NOME COMUNE: Artiglio del diavolo
NOME SCIENTIFICO: Harpagophytum procumbens DC.
FAMIGLIA: Pedaliaceae
NOMI POPOLARI: Arpagofito
NOMI STRANIERI:
- (Eng) Devil’s claw
- (Fra) Griffe du diable
- (Ger) Afrikanische
- (Spa) Harpagofito
DESCRIZIONE E STORIA
DESCRIZIONE BOTANICA
- Portamento: pianta perenne che cresce strisciando sul terreno.
- Fiori: di colore rosso-violetto e a forma di tromba.
- Frutti: legnosi, dalla forma molto particolare e dotati di uncini appuntiti.
- Radici: sono presenti radici primarie e secondarie. Le prime sono a fittone, mentre le seconde sono tuberizzate e possono raggiungere 20 cm di lunghezza e 600 hg di peso.
ETIMOLOGIA DEL NOME/STORIA E TRADIZIONI
Harpagophytum deriva dalle parole latine “harpago” che significa uncino e “phyton” che significa pianta. La parte aerea della pianta possiede infatti numerose spine uncinate. Procumbens significa invece sdraiarsi e fa riferimento al portamento strisciante della pianta. Il nome volgare Artiglio del diavolo è dovuto al fatto che roditori e altri piccoli animali possono restare impigliati tra le sue spine, provocandosi ferite che li fanno saltare dal dolore, tanto da farli sembrare indiavolati. Le popolazioni africane utilizzano l’artiglio del diavolo nella medicina popolare da secoli come rimedio contro i dolori e come digestivo. L’impiego in Europa risale ai primi anni del Novecento. Sono presenti numerosi studi scientifici che confermano le proprietà antinfiammatorie della pianta.
NOTE: ha un gusto molto amaro. Oltre alle ormai note proprietà anti-infiammatorie recentemente per l’Artiglio del diavolo è stata segnalata anche un’azione ipocolesterolemizzante, ma servono ulteriori ricerche per confermare questa proprietà.
DOVE SI TROVA
HABITAT: pianta originaria dell’Africa meridionale, in particolare della Namibia, del Sud Africa e del Botswana dove cresce nella savana semidesertica, in terreni generalmente sabbiosi ma talvolta anche rocciosi.
TEMPO E MODALITA’ DI RACCOLTA O COLTIVAZIONE: .
UTILIZZO
Ecco a cosa serve e come usare l’Artiglio del Diavolo.
PARTE UTILIZZATA: radici secondarie
COME SI USA IN COSMETICA: rientra nella formulazione di gel, pomate e creme per favorire il benessere artro-muscolare.
COME SI USA IN CUCINA: non utilizzata in campo alimentare.
PROPRIETA’ E BENEFICI
PRINCIPALI COMPONENTI
- Iridoidi (0,5-3%) tra cu spicca l’arpagoside
- Fitosteroli
- Flavonoidi
- Triterpeni e diterpeni
- Acidi fenoli
PROPRIETA’ SALUTISTICHE PRINCIPALI
Le principali proprietà benefiche dell’Artiglio del diavolo sono:
- Antinfiammatoria
- Analgesica
- Spamolitica
- Anti-reumatica
- Amaro-tonica
FORME IN CUI SI UTILIZZA
Ecco alcuni utilizzi, quando assumerlo e la posologia. Per tutti i preparati si consiglia l’assunzione a stomaco pieno. Infuso (poco utilizzato e desueto): mettere un cucchiaio di radici sminuzzate in acqua bollente e lasciare in infusione per 8 ore a temperatura ambiente. Bere 2-3 tazze al giorno. Estratto secco (titolato minimo 1,8% iridoidi): 600-1200 mg al giorno, in capsule, tavolette o integratori liquidi. Tintura Madre (Soluzione Idroalcolica): 60 gocce diluite in un po’ d’acqua, 1-2 volte al giorno, meglio se dopo i pasti.
RIMEDIO NATURALE PER:
A cosa serve? Utile come rimedio naturale per:
- Reumatismi, artrosi, artriti, tendiniti
- Stati doloranti e di tensione localizzati
- Infiammazioni muscolari
- Eccessiva attività motoria
- Cattiva digestione, gonfiore addominale
CONTROINDICAZIONI: per quanto riguarda gli effetti collaterali, è considerata una pianta dalla bassa tossicità. Tuttavia il suo uso è sconsigliato in caso di ulcera gastrica e duodenale e reflusso, in quanto, essendo una pianta contenente principi amari, può favorire la produzione di succhi gastrici ed accentuare questi disturbi. Non va assunta in gravidanza in quanto può stimolare le contrazioni uterine (azione ossitocitica) e durante l’allattamento. Può interferire con farmaci anti-coagulanti, cortisonici, anti-aritmici e beta-bloccanti. Inoltre ne è sconsigliata l’assunzione insieme a farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per possibile aumento della gastrolesività.