UNA VISITA AL MUSEO: GALLERIA DELL’ACCADEMIA – FIRENZE
Il David è una scultura realizzata in marmo (altezza 520 cm incluso il basamento di 108 cm) da Michelangelo Buonarroti, databile tra il 1501 e l’inizio del 1504 e conservata nella Galleria dell’Accademia a Firenze. Largamente considerato un capolavoro della scultura mondiale, è uno degli emblemi del Rinascimento nonché simbolo di Firenze e dell’Italia all’estero. L’opera, che ritrae l’eroe biblico nel momento in cui si appresta ad affrontare Golia, originariamente fu collocata in Piazza della Signoria, come simbolo della Repubblica fiorentina vigile e vittoriosa contro i nemici.
Da sempre considerato l’ideale di bellezza maschile nell’arte così come la Venere di Sandro Botticelli è considerata il canone di bellezza femminile, molti ritengono che il David sia l’oggetto artistico più bello mai creato dall’uomo.
Il 16 agosto del 1501 i consoli dell’Arte della Lana e l’Opera del Duomo di Firenze commissionarono a Michelangelo una statua di re David, da collocare in uno dei contrafforti esterni posti nella zona absidale della cattedrale di Santa Maria del Fiore. Si trattava di un’impresa che non aveva precedenti nell’arte rinascimentale e che era già stata tentata due volte. L’enorme blocco di marmo bianco destinato all’opera era infatti già stato abbozzato prima da Agostino di Duccio nel 1463-1464 e poi da Antonio Rossellino nel 1476, ma poi era stato abbandonato da entrambi per le caratteristiche non ottimali del pezzo, anche perché era stato sgrossato rozzamente e questo limitava le possibilità di intervento.
Il problema principale dell’abbozzo era la fragilità del marmo, dovuta alla sua scarsa qualità, alla presenza di numerose fenditure e fori, detti taroli, e alla tendenza intrinseca, di quella tipologia di marmo, alla cottura, cioè alla perdita di coesione dei cristalli. Si riteneva che la forma del blocco fosse un altro ostacolo: troppo alta e stretta, insufficiente per un pieno sviluppo anatomico della figura. Il blocco era friabile specialmente nella zona sotto l’attuale braccio sinistro e si temeva che una volta scolpito non fosse in grado di reggere il peso della figura sulle sole gambe. Nonostante le fonti tacciano al riguardo, è lecito pensare che il blocco dovesse presentare già alcune forme antropomorfe, per quanto parziali, tanto che i fiorentini erano soliti già chiamarlo “il Gigante”.
La scolpitura
Nonostante le difficili premesse, Michelangelo, poco più che venticinquenne, non si scoraggiò e, conscio del prestigio che gli avrebbe garantito un successo, accettò la sfida, affrontando il blocco che era definito “male abbozatum et sculptum”, all’interno dell’Opera (l’attuale cortile del Museo dell’Opera del Duomo).
L’inizio dei lavori risale al 9 settembre 1501, quando l’artista provò la durezza del blocco sbozzandolo con qualche colpo di scalpello. Si mise effettivamente all’opera il 13. Il 14 ottobre, probabilmente disturbato dagli occhi indiscreti di chi voleva vedere “il gigante” in lavorazione, fece costruire un recinto di tavole attorno al suo campo di lavoro.
Il soggetto sarebbe stato rappresentato nudo, come altre statue religiose dell’artista, e in un’iconografia innovativa, senza la testa di Golia ai piedi (presente come da tradizione nel David di Donatello e in quello di Verrocchio), quindi prima della micidiale sfida. Michelangelo provvide a stuccare e ricoprire le venature e i taroli della statua con malta di calce restituendo alla superficie la levigatezza tipica delle sue sculture giovanili.
L’esecuzione dovette essere circondata da un’aura di mistero e da una trepidante attesa nei fiorentini, consci dei successi romani dell’artefice e curiosi di sapere l’esito di una prova così difficoltosa. Lo stretto riserbo venne sciolto solo la vigilia della festa di San Giovanni, patrono cittadino, il 23 giugno 1503, quando venne aperto il recinto e invitata la popolazione ad ammirare il capolavoro ormai in via di completamento.
Il 26 gennaio 1504 la statua viene definita “quasi finita” e si procede a nominare una commissione per deciderne la collocazione. A maggio del 1504 la statua fu trasportata nella sua sede definitiva, vi lavorò quindi tre anni, creando un’opera leggendaria che conteneva nella sua vicenda tutte le premesse per il mito: l’enorme difficoltà tecnica, l’innegabile bellezza del risultato e le numerose vicende che ne hanno segnato la storia.
Fonte @Wikipedia