Il romanticismo tra Johann Wolfgang von Goethe ed il sublime di Caspar David Friedrich

Il Romanticismo tedesco trovò due espressioni significative nell’opera di Johann Wolfgang von Goethe e nelle opere pittoriche di Caspar David Friedrich, anche se attraverso linguaggi artistici diversi. Goethe, con la sua letteratura filosofica e introspettiva, e Friedrich, con i suoi paesaggi sublimi e inquietanti, incarnano due visioni complementari del Romanticismo: la ricerca interiore e filosofica dell’individuo, e la rappresentazione dell’infinito e della natura come spazio di elevazione spirituale.

Johann Wolfgang von Goethe: La ricerca interiore

Goethe (1749-1832) esprime la profondità romantica soprattutto attraverso un’indagine dell’interiorità umana e del rapporto tra individuo e natura. Nelle sue opere, come I dolori del giovane Werther (1774), troviamo il tema del sublime emozionale, dove i sentimenti umani si rivelano spesso travolgenti e in conflitto con le convenzioni sociali. L’eroe goethiano è un individuo complesso, costantemente alla ricerca di significato e libertà, immerso in un rapporto ambivalente con la natura, che diventa allo stesso tempo rifugio e specchio del proprio tumulto interiore.

In Faust, Goethe affronta il sublime filosofico, esplorando il desiderio di conoscenza, l’ambizione e il limite umano. Faust incarna la sete infinita dell’uomo di oltrepassare i propri limiti, affrontando il mistero e l’ignoto come sfide estreme. Goethe usa il simbolismo della natura, come le foreste oscure e le montagne, per rappresentare la vastità e la profondità delle forze universali, mettendo in scena un sublime che non è solo esterno, ma anche profondamente interiore e spirituale.

Caspar David Friedrich: La natura come sublime

Caspar David Friedrich (1774-1840), contemporaneo di Goethe, espresse in pittura il senso di un sublime naturale, rendendo i paesaggi grandiosi e sovrastanti simboli di un’esperienza spirituale e trascendentale. Friedrich ricercava la natura non come semplice paesaggio, ma come manifestazione visibile del divino, in cui l’uomo è piccolo e vulnerabile di fronte alla vastità dell’infinito. Opere come Viandante sul mare di nebbia o Abbazia nel querceto rappresentano il sublime romantico nella sua forma più pura: la presenza dell’infinito e dell’eterno, la vastità delle forze naturali che suscitano una sensazione di reverenza e anche di smarrimento.

Friedrich esplora il contrasto tra la natura immensa e l’uomo fragile, rappresentato come figura solitaria e contemplativa. Questo senso di isolamento è essenziale nella sua pittura: l’uomo, di spalle, osserva il paesaggio in un momento di contemplazione spirituale, cercando di capire il proprio posto nell’universo. Il sublime di Friedrich è tanto visivo quanto spirituale, rappresentato dal cielo tempestoso, dalla luce dell’alba o dal buio della notte, elementi naturali che suggeriscono la presenza di forze sovrumane e misteriose.

Il Sublime Romantico: Confronto tra Goethe e Friedrich

Goethe e Friedrich condividono una visione sublime della natura come veicolo di esplorazione del mistero e dell’ignoto, seppur espressa in modi diversi. Mentre Goethe cerca il sublime nelle complessità interiori e morali dei suoi personaggi e nella loro sete di significato, Friedrich mette l’uomo fisicamente di fronte alla maestosità del mondo naturale, trasformando la natura in uno spazio di contemplazione metafisica.

In entrambi gli autori, però, troviamo un comune sentire romantico: l’individuo non è mai pienamente in armonia con il mondo che lo circonda, ma si confronta con esso attraverso una costante tensione tra finito e infinito. Il sublime, per entrambi, è una forza che svela la piccolezza dell’uomo, invitandolo però anche a riflettere sulla propria essenza e sulla propria aspirazione verso l’eterno. Questo legame tra Goethe e Friedrich ci mostra due anime complementari del Romanticismo: quella della profondità interiore e quella della vastità esteriore, entrambi simboli di una ricerca incessante di verità e trascendenza

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