L’economia circolare delle acque reflue in agricoltura

Marianna Ferrigno e Marica Furini
CREA – Centro di ricerca Politiche e Bioeconomia

Secondo il “Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche” (2021), i 380 miliardi di m3/anno di acque reflue prodotti in tutto il mondo coprirebbero circa il 15% dei prelievi di acqua dal settore agricolo, irrigando potenzialmente 42 milioni di ettari di colture.

Ma andiamo per ordine! L’equivalenza tra le quantità di reflui prodotti e quelli riutilizzabili per i vari scopi
non è immediata. Infatti, affinché le acque reflue urbane possano essere rese disponibili per scopi specifici (agricolo, industriale, urbano, ambientale) e con modalità differenti (uso diretto o indiretto) devono essere sottoposte ad un livello di trattamento tale da non comportare rischi per la salute umana, gli animali e l’ambiente. Vale poi la pena sottolineare come le acque affinate costituiscano una valida risorsa complementare per l’irrigazione, ma non sostitutiva delle fonti convenzionali in quanto non sempre applicabili al campo, oltre a non essere complessivamente disponibili in quantità sufficiente rispetto al fabbisogno irriguo. Localmente, va poi valutata la stagionalità sia della produzione del refluo che della domanda irrigua.

Il riutilizzo delle acque reflue depurate può avvenire in maniera diretta o indiretta: Nel primo caso l’acqua affinata viene immessa, mediante condotte, serbatoi, e altre infrastrutture necessarie, direttamente ad un sistema di distribuzione; nel secondo caso l’acqua recuperata è immessa in una fonte di approvvigionamento, quale un lago, fiume o falda acquifera, ritornando nel ciclo idrico naturale e disponibile per gli usi a cui la fonte di approvvigionamento è destinata.

Opportunità e vincoli

Il riuso irriguo dei reflui urbani affinati fornisce l’opportunità di affrontare problematiche di tipo economico, agronomico e ambientale, tra cui la possibilità di disporre di una fonte aggiuntiva di acqua per l’irrigazione non legata alle precipitazioni stagionali e naturalmente ricca in sostanze organiche e nutrienti. Tuttavia, la possibilità e la convenienza di cogliere tali opportunità è condizionata da vincoli sia di tipo tecnico-economico sia legati agli aspetti qualitativi.

Primo tra tutti, la presenza di depuratori atti a fornire reflui idonei ad irrigare le colture praticate nelle aree circostanti e la presenza di opere di accumulo e trasporto dell’acqua. Pur essendo aspetti affrontabili dal punto di vista tecnico, questi possono costituire forti vincoli finanziari. Le caratteristiche qualitative delle acque reflue, se non trattate adeguatamente, possono comportare dei rischi di tipo agronomico, igienico-sanitario o ambientale sulle componenti acqua e suolo. Pertanto, è importante porre attenzione alla vulnerabilità del territorio ed alla necessaria tutela delle filiere di pregio e di qualità, anche legate all’immagine del Made in Italy agroalimentare.

Tra gli ostacoli all’attuazione del riuso a scopi irrigui è spesso richiamata in letteratura la resistenza dei mercati e dei consumatori all’acquisto di prodotti alimentari irrigati con reflui urbani affinati, anche a causa della disuniformità normativa sul territorio dell’UE e della conseguente mancanza di regole comuni tra gli Stati Membri e parità di condizioni delle pratiche di riutilizzo. Numerosi studi, anche del CREA hanno affrontato questi aspetti e dimostrato che, applicando tecniche adeguate, è possibile approfittare dei vantaggi riducendo al minimo i rischi. È innegabile, pertanto, il ruolo cardine giocato dall’innovazione e dalla ricerca, che consentono di individuare nuove tecnologie, processi, servizi e modelli di governance territoriale che consentono di cogliere le opportunità di questa pratica, riducendone vincoli e rischi.

Il percorso Europeo

La Commissione Europea riconosce le acque reflue depurate come possibile fonte idrica aggiuntiva quando il solo uso efficiente non basta più ad affrontarne la scarsità e ne individua l’utilizzo come azione prioritaria da promuovere sul territorio dell’Unione, anche con azioni legislative e di indirizzo atte apromuovere l’economia.

Il Regolamento 741/2020 è il risultato di questo percorso. Infatti, a partire da giugno 2023, tutti gli Stati membri dovranno fare riferimento a regole comuni per il riutilizzo irriguo diretto delle acque reflue urbane, così da garantirne l’uso sicuro e un elevato livello di protezione della salute e dell’ambiente da qualsiasi fonte di contaminazione. Grazie a questa uniformità delle condizioni di utilizzo unita all’obbligo di garantire trasparenza e pubblico accesso alle informazioni online sulle pratiche di riutilizzo delle acque nei rispettivi Stati membri, sarà possibile prevenire i potenziali ostacoli alla libera circolazione sul mercato interno di libero scambio dei prodotti agricoli irrigati con acque reflue ed aumentare la fiducia dei consumatori nei confronti delle pratiche di riutilizzo.

Dal punto di vista applicativo, il Regolamento si fonda sul concetto di “sistema di riutilizzo”: tutte le parti incluse nel processo, quindi, (produzione, stoccaggio, distribuzione e uso del refluo affinato) devono collaborare nel progettare e governare tale sistema. La normativa, inoltre, rimanda l’individuazione dei potenziali pericoli legati al riutilizzo ad una valutazione sito specifica, applicata non al singolo impianto ma all’intero sistema di riutilizzo; lo strumento di analisi è costituito dal Piano di gestione dei rischi, redatto da tutte le parti coinvolte secondo le modalità descritte nelle connesse Linee Guida dell’agosto 2022.

L’applicazione del Regolamento potrà essere favorita dalla revisione, in corso, della Direttiva 91/271/CEE, concernente il trattamento delle acque reflue urbane che, prevedendo trattamenti minimi più spinti, ridurrà la necessità di ulteriori affinamenti prima del riutilizzo.

OpportunitàVincoli
Aspetti economici: fornitura di acqua anche durante i periodi di scarsità; minore competizione tra i diversi usiAspetti tecnici: trattamento adeguato, opere di accumulo (produzione continua, utilizzo discontinuo), rete di trasporto (distanza tra l’impianto di trattamento e il punto di riutilizzo)
Aspetti agronomici: naturale contenuto in nutrienti (azoto e fosforo)Aspetti agronomici: concentrazione di metalli pesanti sali e altri elementi capaci di influenzare l’assorbimento di acqua da parte dell’apparato radicale e la produttività del suolo
Aspetti ambientali: riduzione dei prelievi di acque superficiali e sotterranee, in aree a rischio di depauperamento delle risorse idricheAspetti ambientali: diffusione degli inquinanti nel suolo e nelle acque superficiali e sotterranee; apporto di nutrienti in aree sensibili
Aspetti igienico-sanitario: presenza agenti patogeni

Per l’Italia, la Commissione Europea ha stimato come l’applicazione del nuovo Regolamento possa portare
ad un livello di riutilizzo di acque reflue del 50%.

Il contesto nazionale

Per l’Italia, la Commissione Europea ha stimato come l’applicazione del nuovo Regolamento possa portare ad un livello di riutilizzo di acque reflue del 50%. Tuttavia, tale stima ha considerato solo la vicinanza dei depuratori alle aree agricole potenzialmente da servire, indipendentemente dai costi. Si tratta, dunque, di un valore potenziale che non tiene conto di tutti i vincoli applicativi prima citati. L’Italia è tra i pochi paesi UE già dotati di una norma in materia di riutilizzo delle acque reflue; si tratta del Decreto del Ministero dell’ambiente n. 185/2003 che detta i requisiti di qualità (su base tabellare) secondo i quali i reflui di origine urbana ed industriale devono attenersi per essere riutilizzati a scopi civili, agricoli ed industriali. A differenza della norma nazionale, il Regolamento 741/2020 definisce prescrizioni d’uso minime in relazione a un’unica origine del refluo (acque reflue urbane) e un’unica destinazione (quella irrigua), pur lasciando espressamente la possibilità agli Stati membri di riuso per altri scopi. Pertanto, nel percorso di armonizzazione della normativa nazionale a quella europea, si sta valutando anche la possibilità e opportunità di estendere l’approccio del Regolamento europeo al riuso di reflui di altre origini o destinazioni, compresi quelli industriali. Per la interdisciplinarità del tema, questo processo di armonizzazione normativa, e la successiva attuazione del regolamento, richiederà collaborazione e coordinamento tra le istituzioni ed enti competenti.

Fonte @pianetapsr.it

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