Caratteristiche botaniche:
Nome comune: Biancospino
Famiglia: Rosaceae
Pianta monoica/dioica: monoica
Portamento: arbustivo/arboreo
Foglie: caduca, semplice a lamina ovoidale, profondamente lobata e incisa. Le foglie sono picciolate di colore verde chiaro e lucido nella pagina superiore e verde-grigiastro e glabre o leggermente tomentose in quella inferiore
Fiori: fiori ermafroditi, bianchi (mm 12-15), riuniti in corimbi pubescenti, abbastanza profumati
Frutti: piccoli pomi ovoidali o sub-globosi con diametro di 1 cm, rossi a maturità e contenenti un solo seme
Periodo di dispersione del polline: G F M A M G L A S O N D
Impollinazione: entomofila
CARATTERISTICHE PIANTA
In Italia è diffuso su tutto il territorio (isole incluse), soprattutto nel sottobosco, ai margini di aree boscosi e nei pascoli alberati. Oltre che in pianura, può essere trovato anche in montagna, fino a quote di 1.200 o, nelle aree a clima più caldo, 1.500 metri.
Per secoli, il biancospino è stato usato per delimitare i campi. Appartenente alla famiglia delle Rosaceae, il suo nome deriva dal greco kràtaigos, termine che richiama il concetto di “forza”. È dotato di spine, e forma siepi ornamentali per i suoi bei fiori bianchi in primavera e le bacche rosse che maturano in inverno.
In genere non si tratta di un albero molto alto: in media raggiunge i 3-5 metri. Il colore dei suoi rami varia dal bruno-rossiccio al grigio, e le sue foglie hanno una forma piuttosto variabile. I fiori, ermafroditi, spuntano tra aprile e maggio per lasciare spazio verso la fine dell’estate ai frutti, che rimarranno disponibili durante l’inverno.
Presso siti archeologici risalenti al Neolitico si sono rinvenuti semi dei frutti del Biancospino, questo fa ritenere che fossero consumati come alimento.
Nell’antica Grecia e a Roma il Biancospino era considerato una pianta fortemente simbolica legata alle idee di speranza, matrimonio e fertilità. I romani lo dedicarono a Maia, dea del mese di maggio e della castità.
Le damigelle delle spose greche si adornavano di boccioli di Biancospino e le spose ne portavano un ramoscello in mano. I romani ponevano le foglie nelle culle dei bimbi per allontanare gli spiriti maligni. Diverse usanze sono legate al Biancospino come quella che risale all’epoca precristiana di andare alla festa di calendimaggio e di scegliere una reginetta. In epoca pagana il re e la regina di maggio erano usccisi alla fine della stagione di crescita; di qui è forse sorta l’ambiguità odierna che vede il Biancospino sia come simbolo di speranza, sia come presagio di morte.
Il Cristianesimo trasformò la simbologia associata a questa pianta; presumibilmente la corona di spine di Cristo era di Biancospino, conseguentemente la pianta divenne simbolo di morte e di sorte avversa. L’associazione Biancospino/morte, fu rafforzata dallo sgradevole odore dei fiori di alcune specie europee. Questi alberi vengono impollinati da insetti che si nutrono di carogne e per attirarli i fiori emanano uno sgradevole odore simile a quello della carne putrefatta.
Vuole una leggenda che Giuseppe d’Arimatea (importante membro del Sinedrio che insieme a Nicodemo dette sepoltura a Gesù), recandosi in Gran Bretagna per diffondere la parola di Cristo, sbarcando a Glastonbury piantasse un bastone per terra, immediatamente il bastone divenne una pianta di Biancospino. Accanto alla pianta sorse la prima chiesa cattolica d’Inghilterra la cappella di S. Maria, e poi una grandiosa abbazia medioevale, rasa al suolo nel 1539 dopo lo scisma che vide Enrico VIII divenire capo della Chiesa d’Inghilterra. Dallo sbarco di S. Giuseppe d’Arimatea per secoli Biancospini originati dal suo bastone fiorirono 2 volte l’anno: in primavera e la vigilia di Natale, quando un ramoscello veniva portato in dono ai sovrani di Gran Bretagna.
Pianta che indica il mese di maggio secondo il Calendario Celtico degli alberi.
Durante la rivoluzione francese il Biancospino fu chiamato “albero della libertà” e durante quegli anni in Francia ne vennero piantati più di 60.000.
Fra i cespugli di Biancospino cresce un eccellente fungo commestibile primaverile Calocybe gambosa (Fr.) Donk, chiamato comunemente Prugnolo.