Come abbiamo già visto, oggi stiamo assistendo ad una diminuzione della biodiversità, che è la varietà degli esseri viventi (piante, animali e microrganismi) che popolano la Terra. Grazie ad essa la natura ci fornisce cibo, acqua, energia e risorse per la nostra vita. Purtroppo oggi un numero molto elevato di specie animali e vegetali sono a rischio di estinzione.
Le cause sono molte e quasi tutte dovute alle attività umane. In particolare la biodiversità è minacciata da:
- la crescita della popolazione mondiale e del suo livello di benessere, che causa un aumento
- nell’utilizzo delle risorse naturali (ad esempio per costruire e per produrre);
- la distruzione degli habitat;
- l’introduzione di specie alloctone o aliene;
- i cambiamenti climatici e l’inquinamento (industrie, scarichi civili, agricoltura …).
Queste minacce riguardano anche quella particolare forma di diversità biologica chiamata “agrobiodiversità”, relativa cioè alle specie coltivate in agricoltura. Infatti l’agricoltura intensiva ha provocato una diminuzione del numero di specie o di varietà coltivate, attraverso la selezione di alcune specie a scapito di altre, perché più produttive o più resistenti alle malattie, o semplicemente perché più gradite al gusto o più belle esteticamente.
Ecco quindi che alcuni frutti, molto comuni fino a poche decine di anni fa, ora sono scomparsi quasi del tutto! Come ad esempio:
- le mele cotogne, che oggi sono prodotte quasi esclusivamente per fare conserve e marmellate;
- le giuggiole, simili a grosse olive, da cui proviene il proverbio “Andare in brodo di giuggiole”, ossia essere deliziati da qualcosa, riferito al liquore che si ricavava.
- le more di gelso, frutti dell’albero che veniva utilizzato per l’allevamento del baco da seta
- i corbezzoli, simili a grosse ciliegie, da cui si ricava ancora oggi un miele dal sapore amaro.
A questi frutti potremmo aggiungerne molti altri; infatti ogni territorio aveva le proprie varietà di frutti tipici. Per fortuna, comunque, oggi esistono anche dei modi per proteggere queste specie antiche e per impedire la loro definitiva scomparsa. In primo luogo, ci sono degli appassionati agronomi e ricercatori che vanno in cerca, come veri detective, dei semi più rari, e li coltivano personalmente, oppure li consegnano alle Banche del germoplasma o delle specie antiche, presenti in diversi Paesi tra cui anche l’Italia.
Ci sono poi specifici progetti di ricerca, come quello che sta svolgendo l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), che hanno lo scopo di studiare le antiche varietà di frutti presenti nelle diverse Regioni, ricostruire la loro storia e far conoscere le loro caratteristiche.
Questi frutti dimenticati, infine, si possono vedere da vicino visitando uno dei giardini o orti della biodiversità, che a poco a poco stanno sorgendo in diversi luoghi, spesso realizzati da amministrazioni pubbliche (Regioni, Province, Comuni, Agenzie per l’Ambiente), oppure da Università o da Associazioni. Grazie a questi luoghi della memoria, potremo scoprire i sapori perduti di questi frutti e potremo comprendere perché è tanto importante difendere la loro esistenza…
Fonte isprambiente.gov.it
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