Macro-rifiuti gallegianti nei fiumi

Macro-rifiuti galleggianti nei fiumi: il programma di monitoraggio nazionale di ISPRA per la Strategia Marina

I rifiuti marini sono definiti come un qualsiasi materiale solido persistente, fabbricato o trasformato e in seguito scartato, eliminato, abbandonato o perso in ambiente marino e costiero. La loro presenza in tutti i comparti marini (lungo le spiagge, sul fondo del mare, in galleggiamento e nella colonna d’acqua) può determinare conseguenze negative sia per gli ecosistemi marini sia per la salute umana, oltre ad avere un impatto su quelle attività antropiche che fanno affidamento sul buono stato del mare e delle coste, come ad esempio il turismo e la pesca.

Grazie alla Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60/CE (Water Framework Directive – WFD), che rappresenta la norma principale per la tutela e gestione sostenibile dei corpi idrici alla scala di bacino, from source to sea, con un approccio pianificatorio adattivo e ciclico, e alla Direttiva Quadro sulla Strategia Marina 2008/56/CE (Marine Strategy Framework Directive – MSFD), nel seguito “Direttiva”, che rafforza ed estende l’impegno sostenuto dall’Europa in termini di governance, competenze e risorse economiche dedicate al mare, si sta affrontando il problema dei rifiuti marini attraverso un percorso unico, vincolante e comparabile.

Il percorso di applicazione di questa importante direttiva in Italia è coordinato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), e vede il coinvolgimento del Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale – costituito da ISPRA e dalle ARPA – nonché dei rappresentanti delle amministrazioni centrali, delle Regioni e degli enti locali e di numerosi altri soggetti per gli aspetti tecnico/scientifici e le ricadute socio-economiche.

D.lgs. n. 190 del 13 ottobre 2010

La Direttiva, recepita in Italia con il D.lgs. n. 190 del 13 ottobre 2010, rappresenta quindi uno specifico strumento normativo vincolante per gli Stati Membri che considera l’ambiente marino in un’ottica ecosistemica. Basata su un approccio adattivo, la Direttiva prevede periodiche revisioni in merito all’efficacia delle politiche attuate e si implementa attraverso cicli di 6 anni che comprendono valutazioni periodiche dell’ambiente marino. Le valutazioni si basano su 11 descrittori qualitativi, attraverso la definizione di traguardi ambientali da conseguire e di programmi di Monitoraggio per l’attuazione di misure volte a migliorare lo stato delle acque marine.

Fra questi descrittori, il descrittore 10 prevede che le proprietà e le quantità di rifiuti marini non provochino danni all’ambiente costiero e marino. L’Italia effettua dal 2015 un intenso programma di monitoraggio dei rifiuti marini. Per definire il buono stato ambientale in riferimento al Descrittore 10 con 6 programmi di monitoraggio, organizzati a livello delle “sottoregioni marine” individuate dalla MSFD (Mar Mediterraneo Occidentale, Mar Ionio e Mar Mediterraneo Centrale, Mare Adriatico), sia per valutare la composizione, la quantità e la distribuzione dei rifiuti e dei microrifiuti sul litorale, nello strato superficiale della colonna d’acqua e nei sedimenti del fondale (compresa la foce dei fiumi), sia per valutare l’impatto dei rifiuti ingeriti da organismi marini, utilizzando come bioindicatore la tartaruga marina Caretta caretta e realizzando mappe di rischio di esposizione.

In questo contesto, giunti al secondo ciclo dei programmi di Monitoraggio, è oggi possibile ricavare una prima base conoscitiva di riferimento sulla quantità dei rifiuti marini. I dati ottenuti dal programma di monitoraggio mostrano valori di abbondanza dei rifiuti marini comparabili a quelli riscontrati da altri paesi del Mediterraneo, confermando la natura transfrontaliera della problematica, che necessita pertanto di una stretta ed efficace attività di cooperazione regionale per essere affrontata adeguatamente. Pertanto, nel panorama politico e giuridico per la protezione della biodiversità marina, risultano di fondamentale importanza gli impegni internazionali assunti dai Paesi mediterranei e dalla Unione Europea come la Convenzione di Barcellona per la protezione del Mar Mediterraneo dall’inquinamento.

Risulta altresì fondamentale, per tali suddette finalità, un continuo raccordo tra la pianificazione di bacino prevista dalla WFD e quella prevista dalla MSFD. Queste azioni devono essere condotte in stretto coordinamento con i paesi limitrofi a livello di bacino mediterraneo, non solo per la standardizzazione delle metodologie, ma per indirizzare corrette ed efficaci politiche ambientali

Fonte @ isprambiente.gov.it

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