Sul litorale romano, ad una distanza tra le 4 e le 7 miglia dalle spiagge di Ostia e Torvaianica, di fronte alla splendida tenuta presidenziale di Castelporziano si trovano le Secche di Tor Paterno, unica Area Marina Protetta italiana completamente sommersa.
Costituita da un’ampia formazione rocciosa, coperta da una sorprendente quantità di vita animale e vegetale, l’area rappresenta una vera e propria isola sul fondo del mar Tirreno, la cui sommità giunge a 18 metri sotto il livello del mare, mentre la profondità massima tocca i meno 60 metri. Estesa per oltre 1.200 ettari, è stata istituita il 29 novembre 2000 dal ministero dell’Ambiente con D.M. 29 novembre 2000 (G.U. 20 gennaio 2001, n. 16) che ne ha poi affidato la gestione a RomaNatura, Ente Regionale che si occupa oggi della gestione di numerosi parchi all’interno del Comune di Roma.
Le Secche di Tor Paterno sono costituite da una formazione rocciosa, coperta da organismi animali e vegetali che, scavando o costruendo le loro “tane” nel corso dei secoli, ne hanno modificato l’aspetto.
Appare come una vera e propria isola sul fondo del mare, in un ampio “deserto” di sabbia e fango.
La profondità massima è di circa 60 metri mentre la sommità della “montagna” giunge a 18 metri sotto il livello del mare.
Dunque, nulla di questa montagna sottomarina emerge dall’acqua, né è normalmente visibile dalla superficie dato che le acque nella zona sono spesso abbastanza torbide, probabilmente a causa del fiume Tevere, che sfocia nel mare solo pochi chilometri a nord.
Ma proprio i materiali trasportati qui dal fiume costituiscono un’importante base per lo sviluppo della vegetazione marina e sono anche i responsabili della alta “produttività ecologica” della zona: difatti, sulle Secche si concentra una sorprendente quantità di vita animale e vegetale.
La sommità del banco roccioso, fino a circa 30 metri di profondità è popolata dalla Posidonia oceanica, la più grande fanerogama marina del Mediterraneo, divenuta ormai piuttosto rara nei mari della costiera romana a causa dell’inquinamento e dei danni inferti dagli ancoraggi delle imbarcazioni.
Più in profondità si trovano interessanti colonie di celenterati, stretti parenti del corallo, come la bellissima Gorgonia rossa e gli Alcionari, rarissimi altrove. Sono inoltre frequenti, in gran numero, le specie di pesci sia di fondale, come la murena, il gronco, le triglie e la rana pescatrice, che di acque libere, come la spigola, il cefalo, l’occhiata, il sarago.
In superficie, in alcune stagioni, non è difficile avvistare i delfini oltre ad alcune rare specie di uccelli marini come le sule e i labbi.
LA FAUNA
Corallo nero (Savalia savaglia Bertoloni, 1819[1])esacorallo della famiglia Parazoanthidae)
Questo esacorallo, parente delle attinie, è anche noto come falso “corallo nero” (non ha nessun valore commerciale). Le sue colonie, di un tenue colore giallo, si fissano spesso sugli scheletri di altre gorgonie, sia morte che vive. È una delle specie più rare presenti sulle Secche di Tor Paterno, ed è protetta dalle Convenzioni di Berna e di Barcellona. Può raggiungere i due metri di altezza.
Aquila di mare (Myliobatis aquila)
Parente di squali, mante e razze, sembra volare al di sopra dei fondali marini. Può giungere ad oltre un metro di larghezza ed è dotato di un aculeo velenoso, posto all’attaccatura della coda, pericoloso anche per l’uomo. Si nutre di molluschi ed è inoffensivo. Per le sue abitudini è vittima di cacciatori subacquei e della pesca a strascico: il suo recente ritorno nelle acque dell’Area Protetta testimonia l’efficacia delle misure di protezione.
Gorgonie
Sono animali coloniali, parenti stretti del più famoso corallo rosso, ma a differenza di questo presentano uno scheletro corneo e quindi flessibile. Possono raggiungere dimensioni anche relativamente grandi e hanno colorazione e portamento diversi a seconda della specie. Le più grandi e colorate sono le Paramuricee rosse e talvolta gialle, che si trovano sulle pareti verticali in presenza delle correnti che forniscono loro il cibo necessario. Nell’Area delle Secche si trovano frequentemente a partire dai 25 metri di profondità. Le colonie raggiungono oltre mezzo metro d’altezza.
Eunicelle
Si tratta di altre gorgonie molto diffuse nella secca di Tor Paterno. Come le Paramuricee formano delle colonie arborescenti di colore giallo, nel caso di Eunicella cavolinii, o bianco in Eunicella singularis. Eunicella singularis contiene delle alghe che vivono in simbiosi con i polipi che formano la colonia, ed è più fotofila della Eunicella cavolinii.
Margherita di mare (Parazoantus zoanthus axinellae)
Questo antozoo, caratterizzato da un colore giallo intenso o aranciato, cresce sia sul substrato roccioso sia su altri organismi, quali spugne, gorgonie e ascidie. Preferisce l’entrata di grotte o pareti poco illuminate, sempre in presenza di correnti. In condizioni favorevoli può ricoprire molti decimetri quadrati.
La tartaruga caretta
Carapace lungo 70-140 cm, con 5 placche dorsali centrali e 5 placche dorsal centrali e 5 placche su ogni lato; colore rosso-marrone. Testa grande con rostro (“becco”) molto pronunciato.
Nei piccoli le placche centrali sono rialzate.
La dieta, onnivora, varia con l’età: plancton, poi meduse e prede del fondo (peci, molluschi, crostacei, ricci di mare).
E’ L’unica specie a nidificare in Italia.
La tartaruga verde
Carapace lungo fino a 140 cm, più tondeggiante di Caretta, con 5 placche dorsali centrali e 4 placche costali per ogni lato.
E’ di colore marrone-verde oliva, spesso con chiarezze e strie più scure.
Rostro poco pronunciato.
Dieta in genere erbivora in acqua basse e calde.
Comune lungo le coste nord-africane, dove nidifica.
Tartaruga Liuto
Lunga oltre 2 mt e con il peso di 500-800 kg, è l’indiscusso gigante tra i Cheloni.
Inconfondibile è anche il carapace, in cui le piccole placche ossee sono impiantate nella pelle durissima, simile al cuoio e ornata da lunche carene, che ricordano un liuto.
Si ciba di pesci e meduse, tra cui la velenosissima caravella portoghese, spesso in acque profonde (il record attuale è di circa 1280 m) e nidifica sulle coste africane.
Tursiope (Tursiops truncatus)
È il più conosciuto tra i delfini.
Ha abitudini tipicamente costiere e può giungere fino a tre metri e mezzo di lunghezza.
Di colore generalmente grigio, più o meno uniforme, questo mammifero marino si incontra di tanto in tanto nelle acque dell’Area Marina Protetta in branchi composti da circa una decina di animali.
La specie è protetta dalle Convenzioni di Berna, di Barcellona, dalla Direttiva Habitat e dalla legge italiana n. 157/92.
FLORA Posidonia oceanica
La Posidonia oceanica (L.) Delile, è una pianta marina endemica del Mar Mediterraneo presente lungo molte aree costiere italiane e protetta ai sensi della Direttiva Habitat 92/43 CEE (habitat prioritario 1120). È caratterizzata da foglie di forma nastriforme che possono arrivare anche ad un metro di lunghezza, larghe un centimetro circa e che si originano dal un rizoma formando fasci di circa 5-8 foglie. Il rizoma, che rappresenta il fusto della pianta, si fissa al fondo per mezzo delle radici e può essere immerso nel sedimento marino o ancorarsi sulla roccia. Le foglie che naturalmente cadono dalla pianta possono arrivare sulle spiagge in seguito a mareggiate e formare accumuli anche imponenti chiamati “banquettes”. Sui fondali sabbiosi la Posidonia forma vere e proprie praterie dalla superficie fino ai 40 m di profondità in acque limpide. Le praterie di Posidonia oceanica vengono considerate tra i più rappresentativi e importanti ecosistemi costieri del Mediterraneo per la notevole importanza ecologica, in quanto costituiscono un complesso ecosistema dove trovano cibo e riparo numerosi organismi. Le praterie di Posidonia sono alla base di molte catene alimentari sostenendo specie che vivono sia all’interno che al di fuori dall’habitat e rappresentano vitali siti di riproduzione. Sono inoltre considerati tra i più efficaci sistemi costieri vegetali per la fissazione di CO2 (anidride carbonica) come materia organica sottratta dall’atmosfera, sono caratterizzate da un’elevata produzione di ossigeno, da un’elevata biomassa vegetale e da una produzione primaria tra le più alte a livello mondiale per l’ambiente marino, oltre ad avere un ruolo nella protezione dall’erosione costiera.
Le praterie di Posidonia costituiscono una delle componenti fondamentali dell’equilibrio e della ricchezza dell’ambiente litorale costiero mediterraneo. La presenza di Posidonia è considerata un buon indicatore della qualità delle acque per la sensibilità alle alterazioni delle condizioni ambientali. Nel corso del XX secolo tuttavia questo habitat è andato incontro ad un notevole deterioramento, soprattutto in prossimità dei più importanti centri industriali e portuali. I fattori che ne hanno determinano la regressione sono numerosi e soprattutto di origine antropica, come la diminuzione della trasparenza dell’acqua, l’alterazione del regime sedimentario causato talvolta dal ripascimento delle spiagge, l’ancoraggio delle imbarcazioni, le attività di pesca a strascico, l’inquinamento e la competizione di specie algali invasive non indigene.
Per ulteriori informazioni visita LE SECCHE DI PATERNO
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