Campania
MARRONE DI ROCCADASPIDE IGP

Per ottenere il Marrone di Roccadaspide, i terreni sono coltivati secondo la metodologia tradizionale con i criteri stabiliti dal disciplinare di produzione. Questi si trovano ad almeno 250 m di altitudine e hanno una densità non superiore alle 130 piante per ettaro. La raccolta dei frutti, effettuata nel periodo autunnale non oltre la prima decade di novembre, è eseguita a mano o con ausili meccanici purché non alterino la qualità del pericarpo. Prima di essere immessi al consumo, i Marroni sono sottoposti al procedimento della “curatura”. Il prodotto fresco può essere commercializzato entro 3 mesi dalla raccolta, mentre quello in guscio è prima essiccato.

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MARRONE DI ROCCADASPIDE IGP

Campania
I SUOI VINI DOP

I vini IGP/IGT (Indicazione Geografica Tipica) sono: Colli di Salerno, Dugenta, Epomeo, Paestum, Pompeiano, Roccamonfina, Beneventano, Terre del Volturno, Campania, Catalanesca del Monte Somma. Nell’agro di Benevento si produce la DOC Falanghina del Sannio e la DOCG Aglianico del Taburno, mentre l’Aglianico insieme ad altri vitigni del territorio (Greco, Fiano, Piedirosso…) dà vita alla DOC Sannio. L’Irpinia è la culla di produzioni vinicole di pregio come la DOCG Taurasi, a base di Aglianico, la DOCG Fiano di Avellino, ottenuto dall’omonimo vitigno, e la DOCG Greco di Tufo. Nella stessa area si produce l’Irpinia DOC, nelle sue diverse tipologie (tra i rossi, oltre all’Aglianico, anche lo Sciascinoso e il Piedirosso; tra i bianchi, oltre al Greco e al Fiano, anche il Coda di volpe e la Falanghina).

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I SUOI VINI DOP

Antiche varietà di castagne piacentine: Domestica di Gusano, dmestiga d’Gusan, e Marrone di Vezzolacca, maron d’ Vesulaca PAT Emilia Romagna

Una tradizione legata alla coltivazione del castagno era quella conseguente alle operazioni necessarie per ottenere farina di castagno, che, conservata per buona parte dell’anno, costituiva l’alimento principale per la sopravvivenza delle popolazioni di montagna. Allo scopo erano presenti vicini ai castagneti, apposite costruzioni dette “castagnere”, piccoli edifici provvisti di un locale con forno da pane in un angolo, e soffitto con travatura fitta su cui si adagiavano le castagne che rimanevano continuativamente nel calore del fuoco per circa 30-40 giorni fino a completa essiccazione.

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Acqua d’orcio o d’orzo PAT Emilia Romagna

Acqua d’orcio Fare prima macerare in abbondante acqua le radici di liquirizia, successivamente fare bollire il tutto, con l’estratto di liquirizia ed eventualmente semi di finocchio, anice e buccia di arancia. Dopo lunghissima bollitura (anche fino a 24 ore) fare raffreddare e poi filtrare. Il prodotto ottenuto si allunga con acqua in proporzione uno a dieci.

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Passatelli, passatini, pasadein, pasadòin in bròd PAT Emilia Romagna

Si chiamano passatelli perché prendono la forma particolare passando dai buchi dello specifico strumento. In passato era la minestra delle feste e delle grandi occasioni: Pasqua, Ascensione, battesimi, cresime, matrimoni, tranne il Natale in cui erano sostituiti dai cappelletti in brodo. Erano considerati un piatto pregiato poiché fatti con pane bianco. Pangrattato e parmigiano andavano in egual misura ma nelle case dei ricchi prevaleva il parmigiano, mentre in quelle dei poveri prevaleva il pane.

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Campania
MELANNURCA CAMPANA IGP

La coltivazione della Melannurca avviene in diverse modalità secondo quanto stabilito dal disciplinare di produzione. Tra queste ci sono il “franco di melo”, il “vaso a pieno vento”, il “portinnesti locali” e, infine, la forma di coltivazione “a parete”. La resa massima è di 45 tonnellate ad ettaro e la raccolta dei frutti dalla pianta deve essere effettuata a mano. Gli impianti idonei alla produzione della Melannurca devono essere necessariamente iscritti nell’apposito elenco e sono sempre monitorati attraverso sopralluoghi da un Organismo di Controllo che ne verifica i requisiti sopra descritti.

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MELANNURCA CAMPANA IGP

Campania
LIMONE DI SORRENTO IGP

Il Limone diSorrento IGP La tecnica di coltivazione segue la metodologia tradizionale che consiste nel sistemare le piante sotto impalcature di pali di legno, quasi sempre di castagno, con coperture in tessuto. Con questa tecnica, i frutti sono protetti dalle intemperie degli agenti atmosferici e maturano in maniera progressiva e naturale. Il disciplinare prevede che la densità di impianto non deve essere superiore a 850 piante per ettaro e la raccolta non deve oltrepassare le 45 tonnellate. La raccolta si tiene tra il 1° gennaio e il 31 ottobre di ogni anno ed è eseguita a mano.

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LIMONE DI SORRENTO IGP