Non sarebbe male un gemellaggio tra le due realtà geografiche, così lontane ma notevolmente vicine per l’affaccio sul mare ed i gusti speciali che nascono da tradizioni antiche che esaltano la cultura, il turismo e le radici del tricolore italiano.
La storia della Sicilia è legata ai popoli che l’hanno abitata, una perla di calore, cultura, allegria e di sole. Chi vuole scoprire l’influenza della grecità e goderne l’immutata bellezza, non può ignorare questa isola, dove non manca l’arte: dal fascino arabo si passa alle meraviglie lasciate dalla civiltà normanna con tutte le decorazioni e le maestose cattedrali di Cefalù, Palermo e Monreale.
Fu Federico II di Svevia a dare il “tocco italiano” ai territori stabilendovi la prima sede della Scuola Siciliana, che ebbe un’influenza decisiva nella poesia di Dante Alighieri. La Sicilia ha fatto il pieno di tanti scrittori illustri: da Giacomo da Lentini, inventore del sonetto a Luigi Pirandello con il suo premio Nobel per la letteratura, Luigi Capuana e Giovanni Verga entrambi veristi, Salvatore Quasimodo altro premio Nobel e Giuseppe Tomasi di Lampedusa, conosciutissimo per il suo romanzo storico “Il Gattopardo”. Agli spagnoli, insediatisi in Sicilia all’inizio del’300, si deve lo stile barocco di chiese e dimore signorili, solo dopo il lungo periodo di dominazione Borbonica, la Sicilia divenne a tutti gli effetti “regione d’Italia”.
Questo misto di culture oggi caratterizza l’intero stivale, fu Goethe ad accorgersene visitandola nel 1787: “l’Italia senza la Sicilia non suscita nello spirito immagine alcuna: in questo paese si trova la chiave d’ogni cosa”. Il calore e la luce della Sicilia si manifestano nella storia, nella cultura, nell’arte, nel folclore italiano; la vivacità dei profumi intensi del Mediterraneo, nel passato bacino di scambi e di ricchezza diffusa, la culla della civiltà hanno partecipato a esaltare la straordinaria bellezza dell’intero Paese.
Non è un caso che si miri ad interventi sempre più consistenti di infrastrutturazione e riqualificazione ad uso civile di edifici e spazi pubblici volti ad ospitare servizi e attività di interesse collettivo, ivi comprese le finalità di rigenerazione delle periferie, di infrastrutture verdi urbane, di strutture per la promozione della pratica sportiva, di miglioramento della sicurezza e legalità dei luoghi. Il clima, la spontaneità, l’accoglienza siciliana si manifesta nelle più svariate forme: dal dialetto al teatro popolare dei pupi, dalle feste religiose ai riti stagionali, dai carretti siciliani costruiti dai carradori che hanno ispirato anche l’alta moda italiana agli aromi, alle ceramiche artistiche di Caltagirone e Santo Stefano di Camastra.
In questo pot pourri, c’è il sapore di tradizioni culinarie tra le più ricche e importanti d’Italia, che rispecchiano la storia e il modo di vivere dei popoli che l’hanno plasmata. Il cannolo siciliano vanta secoli di storia ed è costituito da un tubetto di pasta fritta ripieno di ricotta fresca, che a seconda della zona in cui ci si trova, il ripieno esterno può essere arricchito con scorza d’arancia candita, pezzetti di pistacchio o gocce di cioccolato.
Segue la cassata, un pan di Spagna in cui gli ingredienti sono ricotta fresca di capra, pasta di mandorle (detta anche pasta reale), glassa e decorazioni di frutta candita. L’arancino può essere a forma di cono o palla di riso, farcito, impanato e fritto; il suo ripieno può essere fatto di ragù di carne o burro, ma esistono altre varianti come “alla Norma” o anche al “cioccolato”. ‘U pani chi panelli’ è un delizioso snack spesso abbinato a crocchè (detti anche cazzilli) che consistono in crocchette di patate, pepe nero e prezzemolo, il cibo che spesso viene venduto in chiostri a ridosso delle strade.
La Tuma Persa ha un gusto molto pastoso, la sua particolarità risiede nel retrogusto erbaceo. Può risultare più dolce o piccante a seconda della stagionatura. La Tuma Persa si ottiene dalla mungitura di latte intero di vacca con l’aggiunta di caglio in pasta di capretto. Il formaggio poi si sistema nelle forme e si lascia fermentare per una decina di giorni. E’ grazie alla muffa che avvolge il formaggio che infine la Tuma Persa acquista il suo caratteristico e inimitabile sapore. Dopo la prima fase di stagionatura, la Tuma Persa viene ripulita con acqua e lasciata a stagionare per altri dieci giorni. Solo dopo questi due passaggi, la Tuma Persa viene ricoperta per essere salata.
La “caponata” rappresenta il tipico “piatto povero” caratterizzato da un gusto ricco e sapido, che viene consumato durante i mesi estivi quando la melanzana è perfettamente di stagione; oggi è entrata a pieno titolo nei menu dell’interno territorio nazionale e internazionale. La pasta ca Triaca (pasta corta e fagioli freschi) è un piatto tipico di Lentini, U’ panino ca’ meusa è una delle pietanze tipiche di Palermo, consiste in un panino, generalmente avente in superficie semi di sesamo, farcito con milza e polmone di vitello, prima bolliti e affettati, cotti nello strutto o sugna. E poi sarde a beccafico, deliziosi involtini di sarde, con un ripieno semplice, ma dal sapore deciso, l’insalata di arance e aringhe, calamari ripieni, polpette di alici. Non possiamo dimenticare il pistacchio, in dialetto siciliano “frastuca” di cui quello di Bronte ha ottenuto la Denominazione di Origine Protetta. La produzione biennale di pistacchio in Sicilia è mediamente di 32.000 quintali, essi sono ricchi di vitamine e sali minerali e i grassi monosaturi aiutano a regolare la quantità di colesterolo nel sangue. Quanto ai vini si possono menzionare quelli che si ottengono da varietà autoctone come Nero d’Avola, Nerello Mascalese, Frappato, tra i rossi. Mentre tra i bianchi il Grecanico, Malvasia delle Lipari e Moscato d’Alessandria.
Non mancano gli oli d’oliva siciliani caratterizzati dal loro gusto fruttato intenso, per accompagnare ricche zuppe a base di legumi come la lenticchia o la zuppa di piselli. L’olio della Sicilia conferisce una nota speciale, fresca e aspra, alle verdure, al pesce ed alla carne alla griglia. Ovviamente è ideale anche per condimenti per insalate e bruschette. Non ultimo, è una parte irrinunciabile il pesto siciliano, variante del noto pesto genovese (inserito tra i Prodotti agroalimentari tradizionali liguri PAT riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali). Sembra, che l’origine del pesto siciliano sia dovuta ai marinai genovesi, che attraccavano a Trapani. Le casalinghe e cuochi trapanesi hanno modificato la ricetta originale usando ingredienti locali, principalmente mandorle e pomodori.