Amaretti casperiani PAT Lazio

Dolce tipo meringa con forma a cupola, di colore biancastro, ottenuto lavorando insieme le chiare d’uovo montate a neve, lo zucchero e le nocciole, tostate e macinate. All’impasto si aggiunge l’essenza di mandorle amare e un pizzico di vanillina. Si dispongono le forme in teglie e si lasciano cuocere in forno a 200-210°C per 10-15 minuti. Situata nel cuore della generosa terra di Sabina, Casperia da oltre trent’anni produce questi dolci a base di nocciole, variante della più classica lavorazione a base di
mandorle. Si producono tutto l’anno ma in particolare nel periodo natalizio.

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Amaretti PAT Lazio

Dolci di forma tondeggiante e colore dorato, ottenuti dalla lavorazione di mandorle dolci e amare, albume e zucchero. Le mandorle, previa macinatura vengono amalgamate con gli altri ingredienti e una volta pronto l’impasto questo viene posta sull’ostia a piccole porzioni. La cottura avviene per 20 minuti a 180°C. Gli Amaretti vantano una lunga tradizione: introdotti probabilmente in Italia dagli Arabi verso la fine del XIII secolo e diffusi nel bacino del Mediterraneo, specialmente in Sicilia. Pellegrini e conventi ne assicurarono la difusione, resa più facile dal fatto che il dolce è poco deperibile. Nel Lazio i forni preparano questi dolcetti da oltre trent’anni e molti ristoratori sono soliti offrirli a fine pasto insieme alle ciambelline al vino.

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Amaretto di Guarcino PAT Lazio

La produzione di questo dolce avviene da circa un secolo. La storia racconta che la ricetta del prodotto è stata donata da un vecchio frate, come riconoscenza nei confronti di chi, dopo chilometri e chilometri di marcia, fermatosi a Guarcino, gli aveva offerto cibo e riposo. Nel Medio Evo, nel periodo di caccia, i signori del luogo trovavano ristoro presso l’antica Rocca di Rivituro, roccaforte sita sul Monte della Costacalla, per consumare le prelibate carni di lepri, di cinghiali e fagiani, i formaggi di pecora, le pizze a base di farina di grano, e soprattutto, gli Amaretti, vanto di Guarcino.

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Anse del Tevere PAT Lazio

Le Anse del Tevere sono biscotti a base di farina 00, zucchero, vino e semi di anice. Nella sua semplicità degli ingredienti risulta un biscotto dal caratteristico sapore misto tra il dolce della pasta e l’aroma di anice e vino. Si presentano con una caratteristica forma a S, di colore biancastro e piuttosto friabili e leggeri. Il suo fragrante profumo richiama antichi ricordi di quando la nonna lo cucinava nel forno a legna.

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Zafferano della Tuscia PAT Lazio

Lo Zafferano è una spezia ottenuta dagli stigmi del fiore Crocus Stivus, conosciuto anche come Zafferano Vero. Gli stigmi sono di color cremisi intenso e vengono raccolti e fatti seccare. Questa spezia viene utilizzata in cucina come condimento e come colorante. La pianta di Zafferano ama molto il sole ed è per questo che è diffuso in tutte quelle zone, come la Tuscia, in cui c’è poca umidità e nebbia.

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Zucchina con il fiore PAT Lazio

Le cultivar utilizzate per la produzione della Zucchina con il fiore sono riconducibili, dal punto di vista morfologico, alle tipologie di zucchina: Bianco, Nero e Romanesco. Il frutto, di forma da cilindrica a leggermente clavata (tipo Bianco) o poligonale irregolare, tendente al cilindrico (tipo Nero) o cilindrica con costolature molto pronunciate (tipo Romanesco), presenta un colore variabile dal verde chiaro con striature più intense, al verde scuro. La lunghezza del frutto non risulta essere inferiore a 10 cm mentre il peso unitario minimo è di 50 grammi. Il fiore di colore giallo tendente all’aragosta, è sinonimo di freschezza e salubrità del prodotto, che è la sua caratteristica principale ed univoca rispetto ad altri prodotti. Il sapore varia dal dolciastro all’erbaceo a seconda della tipologia; la pasta interna risulta morbida.

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Zafferano della Valle Aniene PAT Lazio

Lo zafferano è una pianta appartenente alla famiglia delle Iridaceae, specie Crocus sativus. Dallo stimma trifido si ricava la spezia denominata “zafferano”, utilizzata in cucina ed in alcuni preparati medicinali. Lo Zafferano della Valle dell’Aniene viene essiccato in modo naturale posizionandolo su di un setaccio sottile vicino al fuoco di legna di quercia o mandorlo.

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Uva da tavola Pizzutello di Tivoli PAT Lazio

Si ha ragione di credere che la coltura del Pizzutello a Tivoli fosse già ben nota ai latini, come si rivela dalle opere di Columella e di Plinio, che chiamano queste uve “praelongis dactylis” (Reda, 1952). Alcuni storici individuano nel Pizzutello il vitigno indicato da Plinio nella sua “Naturalis Historia” (Lib. 14, cap.III), come esclusivo della zona di Tivoli e di Pompei. Uve di questo tipo erano anche conosciute e coltivate dagli Arabi durante la loro occupazione della penisola iberica, e a essi si deve il nome di “Kadim Barmak” (tuttora in uso in Marocco), che venne tradotto in lingua spagnola in “Dedos de doncella”, ossia “Dita di fanciulla”.

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Visciolo dei Monti Lepini PAT Lazio

Nel territorio dei Monti Lepini il visciolo (Prunus cerasus) cresce spontaneo. Il suo utilizzo nella preparazione di sciroppi e marmellate risale agli inizi del ‘900, quando cominciò a diffondersi l’uso dello zucchero in cucina e, ancora oggi, gli ingredienti usati sono gli stessi di un tempo per mantenere inalterata la ricetta e assicurare la qualità finale dei prodotti. Studi prodotti dal Consiglio Nazionale delle Ricerche hanno rilevato che la visciola possiede notevoli proprietà antinfiammatorie superiori a quelle derivate dall’assunzione di aspirina.

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