Il paesaggio rurale storico di Lamole – Greve in Chianti

Registro nazionale dei paesaggi rurali storici del MIPAAF

Regione: TOSCANA

Il paesaggio di Lamole rappresenta il risultato di secoli di adattamento delle popolazioni locali ad un ambiente alto collinare che ha impresso le sue forme alla base naturale allo scopo di sviluppare le attività agricole. L’area, ampliamente utilizzata nel corso dei secoli a scopi agricoli, vedeva già la presenza di importanti insediamenti al tempo degli Etruschi.

La storia di quest’area è strettamente legata alle sue caratteristiche geomorfologiche; fino dal periodo romano l’area era stata individuata come zona particolarmente adatta all’agricoltura, per l’esposizione e le caratteristiche del terreno. Le pendenze elevate, almeno dal periodo medievale, hanno favorito in molte parti del territorio la realizzazione di terrazzamenti, costituiti da muri a secco che consentono di sostenere porzioni di terreno che vengono così rese pianeggianti, dando la possibilità di sfruttare le superfici ottenute per le coltivazioni.

Questo tipo di sistemazioni, impiegate in gran parte del territorio italiano, sono diventate una delle componenti maggiormente rappresentative del paesaggio di Lamole e i metodi di costruzione sono diventati, nel corso del tempo, un importante patrimonio per la cultura locale. Grazie a questa tipologia di sistemazioni, infatti, non solo si consente la messa in piano del terreno, ma si crea anche un particolare microclima, favorendo di gran lunga la coltivazione con una produzione di elevata qualità.

Dato l’isolamento dell’area fino a tempi piuttosto recenti Lamole non ha subito importanti trasformazioni mantenendo largamente invariate le caratteristiche del suo territorio. Le attività agricole hanno da sempre costituito la principale risorsa per la popolazione locale, motivo per cui le tipologie di colture sono sempre state molto varie, dando origine ad un’area molto particolare dal punto di vista del mosaico paesistico. Fino a tempi recenti infatti era piuttosto rara la presenza di monocolture, mentre, frequentissima, era la cosiddetta coltura promiscua dove si vedevano, per esempio, sul medesimo terreno vite ed olivo o seminativi ed olivi.

Tale tipologia di coltura è stata tramandata sino ai giorni nostri, così come le metodologie di costruzione dei muretti a secco, tutto questo anche come conseguenza diretta dell’isolamento a cui è sempre stata soggetta la zona che, proprio perché povera di vie di comunicazione, è stata poco influenzata dai cambiamenti susseguitisi nelle varie epoche storiche anche in ambito agricolo. Sebbene l’area sia stata interessata dalle nuove tecnologie sviluppate in ambito agricolo, i cambiamenti del paesaggio sono stati di modesta entità.

Ciò anche a causa della presa di coscienza degli imprenditori agricoli del luogo che hanno invertito la tendenza, largamente diffusa nel Chianti negli ultimi decenni, di distruggere i terrazzamenti optando per la coltivazione a “rittochino”, cioè lungo le linee di massima pendenza, sviluppando un modello di agricoltura di tipo industriale. In tal senso Lamole può essere considerato un punto di riferimento della inversione di tendenza che si registra in molte parti della Toscana, che ha portato al ripristino e alla manutenzione dei sistemi terrazzati, specialmente nella zona di produzione del Chianti.

Questo grazie ad imprenditori coraggiosi che hanno messo tutto il loro impegno nell’opera di ripristino dei terrazzamenti puntando ad una qualità del vino e dell’olio strettamente legata a quella del paesaggio e alle pratiche agricole tramandate da generazioni. Tale ruolo appare rafforzato se si tiene presente che Lamole è considerata la patria del Sangiovese, il principale vitigno del Chianti Classico, ed il più rappresentativo della viticoltura toscana. Oltre alle produzioni di qualità è importante segnalare il ruolo importante dell’agriturismo che si basa sull’apprezzamento di un paesaggio caratterizzato da notevoli valenze estetiche, da un ricco patrimonio storico insediativo e da rinomati prodotti locali.

Nell’area oggetto della candidatura non sono solo presenti le aree coltivate a terrazzo, ma anche edificati storici, quali il mulino, la strada romana e la chiesa simboli della storicità e dell’importanza del borgo di Lamole sin da tempi antichi. Le sistemazione idraulico-agrarie, assieme alla policolture caratterizzate da vite, olivo ed al bosco, caratterizzano ancora oggi il paesaggio rurale di Lamole e e sono oggetto della candidatura nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali di Interesse Storico. L’area era già stata inserita nell’indagine per la costituzione del Catalogo Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici pubblicato dal Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali nel 2010.

Il territorio di Lamole è oggi tutelato attraverso numerose normative che fanno capo al Piano di Indirizzo Territoriale con valenza di Piano Paesaggistico della Regione Toscana e da altre normative a livello nazionale e comunale, l’iscrizione nel Registro Nazionale consentirebbe però di tutelare e valorizzare in modo più specifico le caratteristiche del paesaggio rurale storico. Oggi però Lamole non solo conserva le caratteristiche del paesaggio storico, ma è supportata in questo dalla ricerca scientifica. In questa zona sono infatti concentrate le attività di quattro dipartimenti dell’Università di Firenze ed alcuni istituzioni internazionali, che stanno studiando il ruolo delle pratiche agricole tradizionali per la riduzione del rischio idrogeologico, per la qualità della produzione e per la mitigazione e adattamento al cambiamento climatico.

Il soggetto proponente del Dossier di candidatura è l’associazione culturale “I profumi di Lamole”, un’iniziativa nata grazie alla volontà delle imprese agricole locali. In questi ultimi anni l’associazione si è occupata di promuovere il paesaggio ed i prodotti del luogo, tramite manifestazioni organizzate sia nel borgo di Lamole che in altre città toscane

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