Cuccija PAT Campania

Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Campania

cuccija di Santu Jacuvu; granninj cuotti

Minestra realizzata con una grande varietà di cereali e legumi, cotti a lungo dopo essere stati in acqua ad ammollare per uno o due giorni; ricetta molto differenziata anche da rione a rione dello stesso comune, con un forte connotato rituale e magico, sia nella preparazione che nel consumo; legato ai riti primaverili, veniva preparato e consumato il 1° maggio.

Descrizione delle metodiche di lavorazione, condizionamento, stagionatura

vengono messi in acqua abbondante , a secondo del tempo necessario ad ammorbidirsi, varie tipologie di cereali e legumi: grano, granturco, jurmano (segale), ceci, cicerchie, fagioli di vario tipo, ed anche fave e lenticchie, quindi condita con olio extravergine di oliva e sale, la cottura, molto prolungata, avveniva in pentole di terracotta smaltata (pignata) sul fuoco del camino, rimescolata di tanto in tanto; a volte si prepara una base di cottura soffriggendo cipolla o aglio, peperoni essiccati e conserva di pomodoro.

Osservazioni sulla tradizionalità, la omogeneità della diffusione e la protrazione nel tempo delle regole produttive

Il termine cuccija deriva direttamente dal greco antico; il suo uso esclusivo il 1° maggio è in perfetta continuità con i riti della panspermia che, in primavera, prevedevano il consumo di tredici tipologie di semi diversi, fra legumi e cereali, per propiziare la fertilità delle sementi e quindi il raccolto estivo. Il significato rituale di questa preparazione è testimoniato dall’usanza di gettare manciate di cuccija attorno alla casa per difenderla dalle zanzare (si consideri che la malaria era endemica nel Vallo di Diano) e dalla condivisione della preparazione con il vicinato; altrove veniva dispersa una manciata di cuccija sui campi, per fertilizzarli ritualmente; un po’ ovunque viene associata alla venerazione dei santi (Santa Lucia, San Giacomo) ed alla Madonna.

Territorio di produzione

Comuni del Vallo di Diano (SA)

Uva catalanesca PAT Campania

Questo frutto deve il suo nome alla sua origine geografica: fu importata qui dalla Catalogna, da Alfonso I d’Aragona nel XV secolo, e impiantato sulle pendici del Monte Somma, fra Somma Vesuviana e Terzigno. Su questi fertili terreni vulcanici l’uva fu presto sfruttata per vinificare dai contadini vesuviani negli imponenti cellai delle masserie, dove ancora…
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Stracciata PAT Campania

Nelle province di Avellino, Benevento, Caserta e Salerno dalla lavorazione di altri formaggi a pasta filata, deriva un latticino fresco, di struttura cremosa di colore bianco fino a paglierino e sapore fortemente di latte, dolce e delicato. Tale formaggio si chiama “stracciata”, perché un passaggio fondamentale della sua lavorazione è l’atto di “stracciare” la pasta…
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‘ndunderi PAT Campania

Col nome di ndunderi si indica un tipo di pasta fatta a mano tipica di Minori, in provincia di Salerno. La ricetta degli ndunderi, utilizzati tradizionalmente per i festeggiamenti in onore di Santa Trofimena, è antichissima, pare che sia una variante delle “palline latine” di origine romana, un alimento a base di “farina caseata” cioè…
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