Registro Nazionale del Paesaggio Rurale, delle Pratiche Agricole e Conoscenze Tradizionali
Regione: Lazio
L’allevamento consiste nella riproduzione, allevamento, ammansimento, doma e addestramento del cavallo di razza Lipizzana secondo le pratiche tradizionali della razza rivedute alla luce delle moderne conoscenze di genetica, etologia, benessere animale e tecnica equestre.
Tipologia della pratica tradizionale
Allevamento del Cavallo di razza Lipizzana.
L’allevamento consiste nella riproduzione, allevamento, ammansimento, doma e addestramento del cavallo di razza Lipizzana secondo le pratiche tradizionali della razza rivedute alla luce delle moderne conoscenze di genetica, etologia, benessere animale e tecnica equestre
Area geografica di distribuzione
La pratica si svolge fin dal 1948 nei Comuni di Montelibretti e di Monterotondo (200-250 s.l.m.), nella Valle del Tevere a nord–est di Roma, in un’area rurale nota come “Bassa Sabina” da secoli vocata all’allevamento del cavallo, alla viticoltura, all’olivicoltura e alla frutticoltura, in particolare delle ciliegie. L’“Allevamento Statale del Cavallo Lipizzano” (ASCAL) insiste su una tenuta demaniale di 162 ha, già facente parte del grande “Centro rifornimento quadrupedi” dell’Esercito Italiano attivo fino al 1954 L’ASCAL è gestito dal Centro di ricerca Zootecnia e Acquacoltura del Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA-ZA) che sede in un’altra tenuta sperimentale di 857 ha sita a poca distanza dall’ASCAL, nel Comune di Monterotondo.
Dal punto di vista agricolo le due aziende sono gestite in modo unitario: l’azienda di Montelibretti ospita i cavalli mentre l’azienda di Monterotondo contribuisce alla produzione dei foraggi e dei mangimi per il loro sostentamento.
Nei pressi dell’ASCAL si trova il “Centro Militare di Equitazione”, erede della Regia Scuola Militare di Equitazione istituita nel 1823, e depositario delle tradizioni sportive dell’equitazione militare italiana.
Le tradizionali pratiche di allevamento e conservazione dei cavalli Lipizzani sono inserite e hanno assicurato negli ultimi 64 anni la conservazione del paesaggio periurbano di Roma Nord vocato alla produzione di foraggio e pascoli lungo il versante orientale del fiume Tevere, connotandone il territorio con gli insediamenti rurali tipici dell’allevamento equino (scuderie, fienili, recinzioni, pascoli, ecc.) e difendendolo dalla forte pressione insediativa.
Descrizione della pratica tradizionale
Alla fine della Prima Guerra Mondiale Lipizza, villaggio a 14 Km da Trieste, ora incluso nel territorio della Repubblica di Slovenia, venne assegnata all’Italia e il 17 luglio 1919 circa la metà dei cavalli che vi venivano allevati prima del conflitto vennero consegnati all’Italia. Assegnati all’esercito, vennero allevati a Lipizza fino al 12 settembre 1943, quando vennero presi dall’esercito tedesco e trasferiti in Boemia. Dopo alterne vicende, la mandria venne parzialmente restituita all’Italia il 18 novembre 1947. Infine, dismesso l’impiego operativo dei cavalli nel 1954, l’Esercito consegnò la mandria al Ministero dell’Agricoltura, e per esso all’allora Istituto Zootecnico di Roma, progenitore del CREA, il 28 gennaio 1955.
Oggi l’ASCAL è riconosciuto come nucleo di conservazione delle linee classiche dal Disciplinare del Libro genealogico del Cavallo Lipizzano, istituito con DM 31.01.1984 e successivamente novellato con DM n.22986 del 2 luglio 1996 e n.23581 del 9 settembre 2004. Dossier per l’iscrizione de “La tradizione dell’allevamento del Cavallo Lipizzano” nel Registro Nazionale del Paesaggio Rurale, delle Pratiche Agricole e Conoscenze Tradizionali
Depositario di una tradizione di allevamento ultra-centenaria, l’Allevamento Statale del Cavallo Lipizzano è quindi erede dell’ex allevamento imperiale austro-ungarico di Lipizza, fondato nel 1580. I suoi effettivi discendono tutti dai riproduttori allevati a Lipizza prima del 1915 e l’allevamento è stato mantenuto in condizioni di assoluta segregazione genetica fin dal 1900. In tal senso esso costituisce un caso unico non solo nella razza Lipizzana (e per la purezza delle sue linee è riconosciuto ed apprezzato dai cultori della razza in tutto il Mondo) ma anche nell’intera specie equina.
Come si vedrà a seguire, anche in collaborazione con centri universitari ed istituzioni scientifiche, l’inquadramento del nucleo di allevamento all’interno del Centro CREA-ZA ha offerto ed offre un valore aggiunto in termini di ricerca (conservazione della biodiversità, studi genetici e molecolari, analisi biologiche, miglioramento genetico, ecc.) che si affianca naturalmente ad un’antica pratica di allevamento in un binomio inscindibile tra tradizione ed innovazione
Attenzione per le linee genealogiche
Grazie alle genealogie scrupolosamente annotate nel corso dei secoli, possiamo rintracciare l’ascendenza di qualunque soggetto ai riproduttori di fondazione della razza. Anche se in totale sono riconosciute 8 linee maschili e oltre 100 famiglie femminili Lipizzane, solo sei stalloni nati tra il 1765 ed il 1810 e 15 fattrici nate tra il 1747 ed il 1870 sono riconosciuti come fondatori “classici”, cioè utilizzati nell’allevamento Imperiale di Lipizza. Tutti i soggetti dell’ASCAL devono derivare dai riproduttori “classici”, e ogni linea maschile e famiglia femminile prende il nome del riproduttore di fondazione. Oggi l’ASCAL ha tutte sei le linee maschili “classiche” e 11 delle 15 famiglie femminili “classiche”. Per ogni linea femminile vengono tenute tre fattrici e tre puledre per la rimonta. Per ogni linea maschile vengono tenuti sei stalloni e sei riserve.
Per evitare accoppiamenti tra consanguinei stretti, la pratica tradizionale prevedeva un preciso sistema di nomi da attribuire ai cavalli: i maschi prendevano il nome della loro linea maschile seguito dal nome della madre, mentre le femmine prendevano uno dei nomi previsti per la loro famiglia femminile. Gli stalloni venivano marchiati con dei simboli riconducibili alla loro linea e alla famiglia della madre, le fattrici con la loro famiglia e la linea del padre.
In tal modo era semplice evitare, ad esempio, di accoppiare uno stallone con una fattrice appartenente alla medesima famiglia della madre, oppure una fattrice con uno stallone della medesima linea del padre. Oggi gli accoppiamenti vengono stabiliti con l’aiuto di procedure informatiche che calcolano la parentela tra i riproduttori sulla base dei loro pedigree, ma le verifiche hanno dimostrato l’efficacia dell’antico sistema dei nomi, e gli stalloni vengono ancora denominati secondo le regole tradizionali
Le fasi dell’allevamento
L’allevamento inizia ogni anno nel mese di marzo con la composizione dei sei gruppi di monta, uno per ogni linea maschile. Ogni stallone viene introdotto in un grande pascolo recintato con le femmine prossime al parto che gli sono state attribuite. Grazie al clima mite dell’area romana, i parti avvengono naturalmente all’aperto, ma in ogni caso i gruppi di monta vengono formati all’inizio della primavera per non esporre i neonati ai rigori invernali. Gli stalloni vengono ritirati a fine maggio mentre i puledri rimangono con le madri fino al mese di ottobre, quando si procede al loro svezzamento.
La riproduzione stagionale consente l’ottimale utilizzo dei pascoli da parte delle fattrici che, ricevendo anche un po’ di mangimi, possono sostenere una buona produzione di latte per il puledro. I mangimi, soprattutto orzo, vengono prodotti in azienda, ad eccezione del mangime complementare che però viene utilizzato solamente per i puledri svezzati ed i cavalli in lavoro.
Dopo lo svezzamento i puledri vengono radunati e tenuti liberi su paglia in una scuderia dove vengono ammansiti ed abituati all’uomo. Nella primavera seguente vengono liberati su pascoli recintati dove rimangono fino ai tre anni di vita, quando inizia il loro addestramento. Gli stalloni vengono tutti addestrati a sella e alcuni anche agli attacchi operando, fuori dalla stagione di monta, come cavalli di servizio. Le femmine vengono tutte ammansite ma non necessariamente addestrate. Alcuni stalloni particolarmente dotati vengono addestrati ad un livello superiore per partecipare a gare di dressage, mentre negli ultimi anni sono state quasi abbandonate le gare di attacchi, principalmente a causa del loro costo.
Alcuni cavalli vengono comunque addestrati al tiro delle carrozze soprattutto per la partecipazione a manifestazioni e parate. Un allevamento mantenuto in condizioni di segregazione genetica è obbligato a mantenere tutte le linee di sangue ed è votato alla conservazione della variabilità genetica. Lo spazio per la selezione è oggettivamente limitato, e si riduce alla scelta degli stalloni. Questi vengono scelti sulla base della loro morfologia, temperamento e attitudine al lavoro in piano.
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