Gravi rischi per la vita sott’acqua

La vita nei corpi d’acqua dolce e nei mari d’Europa è in difficoltà. Lo stato scadente degli ecosistemi ha un impatto diretto su molti animali e piante acquatici e influisce su altre specie e sugli esseri umani che dipendono dall’acqua pulita. Lo stato dei mari europei è pietoso, principalmente a causa della pesca eccessiva e dei cambiamenti climatici, mentre i corpi d’acqua dolce soffrono per l’eccesso di sostanze nutrienti e l’alterazione degli habitat. Infine, l’inquinamento da sostanze chimiche ha un impatto negativo sull’ambiente sia di acqua dolce sia marino.

L’acqua – da fiumi e laghi a zone umide e mari – ospita molti animali e piante, mentre innumerevoli altre specie ne dipendono. Per le persone, i corpi idrici sono fonte di salute, cibo, reddito ed energia, nonché le principali vie di trasporto e luoghi di svago.
Per secoli, gli esseri umani hanno alterato i corpi idrici europei per produrre cibo ed energia e proteggersi dalle inondazioni. Queste attività sono state fondamentali per lo sviluppo economico e sociale dell’Europa, ma hanno anche danneggiato la qualità dell’acqua e gli habitat naturali dei pesci e di altre forme di vita acquatica, specialmente nei fiumi.

In molti casi, l’acqua ha anche il compito spiacevole di trasportare l’inquinamento che emettiamo nell’aria, nel suolo e nell’acqua stessa e, in alcuni casi, è anche la destinazione finale dei nostri rifiuti e prodotti chimici. In breve, siamo stati abbastanza efficienti nel cogliere i benefici dell’acqua, ma ciò ha comportato un costo per l’ambiente naturale e per l’economia. Molti idro-ecosistemi e specie acquatiche sono minacciati: molte popolazioni di pesci stanno diminuendo, troppi o troppo pochi sedimenti raggiungono il mare, l’erosione costiera è in aumento e così via. Alla fine, tutti questi cambiamenti avranno anche un impatto sui servizi apparentemente gratuiti che i corpi idrici forniscono attualmente all’uomo.

Laghi, fiumi e acque costiere d’Europa

Rischio persistente
Inquinamento, eccessiva estrazione e alterazioni fisiche – come dighe e rettificazione – continuano a danneggiare i corpi d’acqua dolce in tutta Europa. Queste pressioni spesso producono un effetto combinato sugli idro-ecosistemi, contribuendo alla perdita di biodiversità e mettendo a rischio la possibilità che l’uomo continui a trarre vantaggio dall’acqua.

Secondo la recente relazione dell’AEA, Acque europee: valutazione della situazione e delle pressioni 2018, solo il 39 % delle acque superficiali raggiunge uno stato ecologico buono o elevato. In genere, i fiumi e le acque di transizione che conducono a un ambiente marino (ad esempio, aree del delta) sono in condizioni peggiori rispetto ai laghi e alle acque costiere. Lo stato ecologico dei corpi idrici naturali è generalmente migliore rispetto a quello dei corpi idrici fortemente alterati e artificiali, come riserve d’acqua, canali e porti.

Il lato positivo: le acque sotterranee dell’Europa, che in molti paesi forniscono l’80-100 % dell’acqua potabile, sono generalmente pulite, considerato che il 74 % delle aree di acqua freatica evidenzia un buono stato chimico. I principali problemi dei corpi idrici superficiali comprendono l’eccessivo inquinamento dato dai nutrienti provenienti dall’agricoltura, l’inquinamento chimico depositato dall’aria e
alterazioni basali che degradano o distruggono gli habitat, in particolare per i pesci.

Resa delle colture e agricoltura intensiva

Per aumentare la resa delle colture, l’agricoltura intensiva si basa su fertilizzanti sintetici, che spesso agiscono introducendo azoto e altri composti chimici nel terreno. L’azoto è un elemento chimico abbondante in natura ed essenziale per la crescita delle piante, che tuttavia assorbono solo in parte quello destinato alle colture. Questo potrebbe avvenire per una serie di motivi, quali ad esempio il fatto che la quantità di fertilizzante impiegata è maggiore di quella che la pianta può assorbire oppure non coincide con il periodo di crescita della pianta, per cui l’eccesso di azoto finisce nei corpi idrici.

Analogamente al suo impatto sulle colture terrestri, l’eccesso di azoto nell’acqua stimola la crescita di alcune piante acquatiche e alghe secondo un processo noto come eutrofizzazione. Questa ulteriore crescita riduce l’ossigeno nell’acqua a scapito di altre specie che vivono in quel corpo idrico. L’agricoltura, tuttavia, non è l’unica fonte di azoto che finisce nell’acqua.

Anche gli impianti industriali o i veicoli alimentati a gasolio possono rilasciare quantità significative di composti azotati nell’atmosfera, i quali successivamente vengono depositati su superfici terrestri e acquatiche. Le emissioni industriali di metalli pesanti nell’acqua stanno diminuendo rapidamente, secondo una recente analisi dell’AEA dei dati contenuti nel registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti (E-PRTR19). L’analisi ha rilevato che le pressioni ambientali causate dalle emissioni industriali20 di otto metalli pesanti principali nell’acqua sono diminuite del 34 % dal 2010 al 2016. Le attività minerarie hanno rappresentato il 19 % e l’acquacoltura intensiva il 14 % di tali pressioni.

Nell’acquacoltura intensiva sono rame e zinco a essere rilasciati in mare dalle gabbie dei pesci, nelle quali vengono utilizzati i suddetti metalli per proteggerle dalla corrosione e dalla crescita di organismi marini. Gli effetti nocivi dei metalli pesanti possono includere, ad esempio, problemi di apprendimento, comportamentali e di fertilità negli animali e negli esseri umani.

Altre fonti di inquinamento stanno emergendo, quali per esempio, negli ultimi anni, quello da prodotti farmaceutici, come antibiotici e antidepressivi, che è stato rilevato in modo crescente nell’acqua e sta incidendo sulla produzione ormonale e sul comportamento delle specie acquatiche.

Iniziative intraprese — Possibile incidenza dei tempi necessari a produrre effetti

Il pessimo stato dei corpi idrici non è migliorato nell’ultimo decennio, nonostante gli sforzi degli Stati membri dell’UE, tra cui la lotta alle fonti di inquinamento, il ripristino degli habitat naturali e l’installazione di zone di passaggio per i pesci intorno alle dighe. Considerato che sui fiumi europei si trova un numero impressionante di dighe e riserve d’acqua, la portata delle misure adottate potrebbe essere troppo ridotta per ottenere un miglioramento significativo. È anche possibile che vi sia un ritardo a livello di tempistiche
e che alcune di queste misure si tradurranno in miglioramenti tangibili nel lungo termine.

Un’indicazione positiva che possiamo già osservare sono i chiari progressi compiuti nel trattamento delle acque reflue urbane e nella riduzione delle acque nere emesse nell’ambiente. Le concentrazioni di inquinanti legati allo scarico delle acque reflue, come l’ammonio e il fosfato, nei fiumi e nei laghi europei sono diminuite notevolmente negli ultimi 25 anni.

Un indicatore AEA sul trattamento delle acque reflue urbane21 mostra anche un miglioramento continuo sia della copertura sia della qualità del trattamento dappertutto in Europa.

Zone umide sotto pressione

Insieme alle dune e alle praterie, le zone umide sono uno degli ecosistemi più minacciati in Europa. Tali aree, tra cui torbiere attive, acquitrini e paludi, svolgono un ruolo cruciale in quanto punto d’incontro degli habitat acquatici e terrestri nel quale vive e dal quale dipende una ricca varietà di specie che purificano l’acqua, offrono protezione contro le inondazioni e la siccità, forniscono alimenti essenziali come il riso e proteggono le zone costiere dall’erosione.

In gran parte a causa del drenaggio agricolo, tra il 1900 e la metà degli anni ’80 l’Europa ha perso due terzi delle sue zone umide, che oggi rappresentano solo il 2 % circa del territorio dell’UE24 e il 5 % circa della superficie complessiva di Natura 2000. Sebbene nell’UE la maggior parte dei tipi di habitat delle zone umide siano protetti, le valutazioni dello stato di conservazione mostrano che l’85 % presenta uno stato sfavorevole; di tale percentuale, al 34 % è attribuibile uno stato scadente e al 51 % un cattivo stato

Clima, Accelerazione dello scioglimento dei ghiacciai negli ultimi 20 anni

I segnali e le osservazioni raccolte dai satelliti già lo facevano ipotizzare, ma ora è arrivata la prima conferma: lo scioglimento di due dei maggiori ghiacciai antartici, Pine Island e Thwaites, ha raggiunto il punto di non ritorno. Si ritiene che lo scioglimento dei ghiacci in questa regione, ormai inarrestabile, potrebbe portare al collasso dell’intera…

Leggi di +

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *