Registro nazionale dei paesaggi rurali storici del MIPAAF
Regione: Molise
La secolare pratica della cerealicoltura nell’area di Melanico, ha conferito un’impronta al paesaggio, caratterizzato da grandi spazi nudi e arricchito a partire dalla metà del ‘900 da piccoli oliveti e dai poderi della Riforma agraria, senza tuttavia perdere l’indiscutibile prevalenza granaria.
Motivazione iscrizione
L’area oggetto di candidatura si estende per 2.365 ha nel Comune di Santa Croce di Magliano (CB) con piccole porzioni che ricadono nei comuni di San Giuliano di Puglia (CB) e Torremaggiore (FG). Il paesaggio è dolcemente collinare con elevazioni comprese tra i 100 e 150 m s.l.m. I terreni sono prevalentemente sabbiosi con marne argillose e presenza di macrofossili.
La significatività dell’area è legata alla persistenza storica della coltivazione estensiva dei cereali, ancora oggi in netta prevalenza rispetto ad altre colture, rappresentando non solo una delle principali tipologie di paesaggio storico italiane, ma anche uno dei simboli più rappresentativi della cultura e del paesaggio del mediterraneo.
La cerealicoltura ha origini antiche essendo documentata da prima del secolo 900 a.C., quando fu costruita la Badia di Sant’Eusebio, conosciuta come Santa Maria di Melanico, grazie ai monaci benedettini arrivati da Larino.
La secolare tradizione cerealicola ha dato una forte impronta al paesaggio, caratterizzato da ampi spazi tipici delle colture estensive, punteggiate da qualche albero isolato e fazzoletti di bosco, la coltura dei cereali raggiunse il suo massimo sviluppo con l’arrivo dei Borboni che nel 1737 resero le terre demaniali.
Una ridistribuzione di queste avvenne alla metà degli anni Cinquanta con la Riforma fondiaria, quando parte dei terreni di Melanico venne suddivisa in poderi di circa 6-8 ettari ciascuno, ognuno di questi provvisto di una piccola casa colonica. Con la riforma si è tuttavia mantenuta la coltura estensiva dei cereali, accompagnata da piccoli oliveti e orti in prossimità delle case coloniche.
Attualmente la produzione è basata soprattutto su varietà di grano duro italiano di ottima qualità in rotazione con altre colture. La bellezza del paesaggio si esprime anche nei colori assunti dai campi coltivati nelle varie stagioni, oltre che dalla vastità del territorio osservabile dai rilievi collinari. A fine estate viene eseguito ancora, come in passato, il debbio, una pratica storica che costituiva una delle principali modalità per rinnovare la fertilità e difendere le colture da agenti patogeni.
I fuochi bassi distribuiti nei vari appezzamenti, soprattutto nelle ore notturne, contribuiscono al fascino del paesaggio di Melanico. Il territorio è caratterizzato anche dalla pastorizia transumante, nella zona confluiscono infatti due dei grandi tratturi che mettevano in comunicazione le montagne dell’Appennino con il Tavoliere: l’Ateleta- Biferno e il Celano-Foggia
Integrità
Il paesaggio rurale di Melanico si presenta ancora molto omogeneo e ben curato mantenendo un ottimo livello di integrità pari all’83% (VI classe). Le modeste modifiche apportate durante la riforma agraria e l’evoluzione tecnica in agricoltura avvenuta negli ultimi decenni non hanno intaccato la struttura del paesaggio. Esso permane sostanzialmente inalterato, estendendosi quasi senza soluzioni di discontinuità sulle colline e le zone vallive incluse nell’area, mostrandosi anche piuttosto omogeneo con le aree circostanti.
Gestione
L’area è gestita dal comune di Santa Croce di Magliano. Oltre al comune sul territorio operano enti di sviluppo locale e associazioni di categoria come GAL Innovaplus, BIOMOLISE –Distretto Frentano, Confederazione Italiana Agricoltori (CIA), Coldiretti, Confagricoltura.
Raccomandazioni
Nonostante il paesaggio rurale abbia mostrato una indiscutibile capacità di resistere nei secoli alle trasformazioni storiche e politiche avvenute in Italia, si riscontrano vulnerabilità da non sottovalutare. La mancanza di una pianificazione urbanistica e paesaggistica oculata ha dato luogo ad insediamenti di scarsa qualità architettonica.
Il terremoto del 2002 è stato purtroppo responsabile di molteplici danni alle strutture insediative e alle infrastrutture. Sarebbe importante, ed urgente, procedere al recupero dei fabbricati rurali tradizionali ancora presenti per assicurare il mantenimento di questo patrimonio storico. Ugualmente importante sarebbe accedere ai fondi del programma di sviluppo rurale della Regione Molise per promuovere progetti rivolti anche a valorizzare le produzioni tipiche dell’area e il turismo.
È necessario, infatti, sviluppare una migliore ricettività turistica e la complessiva promozione del territorio, che appare poco conosciuto e frequentato, anche dal turismo giornaliero delle vicine località balneari e stimolare un turismo enogastronomico. Appare anche importante migliorare la partecipazione e la consapevolezza della popolazione dei valori del territorio, appoggiandosi e valorizzando le risorse umane esistenti, in particolare giovani imprenditori ed amministratori interessati a vivere e lavorare in questa realtà rurale.