Prodotto Agroalimentare Tradizionale dell’ Emilia Romagna
I piatti a base di “cucciaroli”- castagne secche- sono alla base di molte ricette, dettate dalle materie prime disponibili ma soprattutto dalla fantasia di chi doveva sfamare la famiglia. Fra le varie ricette ricordiamo:
Cucciaroli con pane e Sapa/Saba: aggiungere nell’acqua di cottura dei cucciaroli, pane abbrustolito e un po’ di sapa e servire questo composto coi cucciaroli lessati in tavola.
Cucciaroli dolci al vino rosso: mettere 4 etti di castagne secche a bagno in acqua tiepida il giorno prima. Pulite dalle pellicine e lavatele. Poi mettetele in un tegame con 6 cucchiai di zucchero, mezzo litro di vino rosso e fatele cuocere lentamente per 3 ore aggiungendo altro vino se sono troppo asciutte. Devono diventare morbide e caramellate. Ottime accompagnate con panna montata.
Minestra di fagioli borlotti e cucciaroli: lasciare in ammollo i fagioli borlotti e le castagne secche in due recipienti diversi con acqua salata, aromatizzata con qualche foglia di alloro, per una notte intera. Il giorno seguente scolare le castagne e i fagioli. In una casseruola far soffriggere la cipolla tagliata a fettine sottili nell’olio evo, unire la pancetta o il prosciutto crudo tagliati a dadini e lasciare insaporire. Sbucciare e tagliare le patate a dadini, poi unirle nella pentola insieme alle castagne e ai fagioli, coprire con dell’acqua fino a ricoprire totalmente gli ingredienti, aggiungere gli aromi, il sale e lasciar bollire per un’ora e mezzo. In caso l’acqua venga assorbita tutta durante la cottura aggiungerne ancora. Quando le patate tenderanno a sfaldarsi e le castagne ed i fagioli saranno morbidi la minestra è pronta. Servire preferibilmente in ciotole di terracotta, che mantengono di più il calore, con un filo d’olio e una spruzzata di pepe.
Curiosità “Alla Pasquetta si fanno nelle case dei contadini delle conversazioni, che chiamano trebbj, dove si portano li conoscenti, li amici, i vicini, e li ragazzi, i quali portano in tale occasione delle castagne, che chiamano Cucciaroli alle ragazze, che hanno intenzione di poi sposare alla fine del carnevale, o alla prima vera”.
Tradizionalità
Le castagne sono state e sono ancora un alimento prezioso e tradizionale per la gente del territorio montano e di tutta l’Emilia Romagna. L’economia dell’ Appennino è stata per secoli basata soprattutto su questo prezioso frutto dei boschi. “L’albero del pane”, come veniva chiamato il castagno, rappresentava un alimento insostituibile per tutta la popolazione. La minestra di castagne secche era un piatto estremamente povero ma che serviva a sopravvivere durante il lungo inverno grazie al suo alto valore calorico.
Referenze bibliografiche
- Tradizioni popolari nella Romagna dell’Ottocento. Le inchieste del 1811 sui contadini nel dipartimento del Rubicone, a cura di Brunella Garavini, Imola, Editrice La Mandragora, 2007;
- Alessandro Molinari Pradelli, La Cucina della Romagna in cento ricette tradizionali, 1998 Newton & Compton editori s.r.l.;
- G. Pozzetto, La Cucina Romagnola, Franco Muzzio Editore,1995;
- Giovanni Manzoni, Così si mangiava in Romagna, Walberti Edizioni 1977.
Territorio di produzione
Appennino Emiliano-Romagnolo, in particolare provincia di Forlì-Cesena.
Spumini o schiumini PAT Emilia Romagna
Il forno che si andava raffreddando dopo la cottura del pane era ideale per cuocere gli spumini. Occorreva maestria e pazienza per prepararli; riuscivano solo se le chiare venivano montate a neve sodissima e la temperatura del forno era ben regolata.
Ciambelline PAT Emilia Romagna
Raviggiolo PAT Emilia Romagna
Nel 1515 il Magistrato Comunitativo della terra di Bibbiena portò in dono, a Papa Leone X, del raviggiolo in un canestro ricoperto di felci. L’Artusi, nel suo “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, inserisce il “cacio raviggiolo” quale ingrediente per i cappelletti all’uso di Romagna e per i tortelli.