Non si conoscono le ragioni della realizzazioni delle due opere, forse legate ad eventi familiari, se nei personaggi fossero davvero presenti i ritratti della famiglia Bellini e di Mantegna. I personaggi principali sono pressoché identici a quelli di Mantegna: la Vergine regge il Bambino in fasce con i piedini appoggiati su un cuscino, presso un vecchio sacerdote barbuto che si fa avanti per prenderlo. Frontale al centro, sia pure leggermente in secondo piano, si trova san Giuseppe, mentre ai lati Bellini ha aggiunto due figure in più, in modo tale da comporre il gruppo come una piccola folla umana. I personaggi sono stati variamente identificati, ma sempre nell’ambito della famiglia del pittore: Giuseppe è stato identificato con un possibile ritratto del padre Jacopo, i due uomini a destra sarebbero un autoritratto di Giovanni (che guarda lo spettatore) accanto al cognato Mantegna o al fratellastro Gentile, le donne a sinistra potrebbero essere Nicolosia, sorella di Giovanni e Gentile, nonché moglie di Andrea, e la madre Anna.
View More Fondazione Querini Stampalia, a Venezia: Presentazione di Gesù al Tempio _ Festa della CANDELORACategoria: MUSEO
Itinerari culturali / Il Battesimo di Cristo
Il Battesimo di Cristo è una delle opere cronologicamente più controverse della produzione pierfrancescana. Secondo alcuni studiosi i riferimenti al concilio di Ferrara-Firenze, quali il corteo di dignitari bizantini sullo sfondo, la collocherebbero a un periodo immediatamente successivo al 1439 (anno del concilio), facendone una delle prime opere conosciute dell’artista. Anche la colorazione, a tenui toni pastello, farebbe pensare a un’influenza ancora forte di Domenico Veneziano (si confronti la Pala di Santa Lucia dei Magnoli, del 1445 circa), del quale Piero fu collaboratore a partire dalla seconda metà degli anni trenta.
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La composizione in questo caso non ha un’ambientazione realistica o comunque precisa, infatti il fondale è nero e le figure sono tutte rappresentate in primo piano. Sul lato destro la Sacra Famiglia mentre sul sinistro i tre Magi, Gesù bambino è al centro, il cui corpo risulta leggermente sproporzionato.
Questa rappresentazione viene utilizzata dal pittore per renderne la comprensione ancora più immediata agli occhi di chi la osserva, occupando tutto lo spazio della tela.
Le tre virtù teologali di Piero del Pollaiolo
La fede è la virtù per la quale l’uomo crede in Dio e a tutto ciò che egli gli ha rivelato e che la Chiesa gli propone a credere. La speranza, per la dottrina cristiana, è la virtù per la quale l’uomo desidera e aspetta da Dio la vita eterna come sua felicità. La carità è la virtù per la quale l’uomo ama Dio al di sopra di tutto e il suo prossimo come se stesso per amore di Dio.
View More Le tre virtù teologali di Piero del PollaioloItinerari culturali / Le quattro virtù cardinali
Il Libro del Siracide (greco Σοφία Σειράχ, sofía seirách, “sapienza di Sirach”; latino Siracides) o più raramente Ecclesiastico (da non confondere con l’Ecclesiaste o Qoelet) è un testo contenuto nella Bibbia cattolica (Settanta e Vulgata) ma non accolto nella Bibbia ebraica (Tanakh). Come gli altri libri deuterocanonici è considerato ispirato solo nella tradizione cattolica e ortodossa, mentre è escluso dal canone ebraico e protestante perché considerato apocrifo.
View More Itinerari culturali / Le quattro virtù cardinaliLe gallerie degli Uffizi: La Primavera del Botticelli
Conosciuto con il nome convenzionale di Primavera, la pittura mostra nove figure della mitologia classica che incedono su un prato fiorito, davanti a un bosco di aranci e alloro.
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La civiltà Mesopotamica ed Egiziana
Coi Sumeri si sviluppa una grande architettura religiosa, I cui templi assumono la caratteristica struttura a terrazza nota come ziqqurat, sorta di montagna sacra artificiale destinata a collegare il Cielo con la Terra mediante le sue sette terrazze successive dai diversi colori. Ricordiamo i templi di Uruk e la grandiosa Ziqqurat di Ur, eretta durante il regno di Sumer e Accad, cui si è ispirata la narrazione biblica della Torre di Babele.
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CARTA DEL RESTAURO
Circolare del Ministero della Pubblica Istruzione 6 Aprile 1972 N.117
Carta del Restauro La coscienza che le opere d’arte, intese nell’accezione più vasta che va dall’ambiente urbano ai monumenti architettonici a quelli di pittura e scultura, e dal reperto paleolitico alle espressioni figurative delle culture popolari, debbano essere tutelate in modo organico e paritetico, porta necessariamente alla elaborazione din norme tecnico-giuridiche che sanciscano i limiti entro i quali va intesa la conservazione, sia come salvaguardia e prevenzione, sia come intervento di restauro propriamente detto. In tal senso costituisce titolo d’onore della cultura italiana che, a conclusione di una prassi di restauro che via via si era emendata dagli arbitri del restauro di ripristino, venisse elaborato già nel 1931 un documento che fu chiamato Carta del Restauro, dove, sebbene l’oggetto fosse ristretto ai monumenti architettonici, facilmente potevano attingersi ed estendersi le norme generali per ogni restauro anche di opere d’arte pittoriche e scultoree.
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Carta di Venezia
La Carta di Venezia per il restauro e la conservazione di monumenti e siti del 1964 è un documento redatto con l’intento di fissare un codice di standard professionali e le linee guida che costituissero un quadro di riferimento internazionale per disciplinare le modalità con cui condurre interventi di conservazione e restauro di monumenti e manufatti architettonici, e di siti storici e archeologici.
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Figlia di un fornario di Trastevere o cortigiana di alto bordo. Da circa 500 anni la donna dai seni nudi che fu ritratta da Raffaello Sanzio non smette di far parlare di sè. Poco si sa della sua identità ma molto dell’amore che il pittore provò per lei. Fino a farla diventare la sua musa e la sua amata
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