Pittura del Quattrocento – Sandro Botticelli
Alessandro Filipepi nasce a Firenze nel 1445 e vi muore nel 1510. Formatosi alla scuola di Filippo Lippi e del Verrocchio, Botticelli adotta il fluido disegno lineare dei pittori fiorentini dell’epoca insieme al senso plastico e compositivo della scuola del Verrocchio, senza eccedere nel senso dinamico-energetico del Pollaiolo, ma elaborando un suo stile in cui il melodico snodarsi del disegno lineare crea immagini di soave bellezza e di delicata e melanconica poesia.
Con le sue linee eleganti e ondulate, che descrivono forme aggraziate e morbide, Botticelli ha inventato una nuova immagine della bellezza, un nuovo canone estetico. Le donne che dipinge sono figure ideali: sono alte e sottili, hanno lo sguardo dolce e i capelli biondi sciolti al vento o raccolti in raffinate acconciature. Botticelli ha sempre amato dipingere i capelli e ha riservato a questo particolare una grande attenzione, tanto da arrivare a usare pennellate bagnate d’oro per accentuarne la luminosità. Dipingere capelli sciolti al vento è anche un trucco per dare il senso del movimento delle figure, evitando che le composizioni appaiano immobili.
Enciclopedia Treccani
La sua produzione artistica in un primo periodo, 1470 – 1486 è ispirata alla cultura neo-platonica che impregna la corte di Lorenzo il Magnifico, la rappresentazione della realtà assume il tono della favola antica con una visione idealizzata del bello. A partire dal 1490 la sua visione diventa tormentata e inquieta, sembra un rifiuto della cultura classica forse anche a causa dell’influenza della predicazione del Savonarola e della crisi dell’Umanesimo quattrocentesco.
Oltre al piccolo numero di soggetti mitologici che sono le sue opere più conosciute oggi, ha dipinto una vasta gamma di soggetti religiosi e anche alcuni ritratti. Lui e il suo laboratorio erano particolarmente conosciuti per la loro Madonna e bambini, molti a forma di tondo tondo. Le opere più note di Botticelli sono La nascita di Venere e Primavera, entrambe agli Uffizi di Firenze.
Nel 1490 il suo stile divenne più personale e Botticelli tornò in qualche modo allo stile gotico. È stato descritto come “un estraneo nel mainstream della pittura italiana”, che aveva un interesse limitato per molti degli sviluppi più associati alla pittura del Quattrocento, come la rappresentazione realistica di anatomia umana, prospettiva e paesaggio e l’uso di prestiti diretti dall’arte classica
Tra le opere del Botticelli sono da ricordare:
- Varie raffigurazioni di Madonna col Bambino (Uffizi, musei di Napoli, Berlino, Parigi, Londra, etc)
- La Primavera (Uffizi)
- Nascita di Venere (Uffizi)
- Pallade che doma il Centauro (Uffizi)
- Allegoria della Calunnia (Uffizi)
- Le due Pietà (Monaco e Milano)
- Natività Mistica (Londra)
Dal Lippi, suo primo vero maestro, apprese a dipingere fisionomie eleganti e di una rarefatta bellezza ideale, il gusto per la predominanza del disegno e della linea di contorno, le forme sciolte, i colori delicatamente intonati, il calore domestico delle figure sacre. Dal Pollaiolo ricavò la linea dinamica e energetica, capace di costruire forme espressive e vitali con la forza del contorno e del movimento. Dal Verrocchio imparò a dipingere forme solenni e monumentali, fuse con l’atmosfera grazie ai fini giochi luministici, e dotate di effetti materici nella resa dei diversi materiali.
Dalla sintesi di questi motivi Botticelli trasse un’espressione originale e autonoma del proprio stile, caratterizzato dalla particolare fisionomia dei personaggi, impostati a una bellezza senza tempo sottilmente velata di malinconia, dal maggiore interesse riservato alla figura umana rispetto agli sfondi e l’ambiente, e dal linearismo che talvolta modifica le forme a seconda del sentimento desiderato (“espressionismo”), quest’ultimo soprattutto nella fase tarda dell’attività. Di volta in volta, a seconda dei soggetti e del periodo, prevalgono poi le componenti lineari o coloristiche o, infine, espressionistiche.
Nell’ultima produzione si affacciò il dilemma nel contrasto tra il mondo della cultura umanistica, con le sue componenti cortesi e paganeggianti, e quello del rigore ascetico e riformatore di Savonarola, che portò l’artista a un ripensamento e a una crisi mistica che si legge anche nelle sue opere. I soggetti si fanno sempre più introspettivi, quasi esclusivamente religiosi, e le scene diventano più irreali, con la ripresa consapevole di arcaicismi quali il fondo oro o le proporzioni gerarchiche. In questa crisi però si trova anche il seme della rottura dell’ideale di razionalità geometrica del primo Rinascimento, in favore di una più libera disposizione dei soggetti nello spazio che prelude la sensibilità di tipo cinquecentesco. La pittura di Botticelli s’ispirò anche alla filosofia del neoplatonismo rinascimentale fiorentino il cui fondatore fu Marsilio Ficino.
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