Introduzione
Qual è la prima impressione di un osservatore che guardi l’immagine della Terra dallo spazio? La dominante è l’acqua. E la sensazione è acuita dal confronto con la visione di altri pianeti del sistema solare. Ma come si è formata l’acqua sul nostro pianeta? A questa domanda diamo risposte incerte dal punto di vista quantitativo, essendo ancora oggi viva la discussione sulle proporzioni da attribuire alle diverse origini che sono state ipotizzate.
Una fonte sicuramente importante è quella individuata nelle comete, corpi formatisi in settori periferici relativamente gassosi del nostro sistema solare, sensibilmente oltre Plutone, caratterizzati da orbite molto estese e composti prevalentemente da acqua ed altri elementi volatili ghiacciati.
In epoche remote le comete erano molto numerose e incrociando l’orbita terrestre hanno contribuito all’acquisizione di acqua da parte del nostro pianeta.
Occorre tuttavia tener presente che l’analisi della componente idrica presente nelle comete evidenzia una percentuale di deuterio, un isotopo stabile dell’idrogeno, doppia rispetto a quella presente nell’acqua sulla Terra.
Tale considerazione induce a pensare che le origini siano plurime.
E infatti molti studi mettono in evidenza il ruolo giocato dall’acqua inclusa nei reticoli cristallini dei materiali che hanno formato la Terra.
L’analisi delle meteoriti rinvenute ha mostrato che esse possono contenere una rilevante quantità d’acqua in questa forma, maggiore nelle condriti carbonacee ma significativa anche nelle diffusissime condriti comuni.
FORMAZIONE DEL PIANETA TERRA
Il nostro pianeta si è formato per aggregazione di materia della nebulosa solare di dimensioni variabili da polveri a planetesimi, in molti casi con composizione simile alle meteoriti analizzate.
È da considerare, inoltre, che esperimenti di laboratorio condotti creando alte pressioni e temperature hanno dimostrato che minerali quali l’olivina idrata, abbondanti nel mantello terrestre, pur modificando l’assetto cristallino trattengono la componente idrica interclusa persino se sottoposti a condizioni caratteristiche della zona di transizione verso il nucleo terrestre, intorno ai 500 km di profondità.
Alcune stime valutano pertanto la quantità d’acqua intrappolata nel mantello terrestre pari a decine di volte quella disponibile sulla superficie terrestre.
E i continui processi di trasformazione di questi materiali, soprattutto mediante l’attività vulcanica, hanno gradualmente liberato l’acqua intracristallina, oltre ai diversi gas che hanno formato l’atmosfera.
Quando l’atmosfera terrestre si è raffreddata e ha raggiunto temperature compatibili, il vapore acqueo è precipitato in forma liquida.
E noi possiamo disporre di una risorsa senza la quale la vita sarebbe preclusa.
Fonte @ISPRA