Sanguinella, Cornus sanguinea

La sanguinella è un arbusto che può crescere fino ad un massimo di 5 m. Le sue foglie sono ovali e possono raggiungere una lunghezza di dieci centimetri. La nervatura delle foglie è ricurva e i piccioli non presentano peluria (non presentano domatium).

I fiori sono ermafroditi (monoici) e autoimpollinanti. La sanguinella fiorisce da maggio a giugno; i fiori sono bianchi e profumati. Vengono impollinati da diverse specie di apoidei. La pianta spontanea è fruttifera da agosto a settembre. spesso fiorisce una seconda volta nell’anno (settembre-ottobre, se il clima è favorevole). Questa pianta è mellifera e viene bottinata dalle api, che ne raccolgono il nettare.[1]

I frutti sono drupe grandi come un pisello e non commestibili e che in seguito alla maturazione diventano neri. I frutti vengono mangiati dagli uccelli e da alcuni mammiferi.

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Calicanto, Chimonantus praecox

La prima è legata alla nascita del calicanto. In un freddo giorno d’inverno, un piccolo pettirosso, stanco e infreddolito, vagava cercando riparo in un ramo per potersi riposare e proteggere dal freddo. Ma tutti gli alberi che incontrava durante il volo, si rifiutavano di dargli ospitalità. Il pettirosso stremato giunse nei pressi di un calicanto il quale, alla vista del piccolo uccellino decise di dargli riparo e con le sue ultime foglie ingiallite provò a scaldarlo. Il Signore, che aveva visto il bel gesto, volle ricompensare la pianta di calicanto, facendo cadere sull’albero una pioggia di stelle brillanti e profumate. Fu così che da quel momento il calicanto fiorì in inverno.

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Arancio, Citrus x sinensis

Originario della Cina e del sud-est asiatico, questo frutto invernale sarebbe stato importato in Europa solo nel XVI secolo da marinai portoghesi. Tuttavia alcuni testi antico-romani ne parlano già nel I secolo; veniva coltivata in Sicilia dove era chiamato melarancia, il che potrebbe significare che il frutto avesse raggiunto l’Europa via terra. Potrebbero essere corrette entrambe le teorie. Probabilmente l’arancio giunse davvero in Europa per la via della seta, ma la coltivazione prese piede solo nella calda Sicilia, dove la sua diffusione si arenò. Solo dopo secoli venne riscoperto dai marinai portoghesi.

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Albero di Giuda, Cercis siliquastrum

Il nome “Albero di Giuda” invece, è riferito alla regione della Giudea, nel Vicino Oriente, da dove originerebbe, e da presso la quale si diffuse in tutto il Bacino del Mediterraneo. Grazie anche alla sua zona di origine e alla intensa fioritura approssimativamente in tempo di Pasqua, antiche leggende, legate al primo Cristianesimo, nacquero per rappresentare simbolicamente alcune vicende degli ultimi giorni di Gesù nei Vangeli. Il repentino apparire dei fiori di un intenso colore lilla-violaceo sulla nuda corteccia, ancor prima delle foglie, rappresenterebbe simbolicamente il tempo della Passione di Gesù, così come il colore dei paramenti liturgici cristiani relativo ad esso. Più in particolare, la pianta sarebbe legata all’episodio presso il quale, sotto questo albero, lo stesso Giuda Iscariota avrebbe dato il famoso “bacio” traditore a Gesù e, più tardi, tormentato dal rimorso, vi si impiccò.
La forte diffusione di questa credenza pare suggerire che il siliquastro avesse comunque un particolare significato, sempre di carattere passionale, anche presso alcuni culti precristiani europei.

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Carrubo, Ceratonia siliqua

Il carrubo (Ceratonia siliqua L., 1753) è un albero da frutto appartenente alla famiglia delle Fabaceae.
La coltivazione del carrubo, che si perde nella notte dei tempi, è diffusa in special modo in Nord Africa, Grecia e Cipro e, con minore estensione, in Spagna, Italia meridionale e Albania. In Italia lo troviamo soprattutto in Sicilia, anche se la rilevanza economica di questa produzione è purtroppo in declino. Comunque esistono tuttora importanti carrubeti nel ragusano e nel siracusano; in queste zone sono ancora attive alcune industrie, che trasformano il mesocarpo del carrubo in semilavorati, utilizzati nell’industria dolciaria e alimentare. Con le sue coltivazioni la provincia di Ragusa copre circa il 70% della produzione nazionale.

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Bagolaro o spacca sassi, Celtis australis

Il bagolaro è un grande albero, è un caducifoglia e latifoglia, alto sino a 20–25 m anche se l’altezza media è di 10–12 m. Il tronco è abbastanza breve, robusto e caratterizzato (in età adulta) da possenti nervature, con rami primari di notevoli dimensioni, mentre quelli secondari tendono a essere penduli. La chioma è piuttosto densa, espansa, quasi perfettamente tondeggiante.

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Cedro deodara o dell’Himalaya, Cedrus deodara

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Cedrus deodara cresce in maniera spontanea nella catena dell’Himalaya, diffuso nella zona orientale dell’Afghanistan, nel nord del Pakistan, nel Kashmir, negli stati nord occidentali dell’India, nel Tibet e in Nepal. In queste aree lo si ritrova tra i 1500 ed i 3.200 m. s.l.m. La sua introduzione in Europa risale all’inizio del XIX secolo.

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