Jota PAT

Prodotto Agroalimentare Tradizionale del Friuli Venezia Giulia

Jota (con particolare riguardo alla Jota triestina)

Minestra a base di fagioli, crauti e patate, aromatizzata con aglio, cumino, alloro e preparata secondo metodologie tradizionali

La Jota è una minestra di fagioli, crauti e patate,  di prevalente  utilizzo  invernale,  al  giorno d’oggi tipica soprattutto della cucina triestina,  della quale costituisce  un vero e proprio emblema,  ma presente in modo significativo anche nella tradizione culinaria carsolina, goriziana e giuliana in generale, talora con delle varianti locali. Pure nella cucina friulana e carnica in particolare esistono delle varietà di minestra invernale a base di fagioli, patate e prodotti vegetali acidificati storicamente denominate  jota, ma sono preparazioni  alquanto diverse, nelle quali i crauti sono spesso sostituiti dalle rape  acide.

Ingredienti (dosi per 4 persone): 500 g di crauti (foglie di cavolo cappuccio sottoposte a fermentazione lattica naturale, secondo consolidate metodologie tradizionali, preparazione conosciuta a Trieste anche come “cappucci garbi”); 200 g di fagioli borlotti; 4 patate; 2 foglie di alloro; cumino; 4 spicchi di aglio; sale; pepe; olio, farina.

La sera prima o comunque con molte ore di anticipo rispetto al momento della preparazione si mettono i fagioli a bagno in acqua fredda.

In una pentola si scalda l’olio e si fanno rosolare 2 spicchi d’aglio schiacciati, fino a portarli a doratura. Si elimina quindi l’aglio e si aggiungono i crauti, coprendoli a raso con acqua e aggiungendovi un pizzico di cumino, sale e pepe.

In un’altra pentola si cucinano i fagioli, lavati e scolati, con brodo vegetale e 2 foglie di alloro, facendo consumare l’acqua a fuoco lento per circa 1 ora e 15 minuti.

Dopo averle tagliate a pezzetti, si aggiungono le patate al brodo e ai fagioli e si prosegue la cottura per ulteriori 15 minuti.

Si tolgono  dal  fuoco i fagioli e le patate che vengono quindi passati fino ad ottenere una purea omogenea (in alcune varianti patte dei fagioli e delle patate non viene passata). Si aggiunge la purea così ottenuta (o la purea e i rimanenti fagioli e patate non passati) ai crauti preparati in precedenza secondo le modalità sopra descritte.

A parte, in un piccolo pentolino, si soffriggono con 1 – 2 cucchiai di olio i restanti due spicchi d’aglio schiacciati, i quali vengono poi eliminati una volta dorati. Quindi si stempera nell’olio la farina, stando attenti che non si formino grumi. A tostatura avvenuta si aggiunge la farina alla minestra che, dopo l’aggiunta di sale e pepe, viene servita calda, eventualmente accompagnata da crostini di pane.

Tradizionalità

Maria Stelvio “Cucina Triestina”, IX Edizione, Editore Stabilimento Tipografico Nazionale Trieste, Settembre  1962 (Prima Edizione 1927), pag. 69 –  ricetta 162 “.Tota”

“La Cucina Tipica Triestina”, a cura di Mario Moffa e Giuliana Fabricio Dei Rossi, Accademia italiana della cucina – Delegazione di Trieste, edizioni LINT, Trieste, 1983, pag. 47. In questa pubblicazione viene rimarcato che la “.Tota” – Minestra di fagioli, patate e crauti, può essere considerata la più nota espressione della cucina tipica triestina, nonostante compaia nelle cucine istriana e carnica, con variazioni a volte notevoli e che sulla sua origine si discute da sempre. Comunque la jota classica, così come indicata nella ricetta a pag. 47, è squisitamente triestina.

Vesna Gustin Grilanc “Xe più giorni che luganighe”, Edizioni Della Laguna, 1998, pag. 62. Questa pubblicazione, la cui ricerca storica territoriale ha previsto anche interviste alle persone più anziane originarie della zona, è dedicata ai cibi di antica tradizione, sia quelli consumati nei giorni di lavoro, che quelli più elaborati delle domeniche e delle altre festività, il tutto collegato alle tradizioni popolari e ai costumi dei tanti paesi del Carso che storicamente e tuttora (anche se alcuni di questi paesi attualmente si trovano in Slovenia) gravitano sulla città di Trieste e in questo ambito la ricetta della “.Tota” viene proposta nella sua preparazione più “classica” con fagioli, patate e crauti, senza aggiunte patticolari, precisando però che esiste anche una variante con le rape acide.

“La cucina mitteleuropea a Gorizia”, a cura di Anna Laura  Russian  e  Roberto  Zottar,  Accademia Italiana della Cucina – Delegazione di Gorizia, Società Filologica Friulana, anno 2012, pag. 69 “.Tota”. Viene qui sottolineato che si tratta di una  minestra  di origine  antica,  preparata  e  consumata  a Gorizia, ma presente anche nelle cucine istriane, triestine e carniche con variazioni a volte notevoli negli  ingredienti,  ad esempio con la “repa” (rape acide)  al  posto dei crauti o con aggiunta  di orzo.

“Dizionario delle Cucine Regionali Italiane”, a cura di Paola Gho, Slow Food Editore, anno 2008, pag. 338. La “Jota” viene indicata come minestra triestina che unisce ingredienti di tipico sapore giuliano, alla cui ricetta la città e profondamente legata, pur ricordando che esistono varianti carsoline, con l’orzo ed isontine, con la “brovada”(rape acide macerate nella vinaccia).

Enos Costantini  (201O)” .Tota: quando la parola si fa minestra”. Tiere furlane  n° 5, pag.  67-72.

Territorio di produzione: Un tempo era un piatto tipico di tutto il Friuli Venezia Giulia e dell’Istria. Al giorno d’oggi si prepara ancora in Carnia, a Gorizia e nell’Isontino ma soprattutto a Trieste e nei comuni limitrofi.

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