione: autoimpollinazione, anemofila, entomofila
Originario della Cina e del sud-est asiatico, questo frutto invernale sarebbe stato importato in Europa solo nel XVI secolo da marinai portoghesi. Tuttavia alcuni testi antico-romani ne parlano già nel I secolo; veniva coltivata in Sicilia dove era chiamato melarancia, il che potrebbe significare che il frutto avesse raggiunto l’Europa via terra. Potrebbero essere corrette entrambe le teorie. Probabilmente l’arancio giunse davvero in Europa per la via della seta, ma la coltivazione prese piede solo nella calda Sicilia, dove la sua diffusione si arenò. Solo dopo secoli venne riscoperto dai marinai portoghesi.
Da notare che a Roma, nel chiostro del convento di Santa Sabina all’Aventino è presente una pianta di arancio dolce che secondo la tradizione domenicana è stata portata e piantata da San Domenico nel 1220 circa. La leggenda non specifica se il santo avesse portato la pianta dal Portogallo o dalla Sicilia, dove essa era giunta al seguito della conquista arabo-berbera.