Borsa del pastore, Capsella bursa pastoris

Conosciuta dall’antichità Nella prima guerra mondiale è stata usata come rimedio emostatico in mancanza di altri mezzi non reperibili. La storia narra che un pastore curava con questa umile erba le sue pecore sia riuscito a placare un’emorragia uterina ad una donna facendole assumere ogni ora un cucchiaio di succo ottenuto da questa pianta.

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Betonica – Stachys officinalis

Apprezzata ed usata fin dall’antichità, la betonica era ritenuta una pianta dalle importanti proprietà medicinali, addirittura creduta magica. Le foglie venivano usate per preparare tisane ed aromatizzare le bevande. Era così conosciuta che il suo nome era associato a quelle persone che venivano a sapere “tutto di tutti”, in particolare alle comari. La betonica è da sempre particolarmente apprezzata ed usata come rimedio naturale contro il mal di testa. Il nome di questa pianta potrebbe trovare radice nella parola celtica “betony” il cui significato è “buona testa”.

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Avena – Avena sativa

La storia dell’Avena comincia già all’epoca degli Egizi. Largo uso poi ne fecero Indiani, Cinesi e Greci. Questi ultimi in particolare utilizzavano l’avena a scopo terapeutico come antinfiammatorio e ricostituente. Sembra che sia stata successivamente importata in Italia grazie ai legionari di Giulio Cesare: essi mentre erano in Germania e in Gallia osservarono l’uso popolare di questa pianta. La gente del posto la adoperava per sfornare polenta e pane. Tacito scrisse che grazie al grande uso di questa pianta le popolazioni germaniche si ammalavano molto meno e vivevano più a lungo.

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Artiglio del Diavolo

Harpagophytum deriva dalle parole latine “harpago” che significa uncino e “phyton” che significa pianta. La parte aerea della pianta possiede infatti numerose spine uncinate. Procumbens significa invece sdraiarsi e fa riferimento al portamento strisciante della pianta. Il nome volgare Artiglio del diavolo è dovuto al fatto che roditori e altri piccoli animali possono restare impigliati tra le sue spine, provocandosi ferite che li fanno saltare dal dolore, tanto da farli sembrare indiavolati. Le popolazioni africane utilizzano l’artiglio del diavolo nella medicina popolare da secoli come rimedio contro i dolori e come digestivo. L’impiego in Europa risale ai primi anni del Novecento. Sono presenti numerosi studi scientifici che confermano le proprietà antinfiammatorie della pianta.

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Anice Verde

L’anice verde è una delle spezie più antiche largamente utilizzata da Egiziani, Greci e Romani. Il nome anisum deriva dal greco e significa “eccitare” o “avvampare”, in relazione al fatto che tra le varie proprietà che le erano state attribuite in passato c’erano anche quelle di “combattere l’impotenza, di stimolare il coito, di risvegliare Venere”.

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Angelica, Arcangelica

Largamente usata in passato nella medicina popolare. Molto apprezzata per le sue proprietà tanto da esserle attribuito il nome di “Erba degli angeli” e successivamente “Angelica”. Si narra che l’arcangelo Raffaele sia apparso nei sogni si un uomo, il cui paese era afflitto dalla peste, e abbia rivelato le proprietà di questa pianta. L’uomo seguì le indicazioni dell’arcangelo e la popolazione riuscì così a superare la malattia. Da quel momento in poi l’Angelica fu utilizzata per la cura di malattie infettive, per purificare il sangue e per altri svariati disturbi.

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Altea

L’altea è una pianta molto conosciuta ed usata fin dall’antichità, infatti al suo nome è stato dato il significato di “guarigione” proprio per il suo largo uso nella medicina tradizionale. Veniva usata per il suo potere emolliente e lenitivo, spesso usato per frizionare le gengive sensibili dei bambini durante la comparsa dei primi dentini.

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Agnocasto,Vitex agnus castus Kurz

Vitex deriva da Vitilium che significa intreccio, in quanto in passato i rami venivano utilizzati per costruire palizzate, intrecciandoli. Agnus e castus hanno il significato di puro, casto e fanno riferimento al fatto che tradizionalmente alla pianta sono attribuite proprietà anafrodisiache, diminuenti la libido. Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia scrive che veniva messo sui letti delle donne ateniesi per garantire la loro fedeltà quando i mariti andavano in guerra. La pianta veniva coltivata negli orti dei monaci per aiutarli a non tradire il loro voto di castità.

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