Gli ortaggi
La botanica, fin dai tempi di Linneo, il famoso naturalista svedese padre della prima classificazione scientifica degli esseri viventi, identifica tutti i vegetali principalmente secondo famiglia, genere e specie. Per esempio, la margherita selvatica che vediamo spesso nei prati è classificata come:
- Famiglia: Astraceae
- Genere: Bellis L.
- Specie: Bellis perennis L.
L., in questo caso, indica proprio Linneo, perché ha catalogato per primo questa pianta, ma tra inomi botanici si possono trovare anche altre lettere, indicanti gli scienziati che hanno classificato quella particolare pianta.
Anche le piante dell’orto vengono classificate in base alla famiglia botanica di appartenenza. Per coltivarle, può essere utile conoscerne la famiglia e la specie, perché le piante della stessa famiglia hanno caratteristiche simili. Molto spesso hanno identiche esigenze di clima, terreno, irrigazione ed esposizione. Inoltre a riguardo delle consociazioni e rotazioni nell’orto, la coltivazione di alcune famiglie di piante deve essere alternata ad altre famiglie, per non impoverire troppo il terreno, come nel caso delle solanacee. Mentre la famiglia botanica riunisce i vegetali a seconda di una certa quantità di caratteristiche comuni, il genere e la specie raggruppano i caratteri più particolari che differenziano, per esempio, un peperone da un pomodoro, entrambe solanacee. Le piante si differenziano, all’interno della stessa specie, anche per varietà: esempio peperone giallo e peperone rosso sono due varietà della stessa specie.
Varietà ibridi e cultivar
In genere, le piante di una stessa specie, e molto spesso di una stessa famiglia, si possono incrociare per ottenere nuove varietà. Quando, invece, si incrociano due specie diverse tra loro, si ottiene un ibrido.
Molto spesso sulle bustine di sementi per orto si vede infatti indicata la parola inglese “Hybrid” seguita da un codice alfanumerico. Questo identifica quel particolare tipo di ibrido. Non c’è nulla di male negli incroci e negli ibridi, sono naturali e non hanno nulla a che vedere con gli OGM, gli organismi geneticamente modificati, gli ibridi e gli incroci assolvono solo la funzione di ottenere nuove varietà, oppure di rendere più forti quelle già esistenti, per esempio ibridando una pianta che si ammala facilmente di oidio, con una più resistente a questa malattia.
Cultivar è invece il termine con cui gli agronomi indicano quelle varietà di piante coltivate che sono ottenute con il miglioramento tramite incroci e ibridi.
Quando queste nuove varietà risultano stabili ed apprezzate dal mercato per alcune caratteristiche nuove (per esempio un frutto più dolce o più resistente ad una malattia) e la pianta è propagabile sia per seme che per bulbo o rizoma, allora si è ottenuto una cultivar come per esempio, il radicchio di Chioggia, il radicchio trevigiano e il radicchio belga sono cultivar del radicchio, selezionate, incrociate ed ibridate orami secoli fa dal radicchio selvatico.
Consultando un catalogo di sementi, ci si rende conto che ogni anno vengono proposte nuove cultivar per ogni specie e altrettante ne vengono riscoperte tra quelle antiche, la scelta va sempre compiuta in base a quelle che sono le proprie condizioni di coltivazione, dal tipo di terreno all’irrigazione, anche se può essere divertente provare a coltivare le melanzane bianche o una cultivar di patata che promette un raccolto di 20 chili a pianta.
Ricordiamoci sempre che più una varietà è presentata come molto produttiva, più avrà bisogno di cure e nutrimento. Più è precoce, più dovremmo stare attenti alla collocazione e alle temperature.