Pere sciroppate al mosto. Le pere, sbucciate e tagliate a spicchi, vengono lasciate cuocere per qualche minuto nel mosto di vino bianco precedentemente sottoposto a bollitura, fino al raggiungimento di una consistenza densa. Terminata la cottura, le pere vengono conservate in vasetti di vetro. Pesche o percoche sciroppate. Si prepara uno sciroppo di acqua e zucchero e si lascia rafreddare. Si lavano e si snocciolano le percoche (con o senza buccia); dopo averle tagliate a metà si mettono nei vasetti di vetro a chiusura ermetica coprendole con lo sciroppo, si chiudono i vasetti e si sterilizzano a bagnomaria. Il prodotto che ne risulta è particolarmente croccante.
View More Pere sciroppate al mosto e Pesche o percoche sciroppate PAT LazioCategoria: Alimentazione
Pera spadona di Castel Madama PAT Lazio
La Pera Spadona di Castel Madama è una varietà diffusa nelle aziende frutticole e negli orti familiari dell’Agro di Castel Madama e nella zona pedemontana della Sabina. In quest’area è conosciuta con l’appellativo di stuvaletta (o stualetta) poiché sembrerebbe essere stata prodotta per la prima volta in loco nella prima metà dell’800 da un contadino soprannominato appunto“ de Stualetta”, dando luogo ad una varietà molto apprezzata.
View More Pera spadona di Castel Madama PAT LazioPatata turchesa PAT Lazio
Sul finire del Settecento la Patata Turchesa fa la sua comparsa nell’area del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ed ha rappresentato per le popolazioni montane locali una vera e propria “garanzia alimentare” come dimostra un detto popolare ancora presente in molti comuni abruzzesi:“ La patane è mezze pane”. Per la prima volta, i montanari potevano disporre di una eccedenza agricola da commercializzare con le popolazioni della vallata. La coltivazione delle patate è stata praticata anche a quote molto elevate, oltre i 1600 m di altitudine, contribuendo allo spostamento in quota dell’agricoltura, su territori storicamente pastorali, fenomeno già avviatosi nella seconda metà dell’Ottocento
View More Patata turchesa PAT LazioPeperoni secchi PAT Lazio
Il peperone essiccato è un prodotto unico nel suo genere. Anticamente era commercializzato nei mercati settimanali della zona, ma attualmente ha varcato i confini naturali rappresentati dalle montagne che separano Fondi, Monte San Biagio e Sperlonga, da Terracina e Gaeta. Come per altri prodotti essiccati, tra cui i pomodori del Sud Italia, la preparazione è nata con lo scopo di conservare i vegetali anche oltre la stagione di produzione, per poterli accompagnare ad altre pietanze o consumare con pane e olio.
View More Peperoni secchi PAT LazioPassata di pomodoro da Spagnoletta di Gaeta PAT Lazio
Passata di pomodoro prodotta con il pomodoro Spagnoletta di Gaeta e Formia, varietà autoctona a rischio di erosione genetica, tutelata dalla L.R. 1 marzo 2000 n.15 Dal punto di vista organolettico la passata di questo pomodoro si contraddistingue per il suo sapore agrodolce. Il periodo di produzione è legato alla raccolta del pomodoro Spagnoletta, che avviene generalmente nel mese di agosto.
View More Passata di pomodoro da Spagnoletta di Gaeta PAT LazioOrzo perlato dell’Alto Lazio PAT Lazio
La presenza di coltivazioni cerealicole nell’Alto Lazio risale agli Etruschi che, dotati di un alto grado tecnico, mettono a coltura i fertili terreni della Valdilago. L’Orzo era considerato il grano degli Etruschi che lo usavano per preparare la famosa puls, una specie di polenta. I chicchi vestiti venivano tostati in forno per eliminare il rivestimento, poi pestati e fatti bollire in acqua, anche di mare, fino ad ottenere una specie di polenta a cui si aggiungevano anche legumi (fave, lenticchie e piselli) e altri cereali (farro, miglio).
View More Orzo perlato dell’Alto Lazio PAT LazioOlive da mensa bianche e nere olive spaccate e condite olive in salamoia PAT Lazio
Olive in salamoia: la tecnica della salamoia è uno tra i più antichi metodi di conservazione che preserva da cambiamenti di sapore e di turgore i frutti, anche fino a quattro anni. Tradizionalmente le Olive in salamoia venivano commercializzate esclusivamente nei mercati locali settimanali, attualmente è possibile trovarle anche presso gli alimentari o direttamente presso i produttori. Secondo la leggenda la preparazione risalirebbe ai tempi di Enea che, in viaggio verso la penisola italica, dopo la guerra di Troia, navigando lungo la costa di Gaeta, si sarebbe imbattuto in minuscoli frutti scuri galleggianti sull’acqua. I marinai decisero di raccoglierli e si accorsero che erano olive, cadute probabilmente dagli alberi dei terreni più prossimi ai corsi d’acqua. Le trovarono squisite, proprio per quel gusto in più dato dalla permanenza in mare.
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Olive sott’olio: oliva della varietà Carboncella, di colore marronescuro tendente al nero e dal sapore fruttato, raccolta tra novembre e gennaio e utilizzata con il pane e come stuzzichino per aperitivi. Le olive, raccolte manualmente e disposte in una cesta, vengono selezionate, poi essiccate in sacchetti di tela appesi nel camino, avendo cura di muoverle quotidianamente. Una volta essiccate si condiscono con aglio e buccia di arancia e si pongono sott’olio extravergine di oliva, in vasetti di vetro Olive essiccate: oliva della varietà Carboncella, raccolta tra novembre e gennaio, detta localmente aliva seccata nu camminu, dal sapore leggermente afumicato. Si raccolgono manualmente le olive e si dispongono in ceste, dopo averle selezionate e pulite. In seguito si pongono ad essiccare in sacchetti di tela appesi nel camino, avendo cura di muoverle ogni giorno per un periodo di 10 giorni. Si conservano in sacchetti di tela.
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Olive calce e cenere: tale preparazione si è affermata nell’area dei Monti Lepini, ricchi di rocce calcaree da cui si è soliti ricavare la calce. Ancora oggi si possono individuare le fornaci costruite a secco, disposte su terrazzamenti a due livelli, in cui le pietre erano cotte fino alla trasformazione in calce. Olive al fumo: l’essiccazione al calore o col fumo era uno dei metodi più diffusi nella zona dei Monti Lepini per conservare i prodotti alimentari.
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La Nocciola dei Monti Cimini è riferibile alla specie Corylus avellana cultivar “Tonda Gentile Romana”. Tale cultivar presenta guscio di medio spessore, subsferoidale con l’apice leggermente a punta; colore nocciola e scarsa lucentezza. Il seme è medio-piccolo, di forma variabile subsferoidale, colore molto vicino a quello del guscio, per lo più ricoperto di fibre. La nocciola “romana” o “tonda gentile romana” trae il suo nome dalla forma sferoidale, dall’aroma gradevole e dal luogo d’origine della sua produzione.
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