Prodotto Agroalimentare Tradizionale del PIEMONTE
E’ un pollo maschio castrato. La razza non è ben definita a causa della numerosità razze presenti localmente quali la “nostrana”, la “Livornese”, la “Bionda” e la “Bianca”.
Territorio di produzione
Monasterolo di Savigliano e zone limitrofe in provincia di Cuneo.
Metodo di preparazione
La castrazione dei polli può avvenire in due modalità differenti :
a) raggiunti i tre mesi di vita, verso luglio e agosto, i pollastrini vengono privati della cresta e dei bargigli ed avviene l’estrazione dei testicoli, già scesi nella posizione definitiva. Si effettua un taglio sotto la zona anale con un “Vernantin” (coltello a serramanico molto affilato) o un paio di forbici, per poi estrarre manualmente i testicoli chiamati anche “ovetti”. Durante l’intervento può essere utilizzato alcool e strutto o olio d’oliva per ammorbidire e ingrassare la successiva cucitura;
b) dopo aver allungato il pollo sollevando l’ala destra, si incide con un bisturi orizzontalmente tra l’ala ed il petto e, con l’ausilio di pinzette, si estraggono i testicoli. Questo intervento avviene su animali di 60-80 giorni con i testicoli non ancora discesi completamente. La mortalità è più contenuta e non necessitano suture.
La macellazione dei capi avviene a circa 7 mesi, una volta raggiunto un peso di 2 kg ed oltre, in prossimità delle festività natalizie, quando per tradizione è più diffuso il consumo del Cappone. Il sistema di allevamento è estensivo, a terra, con un’alimentazione basata sull’impiego di cereali.
Storia
La produzione del Cappone ha origini antichissime e la tecnica di allevamento era già nota e diffusa in epoca romana. In varie zone del Piemonte, esiste una tradizione consolidata nell’allevamento del Cappone che spesso è connotato con il luogo di produzione: da qui le denominazioni Cappone di Monasterolo, di Morozzo, ecc. Particolare storicamente curioso è la cucitura di una piuma al posto della cresta tagliata.
Curiosità
La carne del Cappone si presenta, rispetto a quella del pollo, più grassa e di colore più intenso, soda, tenera e spiccatamente sapida. Rappresenta un componente essenziale del tradizionale bollito alla piemontese.