Riserva Naturale Biogenetica Isola di Montecristo – Toscana

L’isola di Montecristo, situata nel Mar Tirreno, Arcipelago Toscano, Comune di Portoferraio (LI), costituita in Riserva naturale dal 1971, è affidata alla gestione dell’Arma dei Carabinieri per il tramite del Reparto Carabinieri per la Biodiversità di Follonica. L’Isola fa parte dal 1996 del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano. Sull’isola esiste un complesso di fabbricati situato in sinistra idrografica del fosso di Cala Maestra tra 25 e 40 m di quota, composto dalla Villa Reale e da corpi di fabbrica adibiti ad alloggio e a laboratorio, museo, magazzino e volumi tecnici. Tra la Villa e il resto degli edifici si conserva un agrumeto in esercizio, oltre ad un giardino che ospita alcune specie arboree ed arbustive introdotte nella seconda metà dell’800 con funzione ornamentale.

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Riserva Naturale Biogenetica Fungaia – Toscana

La Riserva di Fungaia è situata nell’alta Valle del Tevere poco a monte dell’invaso di Montedoglio alla destra orografica del fiume, occupa le pendici orientali del Monte Fungaia ed è stata istituita con DM 13 luglio 1977. L’estensione è di 113,90.00 ha, l’altitudine minima di 400 m s.l.m e la massima di 663 m s.l.m. Costituita principalmente da terreno collinare con media pendenza, presenta alcune zone calanchive, di interesse per la presenza di avifauna nidificante e di passo.

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Itinerari culturali / Torino ed il suo Museo Egizio

Il Museo Egizio di Torino è uno dei più importanti musei al mondo dedicati esclusivamente all’arte e alla cultura dell’Antico Egitto, secondo solo a quello del Cairo per ricchezza e vastità delle collezioni. Fondato nel 1824, ospita oltre 40.000 reperti e permette di esplorare la storia, la religione e la vita quotidiana dell’antica civiltà egiziana attraverso millenni. Il Museo Egizio nacque grazie all’acquisto della collezione di Bernardino Drovetti, un console francese in Egitto, da parte di Carlo Felice di Savoia nel 1824. Questa prima raccolta comprendeva circa 5.268 oggetti, tra cui statue, papiri, sarcofagi e oggetti di uso quotidiano. Nel corso dei decenni, la collezione si arricchì grazie agli scavi promossi dal Museo stesso e condotti da archeologi come Ernesto Schiaparelli e Giuseppe Farina tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.

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Riserva Naturale Biogenetica Caselli – Toscana

La Riserva conserva tre parcelle sperimentali di circa 2 ettari d’estensione ciascuna, ove sono state impiantate specie di conifere quali Pino domestico (Pinus pinea) e Cedro dell’atlante (Cedrus atlantica), che rappresentano prove sperimentali condotte dall’allora Azienda di Stato Foreste Demaniali (ASFD) in collaborazione con Istituti di Ricerca.

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Riserva Naturale Biogenetica Calafuria – Toscana

La superficie della Riserva è interamente ricoperta dalla vegetazione della macchia mediterranea, formata da specie xerofitiche sempreverdi. Il Leccio (Quercus ilex), l’Alaterno (Rhamnus alaternus) la Fillirea (Phillyrea latifolia), il Lentisco (Pistacia lentiscus), l’Orniello (Fraxinus ornus), il Corbezzolo (Arbutus uneso ) e il Pino d’Aleppo (Pinus halepensis) sono le specie arboree e arbustive più comuni. Sui costoni rocciosi che scendono a mare si trova la tipica vegetazione degli arbusteti e della gariga, fortemente modellata dal vento. La fauna è rappresentata dagli animali che vivono comunemente lungo la fascia litoranea, con presenze del cinghiale (Sus scrofa), della volpe (Vulpes vulpes), della Faina (Martes foina) e dell’Istrice (Hystrix cristata).

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Riserva Naturale Biogenetica Bibbona – Toscana

L’intera Riserva è ricoperta quasi esclusivamente da bosco. Oltre alla presenza di Cipressi (Cupressus sempervirens) presenti lungo la strada di accesso, troviamo perlopiù vegetazione della macchia mediterranea con lecci (Quercus ilex), corbezzolo (Arbutus unedo), mirto (Myrtus communis) e altre sclerofille.

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Riserva Naturale Biogenetica Acquerino – Toscana

La Riserva Acquerino è localizzata sull’Appennino settentrionale, nell’alto bacino del torrente Limentra, nel Comune di Sambuca Pistoiese. Il territorio è montano e scarsamente antropizzato, coperto quasi ininterrottamente da boschi. Particolarmente rappresentati i rimboschimenti artificiali di conifere, tra i quali spiccano quelli di douglasia, anche e soprattutto per la loro maestosità (con piante di altezza media di 35/40 m). Sono presenti esemplari secolari di latifoglie intorno al fabbricato sede del ex caserma forestale. Numerose sono le specie arboree minori come l’acero montano, il ciliegio, il sorbo degli uccellatori, il frassino maggiore, il salicone.

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7 settembre – Giornata internazionale dell’aria pulita per cieli azzurri

L’aria pulita è importante per la salute e la vita quotidiana delle persone, mentre l’inquinamento atmosferico è il più grande rischio ambientale per la salute umana e una delle principali cause evitabili di morte e malattie a livello globale. L’inquinamento atmosferico colpisce in modo sproporzionato donne, bambini e anziani e ha anche un impatto negativo sugli ecosistemi. Oggi la comunità internazionale riconosce che il miglioramento della qualità dell’aria può migliorare la mitigazione dei cambiamenti climatici e che gli sforzi di mitigazione dei cambiamenti climatici possono migliorare la qualità dell’aria.

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Riserva Naturale Biogenetica di Abetone – Toscana

La Riserva Naturale Biogenetica di Abetone si distingue per la presenza di storici impianti di abete bianco, risultato di una mirabile attività colturale protratta per secoli. Da studi di pollini fossili prelevati dalle torbe del lago Baccioli (m. 1295), del lago del Greppo (m. 1442), del Lago Nero (m. 1730), il Prof. A. Chiarugi (1936) stabilì che nella foresta dell’Abetone l’abete bianco ha avuto il massimo della sua diffusione intorno a seimila anni a.C. e che successivamente ha incominciato a regredire, sia pure secondo un ritmo irregolare, cedendo sempre più di fronte all’avanzata del faggio.  Dopo il 1000 a.C. il faggio cominciò a prevalere rendendo l’abete specie subordinata e secondaria nella consociazione. Le analisi polliniche del Chiarugi dimostrano inoltre che l’abete rosso era in questa foresta molto diffuso. Intorno ai 4000 anni a.C. l’abete rosdo era molto rappresentato e poi avrebbe subito un graduale regresso fino a restare oggi allo stato spontaneo solo in una piccola area nell’alta valle del Sestaione.

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