Borghi d’Italia
Nel cuore d’Italia, Labro è un borgo unico… Unico per la sua splendida posizione in cima a un colle boscoso che da un lato traguarda lo specchio del Lago di Piediluco, il più bello del Centro d’Italia, e da un lato l’immensa falesia del Monte Terminillo, l’Alpe di Roma.
Labro è un borgo unico per la sua millenaria storia di rocca a guardia degli antichi confini fra le terre umbre e reatine, unico, per la sua straordinaria storia recente, di recupero e rinascita…
Infatti Labro è stato il primo borgo del Lazio ad avere la ventura di essere integralmente sottoposto a un restauro di tipo conservativo!
Alla fine degli anni ’60, il paese antico, quasi completamente spopolato in virtù della scarsa agibilità alle autovetture, fu ‘scoperto’ da un architetto belga che intraprese un’ispirata quanto ardita opera di recupero urbanistico: e così in quegli stessi tempi in cui i nuclei storici di quasi tutte le città e i paesi d’Italia venivano orrendamente scempiati da improvvidi ‘ammodernamenti’, a Labro, invece, l’utilizzo di materiali e, soprattutto, di forme originali riuscì a compiere il miracolo di resuscitare l’autentica atmosfera della rocca medievale!
E a renderla di nuovo viva! Perché, lo spirito dell’opera di recupero di Labro non fu accademico, volto a una filologica ricomposizione museale dei manufatti urbani, bensì fu uno spirito appassionato di ricostruzione di un autentico spazio vitale, case ‘nuovamente’ da abitare, e vie ‘nuovamente’ da camminare… ‘nuovamente’ eppure in armonia con l’antico!
La storia e l’arte
”Un passato di forte isolamento ha custodito intatto un patrimonio di grande cultura e di arte, pronto a concedersi al visitatore senza riserve, ma preservando le radici del suo passato”.
Ritrovamenti di valore archeologico di insediamenti protostorici avvenuti vicino a Labro attestano come, prima del parziale prosciugamento del Lacus Velinus, avvenuto in epoca romana, le popolazioni si rifugiavano sulle colline per sfuggire al clima malsano.
Incerta è l’origine del nome del paese: per alcuni deriverebbe dal latino “aper, aprum” cinghiale. Secondo una leggenda, la prima fortezza di Labro venne edificata da un patrizio reatino, il signore De’ Nobili, il quale, in occasione di una battuta di caccia, aveva fatto promessa di costruire un castello nel luogo dove avrebbe abbattuto il suo primo cinghiale; e, quasi a memoria del fatto, ancor oggi lo stemma del paese reca su di sé l’immagine di un cinghiale sotto una quercia. Per altri, e questa sembra l’ipotesi più probabile, il nome Labro sarebbe una derivazione di “lavabrum” che in latino vuol significare “vasca, bacino”: questo anche per la prossimità al paese del lago di Piediluco, un tempo assai più esteso, sul cui bordo il paese sarebbe venuto anticamente a trovarsi.
Labro appare per la prima volta nelle cronache quando, nel 956, re Ottone riunì tutti gli insediamenti sorti nel circondario: è l’inizio dell’era feudale e della storia del paese.
Dal Decimo secolo dell’era moderna si hanno già notizie precise sulla contrada e sul castello di Labro, fatto costruire dai Nobili a somiglianza della Rocca di Spoleto; e dal 956 inizia la storia feudale del paese, quando l’imperatore germanico Ottone I investe Aldobrandino de’Nobili signore di Labro e concede a lui, oltre al titolo suddetto, la signoria di altri 12 castelli situati tra il ducato spoletino e il contado di Rieti.
Periodo Medioevale
Il periodo medioevale non fu certo un’epoca tranquilla per Labro: anzi, proprio per le lotte svolte in quel periodo, il paese si fece la fama di centro battagliero; innumerevoli furono le guerre che Labro combatté contro i castelli vicini, e specialmente violente furono quelle contro la rocca di Luco. Proprio per una di queste guerre la famiglia de’ Nobili venne a perdere, nella seconda metà del ‘400, la signoria di Labro e l’inespugnabile arroccamento che sorgeva nella parte alta del paese comprendente, tra l’altro, un’altissima torre dalla cui sommità tutto il cuore d’Italia poteva essere scrutato.
La famiglia Nobili donò nel XII sec. a S. Giovanni in Laterano la quarta parte di Labro per trovare un valido appoggio nella lotta contro o Normanni, che all’apice del loro splendore furono ai confini di Morro. All’antica famiglia dei signori rimase solo la cinta delle mura del castello, e appoggiandosi a questa Giordano De’ Nobili, nel XVI secolo edificò un palazzo forte, tutt’ora esistente e di proprietà della famiglia Nobili Vitelleschi .
Neanche i terremoti e le guerre sono riuscite nell’impresa di lasciare il segno. É proprio durante la Seconda Guerra Mondiale che si ricorda un evento che poteva sconvolgere la vita del paese. Durante una rappresaglia cinquantuno uomini di Labro furono messi al muro. Fu solo per il deciso intervento della Marchesa Maria Giovanna, che si riuscì a rimandare l’esecuzione grazie alla sua conoscenza del tedesco e ad una preziosa abilità diplomatica, salvando così la vita di un paese intero.
Nel dopoguerra, a causa dello spopolamento, Labro, rischiava di abbandonare la sua identità storico urbanistica.
Diversamente dal destino seguito dalla maggior parte degli altri borghi medioevali vicini, Labro ha sempre avuto, attraverso i suoi abitanti, la cognizione e la responsabilità di conservare la sua fisionomia e struttura storico architettonica. Possiamo così oggi ammirare Labro come era allora.
Cosa Vedere
L’Antico Convento
L’antico convento dei francescani osservanti. Il complesso dell’ex convento francescano, con annessa chiesa della Madonna della Neve, è situato presso il cimitero del paese, anticamente connesso con questo dalla vecchia strada della fonte e oggi provinciale per Leonessa.
La chiesa quattrocentesca dalla semplice facciata conclusa da un timpano triangolare, in cui si inserisce un rosone con la cornice in pietra privo di spartimenti, e dal bel portale in pietra, è attualmente in buone condizioni per quello che riguarda l’apparato murario.
Il progetto di restauro prevede l’utilizzo del complesso come centro polivalente, con finalità prevalentemente di luogo dedicato ad attività didattiche e culturali residenziali, capaci di attivare sinergie con le attività ricettive e turistiche che si svolgono nel borgo medioevale di Labro.
Il progetto di recupero. In particolare il progetto prevede una struttura per l’organizzazione di convegni in sinergia con le altre iniziative residenti nel centro storico, una serie di spazi per le attività residenziali del centro nonché per le altre attività turistiche e culturali come l’organizzazione di esposizioni, seminari e concerti, una biblioteca-centro studi, gli spazi di servizio necessari, comprendenti la ricezione, gli uffici amministrativi, gli spazi tecnici, una caffetteria. Completa l’intervento una struttura ricettiva costituita da una foresteria di dodici camere con servizio.
Lo spazio della corte interna e la sala convegni potranno lavorare in sinergia con il Teatrino di Labro, realizzando un insieme di spazi con caratteristiche diverse, ma estremamente interessanti per l’organizzazione di attività musicali e teatrali.
L’intervento prevede differenti esigenze di recupero, in modo da renderne possibile una lettura storica mediante l’evidenziazione delle successive modificazione avvenute nel tempo.
A tal scopo ove le condizioni di conservazione lo consentono sono stati privilegiati gli interventi di recupero conservativo ed ove invece lo stato del manufatto non lo permetteva, interventi di ripristino mediante l’inserimento di nuovi apparati murari in mattoni, orizzontamenti e coperture. É stato in ogni caso favorito l’inserimento di tecnologie usuali e legate alla tradizione materiale del luogo, che non giocassero solamente le note della dissonanza ma che cercassero, pur nella rigorosa distinzione fra le parti preesistenti e parti inserite, un dialogo teso a ricomporre una nuova unità.
La metodologia di recupero dell’intervento, oltre a nascere da esigenze strutturali,definisce l’intervento architettonico come direttamente derivato dalla preesistenza. La maggiore o minore visibilità della struttura interna disegna così la linea dei resti murari, fondendoli nella nuova sagoma del’edificio.
Tutti i muri di completamento sono posizionati direttamente sull’impronta dei resti dei muri trasversali e configurano quindi gli spazi interni con gli stessi ritmi di quelli preesistenti.Il materiale scelto per i muri di completamento è il mattone ” a mano ” di colore rosato-giallo paglierino chiaro, che oltre ad essere cromaticamente adeguato è in ogni caso presente nella muratura preesistente nelle architravure e in alcuni tratti di cucitura. la muratura in mattoni ci permette di avere materiale formalmente flessibile, legato alla tradizione e nello stesso tempo omogeneo tecnologicamente al costruito e sufficientemente differenziato.
Il Teatrino Comunale
L’idea di proporre un progetto di restauro di un vecchio luogo posto tra la chiesa di S. Maria Maggiore e la cappella di S.Pancrazio, nasce dall’esigenza di avere a Labro una struttura da adibire a svariate funzioni: piccoli spettacoli, esposizioni, incontri. La storia del restauro del “Teatrino” si perde ormai negli anni:
fu lanciata, infatti, in una freddissima sera del dicembre 1985. Allora sembrava a tutti un’ utopia, anche se la configurazione ed il fascino del luogo ne faceva intuire le potenzialità. Il progetto realizzato si basa sulla trasformazione del vecchio spazio posto tra i sottotetti della Chiesa e il Sud della Cappella di S. Pancrazio in una piccola platea formata da un piano inclinato, in modo da assicurare una adeguata visibilità agli spettatori e allo stesso tempo di permettere l’uso della sala per esposizioni e altre iniziative. Lungo la platea, una controsoffittatura costituita da una serie di archi tra loro controventati, quasi a formare una sorta di “chiglia” longitudinale capovolta, conferisce a tutto lo spazio una centralità assiale. Gli spazi interni sono completati dal palco, recupero del vecchio palco del teatrino parrocchiale, dai servizi annessi, camerino e sala prova. I materiali usati, coerenti alla locale tradizione materiale sono stati il cotto, sia a sestini che nel classico formato rettangolare posto ad ammattonato, il legno degli archi e del pavimento del palco, il ferro lavorato delle strutture e dei lucernari, nonché la pietra arenaria ad integrare la pietra locale. All’esterno, il recupero degli spazi e dei resti della vecchia torre, zona denominata Torrione, costituisce un vero e proprio “foyer” aperto, formato dalla piazzetta in cui si affaccia l’ingresso del teatrino e della cappella di San Pancrazio, con il suo splendido portale quattrocentesco, e dalla struttura belvedere del serbatoio dell’acquedotto, da cui si domina la valle, permettendone la vista dai monti del Leonessano fino al Lago di Piediluco.
Il Torrione
Dagli anni ’70 il centro storico di Labro è stato interessato da notevoli interventi per il recupero degli edifici pubblici e privati.
Un’importante opera è consistita nella ristrutturazione di edifici provati e di ampi tratti di pavimentazione stradale. Il materiale scelto per il recupero è stato la pietra calcarea del luogo, utilizzata in ogni tipo di intervento: sia per le facciate degli edifici, sia per le pavimentazioni delle vie interne. Gran parte di esse sono state ripavimentate, ad eccezione delle aree interessate dal presente progetto.
É fondamentale il recupero della scalinata che conduce Torrione e dell’area antistante la Chiesa della Collegiata ricreando così una importante continuità storico-architettonica offrendo uno spazio fruibile per la collettività
La scalinata. Il recupero della scalinata è inteso come recupero della memoria storica del luogo. Infatti alcune documentazioni, acquisite nella fase di studio, hanno dimostrato che, anteriormente agli anni venti, la scalinata era costituita da due corpi di scale ai margini, e al centro da una pista che poteva essere percorsa da carri (carreggiata).Tale impostazione appare di grande funzionalità anche oggi, in quanto offre la possibilità di accedere alla parte alta del paese con automezzi o altri veicoli ruotanti.
La proposta è quella di realizzare due corpi di scale, con al centro una pista carrabile. I materiali utilizzati saranno pietre di recupero, mattoni fatti a mano, ciottoli del luogo.
Il torrione. Il progetto della zona del torrione si articola in due fasi: il rifacimento del manto erboso, con l’inserimento di opportune alberature per la formazione di zone ombrate, l’installazione di punti luce, ed il recupero della torre. Il recupero della torre va inteso come “recupero urbanistico”, ovvero di reinserimento della torre nelle abitudini della popolazione.
Le altre strade interne. A completamento dell’intervento è prevista la sistemazione di alcuni tratti di strade interne. Anche in questo caso il materiale utilizzato sarà la pietra calcarea, intersecata da mattoni fatti a mano. Le strade e i vicoli interessate sono: un tratto di piazza Mazzini, un tratto di via Cadorna, vicolo Cadorna e dia del Mattatoio.
Castello Nobili Vitelleschi
Il castello di Labro fa parte di quel gruppo di insediamenti fortificati fondati per iniziativa signorile tra X e XI secolo sulle pendici sud – ovest delle montagne del gruppo del Terminillo.
Merito della fondazione fu della consorteria dei Nobili che presero il nome eponimo dal loro castrum. É probabile che la consorteria dovesse per qualche verso avere legami di sangue con i conti di Rieti ed i loro parenti conti dei Marsi, grandi incastellatori dell’area appenninica occidentale. Il castello fu poi inglobato per un determinato periodo di tempo nel contado reatino prima di essere ceduto ai Vitelleschi nel Rinascimento. L’attuale impianto risale nelle sue linee essenziali alla metà del Quattrocento, quando il castello, ritenuto troppo ampio e difficilmente difendibile sia dalla consorteria dei Nobili, sia dagli abitanti, fu abbattuto con l’autorizzazione del comune reatino e le case, una quarantina, ricostruite addossate le une alle altre, per una popolazione grosso modo di 200 persone. Più tardi i Vitelleschi trasformarono la rocca in un castello-palazzo, più volte restaurato. Nel 1817, con la definitiva sistemazione dell’assetto della delegazione di Rieti, il comune di Labro, con 814 abitanti entrò a far parte del governatorato di Poggio Bustone.
Il centro storico
Nel corso del ‘200 Labro si unì al contado di Rieti e ne seguì le vicende. Questa storia affascinante si legge, ancora oggi, negli edifici conservati attraverso un restauro attento e rigoroso.
Nel borgo si entra attraverso la Porta Reatina, sormontata da un bell’arco a tutto sesto; lo scenario che si presenta, dopo averla attraversata rigorosamente a piedi, è quello di un inerpicarsi di stradine di pietra fiancheggiate da palazzi, dove ogni particolare architettonico ci parla del passato.
In via Vittorio Emanuele risalta una bella finestra guelfa ed una porta con bugnato a rilievo che nell’architrave ha la scritta: “actionum gloria finis”.
Nel cuore del paese si trovano le tre porte incastonate in mura che formano una piccola aula, dalle quali si dipartono tre arterie che si snodano nel paese; una di esse conduce al palazzo Nobili Vitelleschi la cui visita riserva mirabili sorprese, da un arredo ben curato ad un archivio completo della famiglia stessa.
Proseguendo verso la parte alta del paese si arriva alla Chiesa Santa Maria eretta in collegiata nel 1508.
Dopo la Chiesa si arriva nella parte più alta del paese dove è presente uno splendido teatrino, cornice di raffinate rappresentazioni, dal quale si può ammirare un emozionante panorama che si perde all’orizzonte sul lago di Piediluco.
Fuori del paese, presso il cimitero ci sono la Chiesa di Santa Maria della Neve e un antico convento dei Francescani Osservanti che si insediarono alla fine del XVII secolo. Oggi il complesso, accuratamente restaurato, permette di ammirare l’antico e il moderno in perfetta simbiosi.
Altre perle di questo posto sono palazzo Crispolti con un bellissimo giardino interno e una antica fonte del XV secolo.
Labro gode di un ampio panorama: i monti innevati del gruppo del Terminillo ad Est, il lago di Piediluco ad Ovest, la strada statale che si inerpica per Leonessa, Cascia, Norcia; crescono il castagno, l’alloro “nobilis”; nelle valli, il vento fruga i prati e fa palpitare le spighe.
Le antiche case, i nobili palazzi sono stati ristrutturati negli ultimi anni dall’architetto Ivan Van Mossevelde; per merito di questo architetto l’inconfondibile silhouette si staglia nuovamente, nitida, nell’azzurro, con i suoi originali contorni. Sopravvissuta e restituita intatta dopo tante calamità, merita di essere conosciuta quale rara testimonianza dell’indole e del paesaggio degli italiani.
Il territorio
Il paese di Labro fa parte della Provincia di Rieti (Lazio) e confina a Nord-Est con la Provincia di Terni (Umbria).
Labro si trova ad un altitudine di 628mn e conta circa 367 abitanti.
Il comune comprende le frazioni di: Colle Sorbo, Colle di Mezzo, Colle Rucciolo, Madonna della Luce, Collicelle, Macchie Basse, Macchie Alte, Colle del Lupo, Colle Sterleta, Collelungo, Case Tolla, Valle Avanzana.
I dintorni
I dintorni di Labro costituiscono una delle aree più ricche di monumenti naturali e artistici del Centro d’Italia: da un lato la Valle Santa Reatina – con i suoi molteplici laghi, i santuari di San Francesco, e gli alti monti di sapore alpino – dall’altra le meraviglie dell’Umbria, dalla Cascata delle Marmore alla Valnerina; e poi, di là del valico di Fonte Cerro, la Sabina Solatia, con i suoi dolci colli.
Luoghi ancora intatti, in cui è possibile una vacanza rilassante a contatto con le suggestioni della storia e di una natura maestosa e tuttora integra.
Itinerari Turistici
Labro si adagia, con la sua forma a ventaglio, su un colle che si affaccia sulla valle del Fuscello e sul lago di Piediluco mentre alle spalle è dominato dalla catena del Terminillo.
Il turista, passeggiando nelle tortuose stradine di Labro potrà godere di questi paesaggi lacuali e montuosi, da finestre che improvvisamente si aprono tra le abitazioni di pietra e dal belvedere posto sulla sommità del paese.
La struttura portante del paese, si apre seguendo il corso del sole, l’abitato degrada dalla sommità del colle per fasce ben delimitate. La prima, più antica, è quella del castello e della torre, orientato verso est; quindi si incontra la fascia dei palazzi nobiliari, cui segue la fascia delle case della gente comune. Questi tre percorsi principali, uniti fra loro da percorsi secondari,scavati nella roccia, sono la spiegazione della genesi storico – sociale di Labro: il percorso più basso serve una fascia di abitazioni perlopiù unifamiliari, di artigiani o contadini. Il percorso intermedio comprende palazzi di tipo signorile. Il percorso più alto, che funziona anche come via di accesso al castello, è edificato sulla porzione più elevata del colle.
Questa fisionomia, disegnata dalla esigenze del tempo, è passata indenne attraverso la storia, per arrivare intatta ai giorni nostri. Si riesce, con l’immaginario, a sentire ancora il mormorio, le voci e i suoni delle botteghe degli antichi mestieri e non ci si meravigli se da una delle tante cordonate si scorge una dama o un’arciere; siete a Labro, antico borgo medioevale e non avete più nulla che vi riporti al presente. Qui potreste anche desiderare di non tornare più indietro.
Percorsi naturalistici
Fra boschi secolari e piccoli laghi una natura incontaminata, bella perchè in essa l’acqua, gli animali, ma soprattutto l’uomo sono ancora incontrastati protagonisti.
Le dolci colline da un lato, l’Appennino innevato dall’altro, in mezzo Labro. A ridosso della Riserva Naturale che prende il nome da due laghi, lago Lungo e Ripasottile, formati dal fiume Velino che, nella sua corsa verso la Cascata delle Marmore, si infila, poi, in mezzo alla gola e lambisce uno degli altri gioielli paesaggistici del territorio: il lago di Ventina, uno dei relitti del pleistocenico “Lacus Velinus”, che conserva caratteristiche geografiche più simili a quelle preistoriche. Vasti canneti, ninfee galleggianti e un particolare mondo animale: martin pescatore, svasso maggiore, tarabusino, gallinelle d’acqua, folaghe, germani reali solo loro gli abitanti esclusivi del lago.
Poi il lago di Piediluco, che a Labro fa da panorama, amplifica e rende surreali i tramonti, crea quasi una simbiosi con il paese. A nord la valle di Avanzana, che si estende fino al suggestivo Altopiano di Leonessa, dove, oltre alla sporadica presenza del lupo e dell’aquila reale, tra boschi di roverelle, cerri, aceri, ornelli e carpini neri si muovono e si riproducono l’ululone a ventre giallo e la rarissima salamandra dagli occhiali. A sud di Labro un ecosistema nel quale un tacito accordo tra natura ed attività umane l’istrice, il riccio, il barbagianni, il cinghiale, la volpe e la faina, l’averla piccola e l’upupa sono parte integrante del quotidiano. E’ nel silenzio che si può sentire la loro presenza, passeggiando nei boschi secolari e incontaminati, ricchi di profumi che fanno riconoscere il passaggio delle stagioni, ognuna con i suoi colori, con il suo fascino.
Itinerari Sport e Natura
In virtù della peculiarità del suo territorio Labro e i suoi splendidi dintorni [l’enclave del Lago di Piediluco, la Valle Santa Reatina, la Val Nerina e la Sabina] costituiscono un vero santuario per gli appassionati di sport nei quali è fondamentale il contatto con la Natura:
- canottaggio, canoa sul Velino e sul Lago di Piediluco.
- itinerari per il trekking, l’equitazione, e la mountain bike tra panorami fluviali di fondovalle, sentieri tra boschi incontaminati e alti valichi appenninici.
- ciclismo sportivo (con la mitica salita del Terminillo, il più alto valico dell’Italia subalpina, ove fu disputata nel 1936 la prima cronoscalata della Storia)
- rafting, canoa, kayak sulle rapide del Nera
- arrampicata libera sulle falesie di Ferentillo e Grotti (Rieti)
- golf nei vicini green di Belmonte e Rieti
- volo a vela (Rieti è stata sede dei Campionati del Mondo 2008)
- parapendio (Poggio Bustone è stata sede dei Campionati del Mondo 2008)
- pesca sportiva (fiume Velino, laghi reatini, lago di Piediluco, laghi del Salto e del Turano…)
Percorsi Spirituali
“Labro, pervasa da una forte atmosfera mistica, è l’ingresso alla Valle Santa, terra che custodisce luoghi di culto, terra scelta da San Francesco, terra che invita alla meditazione ed al raccoglimento”
Labro sorge in un territorio storicamente e morfologicamente vocato alla spiritualità, ai percorsi dell’anima, pervaso da una forte atmosfera mistica. Rifugio di monaci e di eremiti, in fuga dal mondo. Un territorio attraversato dalle grandi vie che, nel Medioevo, conducevano i pellegrini da Santiago de Compostela, dal settentrione, fino in Terra Santa, a S. Michele, a Bari, a Roma. Le vie della grande fede: il bordone, la borraccia, la conchiglia, l’ospitalità. E, ancora, terra a lungo squassata da aspri combattimenti tra “guelfi” e “ghibellini”, tra religione e potere temporale. Il Velino rosso del loro sangue, racconta il Villani.
Labro è il punto di partenza ideale per ripercorrere il Cammino di San Francesco, con i suoi Santuari a Greccio, a Fonte Colombo, a Poggio Bustone ed i sentieri e le strade che il Santo tanto amò. Luoghi incontaminati, dove immaginare il Santo su fragili navicelle in viaggio lungo i laghi, le paludi, gli acquitrini, i fiumi, tra piccole chiese e umili conventi. Un percorso dove immergersi nella stessa natura spettacolare che avvolse Francesco, vivendo un’esperienza unica di spiritualità e purezza. Labro, affacciato su quella Valle Reatina dove San Francesco trovò rifugio dalla vanità del mondo, dove incontrò gente semplice e vicina al suo messaggio. Valle che divenne per San Francesco, insieme ad Assisi e la Verna, una delle sue tre patrie.
Così questa splendida pianura circondata da monti e boschi secolari fu da allora chiamata Valle Santa, scenario e testimone di tre gesti fondamentali della Sua vita e della Sua spiritualità: nel 1223 vi volle il primo Presepio della Cristianità, lo stesso anno scrisse la Regola definitiva dell’Ordine e, probabilmente, quell’inno tenerissimo che è il Cantico delle Creature. Se ad Assisi si rivive la storia di Francesco con la grande testimonianza di Giotto nei suoi affreschi, la Valle Santa, come un grande unico sito, riaccende l’emozione della serenità di spirito del Pauperismo Francescano.
Esplorando le 8 (otto) Città dell’Oleoturismo in Italia
L’Italia, celebre per la sua ricca tradizione culinaria, offre un viaggio indimenticabile attraverso le città dell’oleoturismo, dove l’arte di produrre e apprezzare l’olio d’oliva diventa una vera passione. Scopriamo alcune delle città italiane che invitano i visitatori a immergersi nell’affascinante mondo dell’olio d’oliva:
Crispiano
Taranto PUGLIA
Il territorio di Crispiano è stato abitato fin dalla preistoria, come testimoniato dalla tomba della Tumorali, scoperta nel 1917 e conservata intatta nel Museo Nazionale di Taranto, in un’ apposita stanza. In epoca greca risulta intensamente abitato soprattutto nella contrada di Triglio e Cacciagualani che hanno fornito interessantissimi reperti, custoditi in gran parte nel suddetto…
Spoleto
Perugia, UMBRIA
La Città di Spoleto e il suo territorio presentano una stratificazione di testimonianze del millenario evolversi della natura, della società umana e del rapporto tra questa e l’ambiente, in una parola della Cultura. Spoleto, città antichissima, sorge ai piedi del Monteluco, luogo di antichi eremi. Fu un florido municipio romano i cui segni sono ancora…
Cetara Costa Amalfitana Salerno
Le origini di questo borgo marinaro risalgono forse all’Alto Medioevo. Durante l’Evo Antico il suo territorio, quasi completamente disabitato, apparteneva alla giurisdizione della città etrusca di Marcina, coincidente molto probabilmente con Vietri sul Mare. L’insediamento marinaro dovette costituirsi nella seconda metà del IX secolo, quando si stabilì in quella località una colonia di Saraceni, cacciati…
COME ARRIVARE
Come arrivare a Labro:
- da Roma: strada statale 4 Salaria fino allo svincolo di Rieti Ovest, poi super strada Rieti Terni uscita Piedimoggio
- da Perugia: super strada E 45 fino a Terni, poi ex strada statale 79 fino a Piediluco.
- da L’Aquila: strada statale 4 Salaria fino allo svincolo di Santa Rufina, poi super strada Rieti Terni uscita Piedimoggio.