NOME COMUNE: Gingko
NOME SCIENTIFICO: Ginkgo biloba L.
FAMIGLIA: Ginkgoaceae
DESCRIZIONE E STORIA
La Ginkgo è una gimnosperma e per questo non presenta dei fiori come abitualmente li intendiamo. Le Gimnosperme non hanno fiori, ma portano delle strutture definite coni o strobili o, come in questo caso squame modificate. I coni da un punto di vista funzionale possono essere considerati simili a dei fiori per omologia. È una pianta dioica, cioè che porta strutture fertili maschili e femminili separate su piante diverse. Negli strobili maschili i microsporangi sono portati a coppie su microsporofilli, disposti a spirale su un asse allungato. L’impollinazione è anemofila.
Negli strobili femminili gli ovuli, inizialmente due, si riducono ad uno solo nel corso dello sviluppo e sono portati su peduncoli isolati. Dunque le piante femminili, a differenza della maggior parte delle Gimnosperme (in particolare delle Pinophyta), non producono coni propriamente detti, ma strutture analoghe a questi.
La fioritura è primaverile. Tra impollinazione e fecondazione intercorrono alcuni mesi. La fecondazione avviene a terra all’inizio dell’autunno, quando gli ovuli sono già caduti dalla pianta madre e hanno quasi raggiunto le dimensioni definitive. I gameti sono ciliati e mobili, come avviene in molti altri gruppi(Cycadophyta, muschi, felci ed alghe).
I semi, di cui è commestibile l’embrione dopo la torrefazione, sono lunghi 1,5–2 cm e sono rivestiti da un involucro carnoso definito sarcotesta, pruinoso di colore giallo, con odore sgradevole a maturità per la liberazione di acidi carbossilici, in particolare acido butirrico. All’interno del sarcotesta vi è una parte legnosa chiamata sclerotesta che contiene l’embrione. La germinazione del seme avviene fuori terra (epigea).
ETIMOLOGIA DEL NOME/STORIA E TRADIZIONI:
il nome del genere Ginkgo deriva dal cinese Yin-kyo e significa “albicocca d’argento” perché i semi a maturazione hanno un rivestimento carnoso molto simile a questo frutto. Il nome della specie biloba si riferisce invece bilobata delle sue foglie. Darwin definì questo albero “fossile vivente” e tutt’ora è considerato tale in quanto le sue origini risalgono a 250 milioni di anni fa, nell’era del Paleozoico. E’ la sola specie vivente della famiglia Ginkgoaceae e senza dubbio la pianta a semi vivente più antica. In Cina e in Giappone è considerata da sempre una pianta sacra e per questo si trova molto spesso nei pressi dei templi. In Italia, il primo esemplare di Ginko biloba fu importato nel 1750 e si trova oggi nell’Orto Botanico di Padova.
Nell’antichità il Ginkgo venne considerato nel primo importante erbario cinese una sostanza benefica per il cuore e i polmoni; i medici lo utilizzavano per curare l’asma, i geloni e le tumefazioni causate dal freddo; i monaci buddisti lo piantavano accanto al tè, gli antichi cinesi e giapponesi consumavano i semi tostati come rimedio digestivo; i guaritori indiani ayurvedici lo associavano alla longevità usandolo come ingrediente del “soma”, l’elisir di lunga vita. L’albero è stato introdotto in Europa nel 1730.
HABITAT
pianta originaria dalla Cina ed introdotta poi in tutto il mondo, dove oggi viene coltivata per raccogliere le sue foglie a scopo salutistico o utilizzata come pianta ornamentale in giardini, parchi e viali. Ha una notevole resistenza sia agli agenti inquinanti, sia agli agenti atmosferici.
TEMPO E MODALITA’ DI RACCOLTA O COLTIVAZIONE
le foglie si raccolgono in autunno.
UTILIZZAZIONE
La parte uilizzata sono le foglie, il ginkgo svolge sulla pelle proprietà lenitive e nutrienti, per questo viene utilizzato in preparazioni cosmetiche per pelli secche, disidratate, devitalizzate ed arrossate.
Proprietà benefiche
- Antiossidante
- Favorisce l’afflusso di sangue al cervello
- Favorisce la memoria e le funzioni cognitive
- Stimolante della circolazione venosa ed arteriosa
- Protettiva cardio-vascolare
- Favorisce il benessere della vista
- Antiaggregante piastrinica, fluidificante del sangue
RIMEDIO NATURALE PER:
- Fragilità capillare
- Disturbi della circolazione venosa e linfatica degli arti inferiori: gambe gonfie e pesanti, crampi, emorroidi
- Turbe della memoria, vertigini, emicranie, cefalee
- Ronzii auricolari
- Disturbi oculari
- Demenza senile
- Prevenzione di disturbi cardio-circolatori, soprattutto nei soggetti a rischio
CONTROINDICAZIONI: se utilizzato ai dosaggi consigliati gli effetti collaterali sono rari e consistono in disturbi digestivi ed emicranie. Non va assunto insieme a farmaci con azione anticoagulante ed antiaggregante piastrinica (aspirina, warfarin, etc) o piante che influenzano la coagulazione del sangue (aglio, salice, ginseng) in quanto gli effetti si possono potenziare con il rischio di emorragie. Si consiglia di non farne uso prima di un intervento chirurgico. Controindicato in gravidanza e durante l’allattamento.
Alchemilla
Sembra che il nome Alchemilla derivi da la parola latina alchemia, legata all’uso che facevano di questa pianta gli alchimisti per produrre l’oro. Molto usata nella medicina popolare europea per dare sollievo ai dolori mestruali e per diminuire il flusso sanguigno.
Finocchio marino, Crithmum maritimum L
Il Crithmum maritimum, con il suo adattamento ecologico e i suoi benefici culinari e medicinali, rappresenta un esempio eccellente di come le piante costiere possano offrire risorse utili e sostenibili. La sua capacità di crescere in ambienti ostili lo rende una scelta interessante per i giardinieri costieri e per coloro che apprezzano le piante adattate…
Vitalba, Clematis vitalba L
La Clematis vitalba rappresenta una pianta dall’eleganza senza tempo, con una storia ricca di significato culturale e una bellezza che la rende apprezzata in molti giardini. Tuttavia, è importante considerare il suo potenziale invasivo e utilizzarla in modo responsabile, godendo dei suoi vantaggi estetici senza trascurare la gestione della sua crescita.
Una pianta officinale è un organismo vegetale usato nelle officine farmaceutiche o erboristiche per la produzione di specialità medicinali.
Sono considerate piante officinali piante medicinali, aromatiche e da profumo inserite negli elenchi specifici e nelle farmacopee dei singoli paesi. Il numero e il tipo di piante officinali varia da paese a paese a seconda delle tradizioni. Il più comune utilizzo di piante officinali è quello di correttori del gusto: molti farmaci o preparati farmaceutici hanno originariamente un gusto sgradevole, che quindi viene “corretto” con l’aggiunta di sostanze di origine vegetale.