Che cosa sta danneggiando la natura in Europa?

In Europa, la natura sta soffrendo le conseguenze dello sfruttamento e inquinamento prolungati. La natura continua a fornirci cibo, abiti, medicinali, alloggio, energia e altre risorse, ma gli ecosistemi e molte piante e animali sono in declino, spesso vicini all’estinzione. Quali sono le attività umane più dannose per la natura e in che modo possiamo fermare e invertire l’attuale perdita di biodiversità? Noi esseri umani siamo la specie che più di qualunque altra ha alterato la Terra. Abbiamo avuto un grande impatto su quasi tutte le altre specie che condividono il pianeta con noi e sui loro habitat. L’Europa, una delle aree più popolate della Terra, non fa eccezione.

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La più recente valutazione dell’AEA fotografa il grave e costante declino della natura in Europa

Agricoltura e silvicoltura non sostenibili, espansione urbana incontrollata e inquinamento sono i principali fattori a cui va imputato il drastico declino della biodiversità in Europa, un fenomeno che minaccia la sopravvivenza di migliaia di specie animali e habitat. Inoltre, le direttive dell’Unione europea (UE) sulla tutela della natura e altre normative ambientali non sono ancora attuate dagli Stati membri. La maggior parte delle specie e degli habitat protetti non gode di un buono stato di conservazione ed è necessario un maggiore impegno per invertire la rotta, come emerge dal rapporto«Lo stato della natura nell’UE» pubblicata oggi dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA).

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La Natura ha urgente bisogno d’aiuto

La consapevolezza del ruolo della natura non e’ mai stata cosi’ forte come oggi. Sulla scia delle restrizioni seguite alla pandemia di COVID-19, molti di noi sono usciti all’aria aperta, negli spazi verdi piu’ vicini, per cercare conforto e sollievo dal lockdown. Ancora una volta e’ emerso il ruolo vitale e prezioso che la natura svolge nel nostro benessere mentale e fisico. Purtroppo, secoli di sfruttamento delle risorse hanno comportato un costo eccessivo per la biodiversità in Europa. La nostra natura si trova in cattivo stato: la maggior parte delle numerose specie animali europee, come il falco sacro e il salmone del Danubio, e degli habitat, dalle praterie alle dune, affronta un futuro incerto, a meno che non si intraprendano misure urgenti per capovolgere la situazione.

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Valore della Natura

La perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi sono un fenomeno globale. Quindi, mentre assistiamo a questo evento e ci adoperiamo per rallentarlo, fermarlo e infine annullarlo, ci troviamo davanti a una sfida: comprendere il valore della natura e addirittura quantificarlo. In questo modo non solo potremo prendere le decisioni personali, commerciali e politiche corrette, ma anche conoscere meglio il nostro ruolo di esseri umani nella natura. Qual è, dunque, il valore della natura?

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SARDEGNA Vite Selvatica – ViVi Green

L’elevato grado di naturalità che caratterizza ancora questa isola offre la possibilità di imbattersi in molte specie cosiddette “selvatiche” ovvero specie imparentate con quelle coltivate, sulle quali si stanno concentrando crescenti interessi di ricerca per lo studio della biodiversità frutticola da salvaguardare. Si è ritenuto opportuno pertanto dedicare questo spazio alla vite selvatica, poco nota, essendo l’uomo legato da secoli alla vite coltivata.

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SICILIA Uva di Corinto – ViVi Green

Il frutto antico, degno di nota, è un vitigno conosciuto come uva di Corinto. È un vitigno bianco, legato alla provincia di Catania e in particolare al comune di Belpasso, dove è stato ritrovato dal ricercatore Alfio Bruno, membro dell’Associazione Patriarchi della Natura. Si tratta di un’uva antichissima ritenuta estinta dagli esperti già da secoli.

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CALABRIA Arancia di Trebisacce – ViVi Green

Calabria, terra di agrumi, tra i quali si conservano ancora tante accessioni dello storico patrimonio varietale dell’agrumicoltura italiana: in provincia di Cosenza si sta cercando di portare alla luce l’arancia di Trebisacce, paese della Calabria ionica, probabilmente un ecotipo del gruppo Biondo Comune, che aveva caratterizzato l’agrumicoltura storica italiana e che si era diversificata in una miriade di tipi ecologici.

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BASILICATA Arancia staccia – ViVi Green

Il frutto scelto per la Basilicata è l’Arancia Staccia legata all’agrumicoltura di Tursi in provincia di Matera. Il carattere che lo identifica è la dimensione veramente sorprendente del frutto (appiattito, a forma di disco che può raggiungere anche un chilogrammo di peso); grande e maestoso è anche l’albero. Altra peculiarità è il sapore amarognolo del succo. L’abbandono colturale ha messo in serio pericolo la sopravvivenza di questa arancia veramente unica; da diversi anni sensibilità culturali locali hanno lavorato alla sua tutela ( progetti di valorizzazione, la prospettiva del marchio DOP).

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CAMPANIA Pera Lardara – ViVi Green

Tra tanta diversità si è scelta la Pera Lardara: si tratta di un ecotipo diffuso nei territori di Sassano e Monte San Giacomo (Salerno) nella fascia collinare e submontana della Campania. E’ un frutto antichissimo, sporadicamente ancora coltivato, studiato da Di Novella, direttore del museo sopracitato, al quale si deve la maggior parte delle informazioni. La pera si raccoglie ancora acerba a ottobre prima della celebrazione di Ognissanti, viene fatta maturare in cantina, sott’acqua, in un’anfora di terracotta caratteristica chiamata pirànna cioè contenitrice di pere. Tale contenitore ha la stessa forma dei vasi arcaici lucani (X sec. a.C.).

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LAZIO Uva pergolese di Tivoli – ViVi Green

Antica terra di vigne e vini non poteva che essere rappresentata da un vitigno particolare, conosciuto come Pergolese di Tivoli, probabilmente collegato alla storia degli antichi Romani. Infatti è stato ritrovato a Villa Adriana. Non sappiamo con certezza ma probabilmente i giardini e i pergolati delle ville romane dei dintorni di Tivoli erano ornati con questo bel vitigno. La Pergolese, la Pergola, o Prevola, era il tipico vitigno del pergolato, capace di fiorire fino a tre volte in un anno; esso ci riporta a una delle più antiche uve da tavola, con una notevole diffusione in Italia, considerando che è possibile trovarla ancora anche in Puglia (nel Gargano e nel Salento); qui è conosciuta in genere come Uva Invernale.

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