Prodotto Agroalimentare Tradizionale della Puglia
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Il lambascione, Muscàri comosum (L.) Mill., è una pianta erbacea, perenne e spontanea. La raccolta dei bulbi comincia a dicembre e continua generalmente fino ad aprile. L’uso alimentare e curativo del lambascione è antico. In alcuni comuni della provincia di Bari il termine lambascione, attribuito ad una persona, suona come insulto, perché sta a significare “di poco spirito, stupida, tarda a comprendere”. Nel Salento invece lo stesso termine viene usato per indicare un uomo in gamba, mentre una persona noiosa viene apostrofata come un “rompitore te pampasciuni”. Il lambascione ha dato origine a numerosissime pietanze che ancora oggi si preparano in tutta la Puglia.
Descrizione delle metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura
La raccolta dei bulbi viene eseguita a mano con una zappetta. Da diversi anni è comune la pratica di importarli dall’Africa e di conservarli sotto terra.
TRADIZIONALITÀ
L’uso alimentare e curativo del lambascione è antico e le sue ottime proprietà erano conosciute dagli Egizi, dai Greci e da tutti gli altri popoli dell’area mediterranea dell’Asia minore. L’etimo è tradotto dal greco e si ritrova in un trattato popolare (Prontuario) scritto da Oribàsio di Pergamo (325-403), medico e botanico bizantino; la traduzione latina dice: “lampadiones nutriveles sunt … bulbus lampagionis inflactiones faciunt …” “i lambascioni sono molto nutrienti… i bulbi di lambascioni generano la flatulenza”.
Inoltre, secondo Imperio (1990), deriva dal basso latino lampadjonem e per variazione del dj in sc si è giunti a lampascione. Secondo il glottologo Vincenzo Valente di Molfetta (BA) dal latino medievale lampadio-onis si arriva all’odierno lambascione. Lampadion nell’antichità classica era un tipo di acconciatura femminile in cui i capelli legati a ciuffo da una serie di nastri suggerivano l’immagine della fiamma (donde il nome).
Territorio
Intera regione Puglia