Prodotto Agroalimentare Tradizionale dell’ Emilia Romagna
Lumache, strutto, aglio, salvia aceto. Finita la spurgatura, lavate bene le lumache in acqua fredda, poi mettetele a bollire per circa un’ora, in modo da poter togliere facilmente il guscio aiutandovi con una forchetta. Dopo aver tolto guscio e intestino mettete ciò che resta delle lumache in acqua con aceto e sale, poi scolatele bene. Tritate e infarinate il mollusco; poi mettetelo in padella con lo strutto. A metà cottura aggiungete uno spicchio d’aglio e qualche foglia di salvia. Prima di servirle in tavola conditele con un po’ di sale e pepe.
Curiosità
Fra gli usi di una volta c’era quello di porre una lumaca sotto l’assicella dove maturava o si conservava il formaggio, perché così facendo si credeva di evitare il rigonfiamento dello stesso. La chiocciola veniva ingerita pressoché viva e bavosa, senza guscio e parzialmente nettata, dal malato di stomaco, in cerca di una saturazione naturale dell’ulcera gastrica attraverso quelle medicamentose vischiosità. Tre o quattro, per diverse mattine, costituivano un rimedio salutare, ancor oggi seguito da qualcuno.
Referenze bibliografiche
- Vittorio Tonelli, “A Tavola con il contadino romagnolo”, 1986 Grafiche Galeati;
- Dizionario della cucina romagnola. Ricette, vini, personaggi …, a cura di E. Morini e S. Vicarelli, Bologna, Il Resto del Carlino, Poligrafici Editoriale, 1993;
- Liliana Babbi Cappelletti, “Civiltà della tavola contadina in Romagna”, 1993 Idealibri s.r.l. Milano;
- Molinari Pradelli, La Cucina della Romagna, 1998 Newton & Compton editori s.r.l.;
- Quondamatteo, L. Pasquini, M. Caminiti “Mangiari di Romagna”, Grafiche Galeati – Imola 1975.
Territorio di produzione
Intera provincia forlivese e cesenate.