Il Giardino dei Semplici – La medicina dei Monasteri

Nel Medioevo, l’epoca della grande fioritura degli ordini Monastici, la scienza medica era in parte fondata su idee preesistenti fin dall’età antica e in parte sostenuta da credenze magico-religiose che vedevano una interazione – commistione tra il corpo, legato a cio che è mortale e materiale, e l’anima, che invece è immateriale e immortale

Convento dei Francescani di Greccio – Rieti (IT)
Il sistema di cura antico: Il giardino dei semplici

Ogni convento o Monastero di un certo riguardo aveva il proprio “orto dei semplici”

Si trattava di un orto in cui si coltivavano le erbe e le piante medicinali. Il nome derivava dal latino medioevale, in cui la medicina che aveva come materia medicamentosa appunto questo tipo di vegetali si definiva medicamentum o medicina simplex

Questi vegetali, una volta essiccati in ambiente ben aereato, venivano ripostinell’armarium pigmentariorum, ovvero un armadio di legno massiccio, senza vetri, per proteggere i preparati dalla luce. A volte la conservazione avveniva mediante la produzione di tinture alcoliche, macerati e sciroppi ecc.

Il monaco addetto a sorvegliare l’orto e alla raccolta dei preparati medicamentosi era il monachus infirmarius, una sorta di figura tra il farmacista, il farmacologo e il medico.

Una delle funzioni dei monasteri e dei conventi era quella assistenziale, rivolta ai molti che un tempo percorrevano le vie della fede, i pellegrini.

Molte di queste strutture non a caso sorgevano proprio lungo questi cammini. I pellegrini trovavano ristoro, ospitalità e cure.

LE PIÙ NOTE ERBE CURATIVE DEL GIARDINO DEI SEMPLICI

Le piante che trovavano posto nel giardino dei semplici e che servivano a creare preparati medicamentosi non erano piante particolarmente rare, bensì le comuni specie che si potevano anche trovare allo stato brado. Oggi, più che di piante mediche, parleremmo di piante officinali o aromatiche!

L’aglio (Allium sativum) L’aglio era un elemento importante dell’alimentazione contadina, veniva utilizzato per prevenire la peste e il colera. Nel folclore popolare scacciava le streghe, i demoni e i vampiri. Questo perchè i bambini che avevano delle parassitosi avevano sonni agitati, come se fossero disturbati da esseri maligni. Le collane d’aglio che venivano loro poste addosso, dalle proprietà vermifughe, li liberava dai cosiddetti “vermi”, ma si era più propensi a credere che fossero stati liberati da presenze demoniache.

Il basilico (Ocimum basilicum) Il basilico era usato per guarire le ferite, grazie alla sua forte valenza battericida.

La camomilla (Matricaria chamomilla) La camomilla era pianta spontanea, nota fin dall’antichità per le proprietà antisettiche e calmanti

Il cumino (Carum carvi) Il cumino aveva una funzione regolatrice gastrointestinale tale da facilitare la digestione

L’elicrisio (Helicrysum italicum) È pianta spontanea della macchia mediterranea,  considerata antinevralgico è utile in casi di artriti, reumatismi ed emicrania.

Il finocchio selvatico (Foeniculum vulgare) Veniva prescritto per il colore giallo dei fiori a chi aveva eccessi di bile ed era malato di ittero. Era un erba considerata magica per i poteri divinatori e in prossimità del solstizio d’estate la si spargeva secca attorno al letto per avere sogni premonitori. Fin dall’antichità era parte della dieta di combattenti e atleti in quanto si pensava che potesse accrescerne il vigore ed il coraggio. Aveva anche proprietà afrodisiache.

Il ginepro (Juniperus communis) Considerato pianta sacra che scacciava le streghe e spiriti malvagi, era utilizzato in bacche, ma anche il legno veniva apprezzato per farne mestoli e cucchiai per la lavorazione del latte che, magicamente, si trasformava in burro e formaggi. Ildegarda da Bingen lo consigliava per la cura delle crisi respiratorie e dall’asma bronchiale.

La lavanda (Lavandula officinalis) È una pianta arbustiva che cresce spontanea nelle zone a clima mediterraneo dell’Europa. Il nome deriva dal fatto che era utilizzata nell’antichità per la detersione e la pulizia del corpo, ma anche degli ambienti. Dal significato materiale, la pianta assunse anche un significato simbolico di talismano utile nella lotta contro le presenze demoniache.

La liquirizia (Glycyrrhiza glabra) Consumata anche per diletto in quanto radice dolce, insieme alla manna, alla cassia e al rabarbaro veniva impiegata per il potere purgativo e leggermente lassativo.

La maggiorana (Origanum majorana) Parente della pianta spontanea dell’origano ma originaria dell’Africa Nord-Orientale e dell’Asia centrale, venne introdotta in Europa probabilmente dai Crociati e coltivata poi come pianta officinale. Le si riconosceva proprietà calmanti contro stati di angoscia, dolore, insonnia e per sedare le nevralgie e il mal di testa.

La malva (Malva silvestris) È pianta spontanea in Europa. Da sempre le sono state riconosciute grandi capacità emollienti, da cui anche il nome che deriva dal verbo latino mollire, ovvero “calmare”. Simboleggiava la calma, l’amore e la dolcezza. In alcuni casi veniva utilizzata come potente afrosidiaco, in altri come anafrodisiaco, a seconda dei preparati in cui compariva. Era così comune il suo utilizzo da essere consoderata una pianta omnimorba, ossia in grado di porre rimedio a tutti i mali.

Il mandorlo (Prunus amygdalus) Era pianta molto comune e molto apprezzata. Le mandorle dolci, presenti in molte preparazioni sotto forma di frutto, di farina, di legante, di dolcificante, erano riconosciute come ottime alleate della memoria e della concentrazione. Le mandorle amare, altamente velenose, erano utilizzate sotto stretta sorveglianza medica come rimedio medicamentoso per svariate preparazioni.

La melissa (Melissa officinalis) È pianta erbacea spontanea. La sua coltivazione come pianta officinale nel Medioevo fu vasta e l’Acqua di Melissa delle Carmelitane Francesi era un ritrovato medicamentoso ritenuto efficace per un vasto numero di disturbi fisici e nervosi

La menta (Mentha piperita) Era piuttosto comune anche come pianta spontanea e utilizzata contro i più svariati disturbi: dal mal d’orecchi al vomito, dall’azione vermifuga alla cura di problemi di stomaco. Aveva una funzione calmante e, applicata in cataplasmi sul seno, favoriva lo sgorgare del latte materno.

L’origano (Origanum vulgare) È pianta perenne spontanea nel clima mediterraneo europeo. Mazzetti essiccati di questa pianta venivano appesi al collo a scopo disinfettante in epoca di pestilenza ed epidemia. Veniva molto utilizzata in cucina.

Il prezzemolo (Petroselium hortense) Aveva una grande valenza officinale ma se ne conosceva anche la tossicità. Ildegarda preparava il cosiddetto “vino di prezzemolo”, bevanda composta da miele, aceto, vino e prezzemolo bolliti insieme, che serviva ad accompagnare altri rimedi medicamentosi e pillole, in quanto si credeva rafforzasse le proprietà dei farmaci ingeriti e velocizzasse la guarigione.

Il rosmarino (Rosmarinus medicinalis) Era segnalato dalla Scuola Salernitana come ottimo rimedio per attenuare il mal di stomaco. L’acqua di rosmarino era un apprezzato elisir di giovinezza. Insiema alla salvia, ruta e menta era tra le erbe utilizzate per l’acqua di San Giovanni. Nella notte del solstizio d’estate, infatti, rametti di queste erbe erano posti in una bacinella d’acqua esposta alla luna. La rugiada della notte santa si mescolava all’acqua, che acquisiva poteri taumaturgici. Con il legno di rosmarino si fabbricavano cucchiai che si pensava avrebbero protetto dall’avvelenamento e pettini contro la calvizie.

La ruta (Ruta graveolens) A causa del suo odore sgradevole era considerata una pianta protettiva da infestazioni malefiche. Era una pianta che regolava il flusso mestruale femminile

La salvia (Salvia officinalis) Era tra le piante più comuni, apprezzata sia a livello culinario sia a livello curativo. Era infatti utile per confortare i nervi e togliere i tremori dalle mani, calmare gli eccessi della febbre e rinvigorire il fisico. Era tra le erbe considerate femminili, come il prezzemolo e la ruta, utilizzata per regolare il flusso ma anche a scopi abortivi.

Il timo (Thymus vulgaris) Era utilizzato, cotto, come condimento in zuppe di farro o di piatti a base di carne o di verdure. Lo si utilizzava per favorire la guarigione di eruzioni cutanee (acne inclusa) che, al di là del fattore estetico, erano considerate pericolose perchè si credeva che, scoppiando all’interno, potessero portare a disturbi più gravi.

Lo zafferano (Crocus sativus) Deriva dalla polvere degli stimmi dei fiori del croco. Era un tempo, così come lo è oggi, spezia molto preziosa reperibile anche in Italia, soprattutto al sud. Per il colore giallo che donava ai piatti, era un ingrediente prezioso nella cucina invernale, allorché era usanza dare dei colori caldi alle preparazioni. In campo terapeutico aveva una proprietà corroboranti contro svenimenti e debolezza.

@ Rimedi dai Conventi per il corpo e l’anima – 2014 – Grafiche Busti VERONA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *