Canova: il monumento a Clemente XIV e a Clemente XIII

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IL MONUMENTO A CLEMENTE XIV

Nel 1781, reduce dal successo del suo Teseo, Canova ottenne la sua prima commissione importante: quella del Monumento funebre a Clemente XIV Ganganelli, destinato alla Basilica dei Santi Apostoli. L’opera fu eseguita nel suo nuovo studio romano, tra il 1783 e il 1787. L’incarico fu accompagnato da vivaci polemiche da parte dei colleghi, comprensibilmente infuriati e increduli che un lavoro così prestigioso fosse stato assegnato a un giovane “straniero”, per giunta ancora esordiente.

L’architettura dell’impianto è costituita da forme geometriche astratte: un corpo cilindrico, cui si sovrappone un basamento ellittico, e su questo un alto plinto a forma di parallelepipedo, che sostiene il trono papale. I primi due volumi sono collegati dalla profonda apertura della porta e, idealmente, dalle personificazioni della Temperanza, appoggiata al sarcofago, e della Mansuetudine, seduta a piangere la morte del pontefice. Accanto a quest’ultima figura si intravede un agnello, che la simboleggia. Nell’impostazione generale, Canova si rifece al modello berniniano del Monumento a Urbano VIII, di cui cita l’atteggiamento benedicente del papa, anche se il gesto di Clemente è assai meno deciso di quello quasi imperiale di Urbano e riflette con acutezza il suo carattere temperato, da uomo di governo moderato. Clemente XIV ha infatti un atteggiamento «grandioso e nobilissimo», secondo il giudizio del tempo.

Si noti come il monumento sfrutta in modo significativo l’ombra tagliata dalla porta di accesso alla sacrestia, trasformando così un problema pratico-architettonico in un effetto simbolico, dove la porta diviene allegoria del trapasso nell’aldilà. Anche questo tema della porta, intesa come accesso alla morte, è di origine berniniana.

IL MONUMENTO A CLEMENTE XIII

Nel 1784, Canova ricevette dalla famiglia Rezzonico la commissione per il Monumento a Clemente XIII, da realizzarsi in San Pietro. Ancora una volta, Canova rese omaggio al genio barocco di Bernini scegliendo a modello il Monumento ad Alessandro VII di cui ripropose il tema del sarcofago sollevato, posto nel punto focale della composizione, la figura del papa raccolto in preghiera, il motivo della porta, le figure allegoriche: la Religione che regge la croce e il Genio della morte con due leoni adagiati, simbolo della forza d’animo del papa defunto. Con il Genio, uno splendido giovane seminudo dallo sguardo malinconico, che tiene nella mano destra una fiaccola capovolta, segno della fugacità terrena, Canova marcò la sua autonomia rispetto al Bernini. Adottando la figura dello scheletro, il grande maestro barocco aveva spettacolarizzato il trapasso dei suoi personaggi, facendo leva sull’emotività del pubblico. Canova, invece, non poteva concepire una figura così sgradevole e inquietante. Anche la Morte, nella sua arte, meritava di essere idealizzata.

Approfondimento: vedi Canova e Thorvaldsen, le star del Neoclassisismo

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