Itinerari Culturali
In precedenza sul luogo esisteva una cappella intitolata a Sant’Andrea de Aquaricariis. Nel 1482, in base ad un voto di papa Sisto IV sulle fondazioni della cappella fu edificata una chiesa dedicata a Maria per ricordare un evento miracoloso per cui un’immagine della Vergine avrebbe sanguinato in questo luogo.
Sisto IV fu colpito dell’evento e fece il voto che se la congiura dei Pazzi, in cui era in qualche modo coinvolto, non avesse portato alla guerra che si temeva, avrebbe fatto costruire in questo luogo una grande chiesa dedicata alla Madonna. L’autore di questo nuovo progetto non è noto: si pensa a Baccio Pontelli o a Meo del Caprino o ad entrambi.
Nel 1611 furono rifatti, ampliando la volumetria della chiesa, la tribuna e l’altare maggiore, a cura e spese della famiglia Rivaldi, che si assicurò in questo modo un’imponente cripta sepolcrale ai piedi dell’altare.
Nel 1656-1667 papa Alessandro VII fece restaurare l’edificio da Pietro da Cortona, che aggiunse la famosa facciata barocca che si spinge in avanti tra le ali concave: questa facciata, che voleva simulare un palcoscenico teatrale, ha due ordini ed è preceduta da un pronao semi-circolare sostenuto da colonne tuscaniche binate. La chiesa si spinge in avanti riempiendo quasi completamente lo spazio della piccola piazza che la precede; molte case furono demolite da Pietro da Cortona per creare questo spazio trapezoidale asimmetrico, che, col suo aspetto unitario intensamente plasmato, si pone tra le principali realizzazioni del barocco romano.
CHIOSTRO DEL BRAMANTE
Un altro elemento di spicco della chiesa è il chiostro del Bramante (1500-1504), costruito dal Bramante per il cardinale Oliviero Carafa. Rappresenta una delle opere più importanti del Rinascimento cinquecentesco e fu tra le prime opere romane progettate da Bramante dopo il periodo milanese.
La pianta quadrata è ottenuta attraverso la ripetizione di un modulo pari alla larghezza del portico, che dimensiona il vuoto centrale (4×4) e il refettorio adiacente (2×4). Lo spazio centrale è circondato da 16 pilastri (16 è un numero perfetto secondo Vitruvio) che formano un portico continuo di volte a crociera. In alzato è costituito da due ordini, proporzionati secondo la regola vitruviana, seguita poi tra gli altri da Leon Battista Alberti e dal Serlio, che vuole il secondo ordine diminuito in altezza di 1/4 rispetto al primo.
Il primo livello al piano terreno presenta un ordine di paraste ionico che sostiene una trabeazione con fregio continuo, propria dell’ordine, con una concatenazione di archi a tutto sesto impostati su alette, tipica dell’architettura classica romana.
Al secondo livello invece vi è un ordine di paraste pseudo-corinzio, che rigirano sui fianchi in corrispondenza delle alette del primo livello, con l’inserimento di colonne libere, dello stesso ordine, che raddoppiano il passo delle arcate sottostanti.
Il linguaggio severo, privo di ogni decorazione, differenzia profondamente questa dalle opere realizzate da Bramante durante il precedente periodo milanese, dove l’architetto urbinate aveva invece fatto ampio ricorso a decorazioni di gusto lombardo.
All’interno del portico le lunette sul muro di fondo sono affrescate con Storie della vita della Vergine, alle quali si aggiungono episodi legati alla chiesa e all’immagine miracolosa.
Affresco SIBILLE ed ANGELI del RAFFAELLO
Eseguito da Raffaello intorno al 1515, “Sibille ed Angeli” è uno straordinario affresco di oltre sei metri di larghezza all’interno della Basilica di Santa Maria della Pace, ma visibile anche da una delle sale del Chiostro del Bramante. L’affresco, commissionato dal banchiere senese Agostino Chigi, è uno splendido esempio di bellezza formale e di erudizione. Il perfetto insieme della composizione, scandita dal putto centrale e dalla contrapposizione armonica delle figure, tipica di Raffaello, è colmo di rimandi simbolici e letterari.
Il rapporto più manifesto è tra gli angeli portatori del messaggio divino e le Sibille che lo annunceranno al mondo, divenendo così essenziali figure di collegamento tra l’era pagana a cui appartengono e quella cristiana imminente. La loro importanza nell’iconografia rinascimentale è anche testimoniata dalla loro viva presenza negli affreschi della Cappella Sistina di Michelangelo. Il confronto tra le sibille di Michelangelo e quelle di Raffaello ribadisce ancora una volta le differenze stilistiche tra i due grandi del ‘500. Le figure michelangiolesche sono potenti e definiscono plasticamente la loro forza interiore. Quelle di Raffaello sono eleganti e liriche, morbide ed armoniche come quelle di tutta la sua pittura.
Capaci di dominare il futuro conoscendolo in anticipo in quanto veggenti, le quattro figure sono tuttavia interamente attratte in vario modo dall’apparizione degli angeli messaggeri di Dio. Esse si trasformano così in una nuova interpretazione dell’antico in senso cristiano. Dipinte con perfetta simmetria intorno all’arco che sovrasta l’ingresso della seconda cappella Chigi, le quattro Sibille Cumana, Persiana, Frigia e Tiburtina.
Sono rappresentate da giovani fanciulle, ad eccezione dell’ultima, l’anziana Sibilla Cumana, accanto alla quale Raffaello ha posto i versi di Virgilio che si riferiscono ad una nuova stirpe che “discende dall’alto dei cieli”, a ribadire la profezia dell’avvento di Gesù.
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