Fave bellunesi PAT Veneto

 Prodotto Agroalimentare Tradizionale del Veneto

Fave bellunesi.

Le Fave Bellunesi appartengono alla famiglia delle Leguminose, Genere Vicia, Specie Vicia Faba, alla varietà fava tipo Major e, nella fattispecie, ad una popolazione o ecotipo definito bellunese. Si tratta di una pianta annuale con portamento eretto, la sua altezza a maturazione varia dai 70 ai 100 cm; ha apparato radicale fittonante e medio profondo. Le foglie alterne, costituite da 2 a 7 foglioline, sono di colore verde opaco e glabre.

Il fiore è di colore bianco con leggere sfumature violacee. Il frutto è un classico baccello a 2 valve, della lunghezza di circa 5 cm, di colore verde intenso allo stato fresco e bruno scuro alla stato secco. Contiene da 2 a 4 semi, di forma ovale e appiattito irregolarmente, è di colore variabile e non omogeneo (beige, nocciola, marrone e violetto) e senza venature o screziature, del peso di circa 120 g/1000 semi.

La tecnica colturale della “fava bellunese” è molto semplice e richiama le antiche tradizioni. La semina si effettua in primavera a file semplici o binate; sono praticate modeste concimazioni organiche mentre sono indispensabili scerbature e/o sarchiature nell’interfila. La raccolta è effettuata di norma entro la prima decade di settembre. La tradizione prevede di mietere le piante a mano, legare le stesse a mannelli e porle ad essiccare in apposite strutture in legno definite “faver”.

Ora questi faver tradizionali sono pressoché scomparsi e l’essiccazione è effettuata appendendo i mazzi di piante di fave ai poggioli dei fienili. Una volte essiccate piante e baccelli, queste vengono portate nell’aia o all’interno del granaio (“tabià”) per la battitura con un apposito correggiato. Da tale operazione si ottengono i semi della fava utili a scopo alimentare, mentre le restanti parti sono destinate all’alimentazione zootecnica. I semi delle fave essiccate, non subiscono nessun altro trattamento e se conservati in luogo arieggiato e secco restano inalterati per parecchi mesi. I principali utilizzi della fava in cucina sono: minestra di fave, semi di fava arrostita, fave lassate, farinata di fave, latte, burro e orzo, pane di fava, segale e orzo.

Tradizionalità

La coltivazione delle fave nell’area dolomitica bellunese ed il suo utilizzo, sottoforma di prodotto decorticato, vantano una salda e comprovata tradizione secolare. Numerose sono le citazioni in testi, libri e riviste sia dal punto di vista storico che culinario ed altrettanto importante è la documentazione fotografica e la ricerca etno-botanica. Merita di essere citato il quaderno numero 5 -“Fava, patata, fagiolo, papavero: sistemi e tecniche tradizionali di coltivazione e di utilizzazione nel bellunese” a cura di Daniela Perco (Comunità Montana Feltrina e Centro per la Documentazione della coltura popolare). In esso sono riportate, in appositi capitoli, decine di citazioni di storici e interviste, che testimoniano la presenza secolare della coltivazione della fava nel bellunese. Di recente, alcuni produttori attenti alle tradizioni stanno riproponendo la coltivazione di questa speciale e caratteristica leguminosa.

Territorio interessato alla produzione Aree dolomitiche dell’Alto Cordevole, Zoldano, Val Fiorentina e dell’Ampezzano, in provincia di Belluno.

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