Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Puglia
Ciciru, ciceru
Il cece di Nardò, varietà locale di questo legume che ha rischiato l’estinzione ma grazie al lavoro di una rete di piccoli produttori sta vivendo una rinascita. Questa rete di piccoli produttori si riunisce sotto il simbolo di Verdesalis, associazione neretina che si occupa della tutela della biodiversità locale promuovendo l’agricoltura naturale nel territorio dell’Arneo attraverso l’impiego di tecniche colturali ecosostenibili.
Dalla semplice custodia, Verdesalis ha poi saputo creare una rete di piccoli produttori interessati alla coltivazione diretta del cece di Nardò in un tutto il territorio d’Arneo*, campagna iniziata nel febbraio del 2018 grazie alla quale si potrà continuare la semina e la produzione per l’anno 2019 e, in piccole quantità, si potrà cominciare la distribuzione al dettaglio nel corso degli eventi organizzati da Verdesalis.
*il territorio d’Arneo è composto dai seguenti comuni: Nardò, Porto Cesareo, Leverano, Veglie, Salice Salentino, Guagnano, Campi Salentina, Carmiano e Copertino.
Il Cece di Nardò, oltre alle riconosciute caratteristiche organolettiche è caratterizzato da una spiccata cocibilità. Ha la caratteristica di generare sempre una piccola percentuale di semi bruni e neri (melanici) che in passato venivano eliminati, in quanto leggermente più restii alla cottura, e denominati con il termine “giudei” considerato all’epoca gravemente dispregiativo. Tale difetto (se così può essere considerato), non costituisce in realtà un problema considerata la piccolissima percentuale degli stessi, ma è invece un carattere distintivo, che riteniamo debba essere salvaguardato.
La semina avviene nel periodo che va da San Sebastiano (20 gennaio) a San Gregorio Armeno, quest’ultimo patrono della città di Nardò (20 febbraio). La raccoltà viene effettuata all’inizio dell’estate, estirpando le piante quando la maggior parte dei legumi è secca e lasciando le stesse essiccare bene in andana e quindi battendole manualmente (nel caso di piccole produzioni) oppure trebbiandole meccanicamente.
Perchè il cece di Nardò è così buono
Riconoscerlo è abbastanza facile grazie alla sua carattarestica di genereare sempre una piccola percentuale di semi neri, più restii alla cottura. Se in passato questi veninavo eliminati, chiamandoli in modo dispregiativo “giudei”, oggi si punta a salvaguardare proprio questo tratto distintivo senza effettuare alcun tipo di selezione. La bontà, invece, deriva alla alla qualità del terreno su cui viene coltivato, ovvero le fertili terre nere d’origine alluvionale ricche di humus fresco e profondo dell’agro di Nardò e dei comuni limitrofi di Galatone, Copertino e Leverano. Inoltre, è facile da coltivare, è resistente ai periodi di siccità e in termini quantitativi rende bene: basti pensare che con 10 kg di semi si possono produrre circa 200 kg di ceci. Se nell’antichità il cece di Nardò costituiva principalmente una merce di scambio, il progetto di tutela e valorizzazione di Verdesalis punta alla creazione di una vera e propria filiera economica locale.
Territorio
Agro di Nardò e piccole porzioni dei territori di Galatone, Copertino e Leverano (LE).
Fonte @puglia.com
Dolci di pasta di Mandorle pasta reale PAT
Conserva piccante di peperoni PAT
Tarallo dell’Immacolata PAT
Il tarallo dell’Immacolata è una variante del pane tipico dell’Alta Murgia, diffuso soprattutto nella zona di Gravina in Puglia. Viene prodotto e consumato prevalentemente nel periodo Natalizio come sostituto del pane durante i pasti.