Prodotto Agroalimentare Tradizionale del LAZIO
Il Marrone segnino presenta colore marrone rossiccio con striature scure evidenti, pezzatura mediogrossa, forma ovale con apice appiattito, episperma (pellicola) sottile, di colore giallognolo, poco aderente e facilmente asportabile, seme di colore bianco tendente al giallo, croccante, sapore dolce. Le piante di vigoria media, presentano un’altezza variabile tra 10 e 20 metri, con chiome che assumono un aspetto molto ampio con portamento che si sviluppa secondo forme naturali. I fusti dei singoli individui seguono, per lo più, un andamento non rettilineo, prima di biforcarsi in branche principali a cui seguono altre di ordine inferiore. La quantità stimata di produzione complessiva, prima dell’arrivo del Cinipide, si aggirava valori di circa a 1.400 t/anno. Molto ricercato dalle industrie dolciarie per il suo alto valore zuccherino.
METODO DI PRODUZIONE
Il Marrone segnino, appartenente alla specie Castanea sativa L, proviene da fustaie da frutto site ad un’altitudine tra i 300 e gli 800 metri s.l.m. I sesti di impianto, di forma a vaso irregolare, impalcato alto, hanno una densità tra 70 e 130 piante per ettaro. Il terreno inerbito viene mantenuto pulito con le operazioni di falciatura e trinciatura, eseguite sia nel periodo primaverile che estivo, allo scopo di arricchire il terreno di sostanza organica ed agevolare la raccolta. La potatura viene praticata periodicamente (entro un massimo di 10 anni), con metodiche tradizionali atte a non modificare le caratteristiche del frutto e con lo scopo di ottimizzare il rapporto vegetazione-produzione. Annualmente viene praticata la ripulitura dei rami vecchi e secchi, mentre nel mese di settembre viene eseguita la spollonatura, con la quale vengono asportati i polloni alla base del tronco. La raccolta dei Marroni viene eseguita manualmente per tutto il mese di ottobre con rese massime di 3 t/ha. Il prodotto raccolto viene venduto tal quale o sottoposto all’operazione di “curatura” o “bagnatura” in acqua fredda per quattro giorni, senza aggiunta di alcun prodotto chimico. Terminata la “curatura”, i frutti vengono asciugati e selezionati al fine di eliminare quelli visibilmente guasti. L’asciugatura dei frutti avviene grazie all’impiego di condizionatori d’aria o arieggiato naturalmente più volte al giorno.
CENNI STORICI
Numerose sono le testimonianze storiche che attestano le molteplici tradizioni legate a questa pianta ed ai suoi copiosi frutti. Al di lá del cibo e del legname, una vera economia indotta si collegava a questa pianta: le foglie venivano impiegate per lo strame (integrazione alimentare per gli animali) o mescolate ai concimi, i fiori garantivano un abbondante nettare per le api che a loro volta producevano miele oltre che la cera utilizzata per l’illuminazione nelle cerimonie sacre. L’introduzione nel territorio di Segni del Marrone Fiorentino su castagneti già esistenti, si fa risalire alla metà del XVI sec., quando in occasione del matrimonio di Mario Sforza e Fulvia Conti vennero introdotte piante di castagno prelevate dal territorio di Santa Fiora, sulle pendici dell’Amiata. Una leggenda, invece, attribuisce al pontefice segnino Vitaliano (657-672) l’introduzione del castagno nel territorio lepino. Pierre Toubert, nella sua opera dedicata al Lazio meridionale ed alla Sabina tra il IX ed il XII sec, dice testualmente che i castagneti più rimarchevoli per compattezza e bella disposizione sono quelli di Patrica, Segni, Norma e Morolo che si iscrivono come l’ultima tappa della conquista agraria. Gli statuti segnini, la cui stesura originale si può far risalire quanto meno al sec XII, documentano la presenza di castagneti e tutte le varie operazioni collegate a questa pianta ed ai suoi frutti, con specifiche precauzioni di tutela da eventuali danni, sanzionati in maniera dettagliata. Il Regesto di Bessarione del 1462 fu fatto redigere dal cardinale, abate commendatario dell’Abbazia di Grottaferrata, per costruire l’inventario dei beni della stessa abbazia; tra i beni posseduti a Segni vengono citati castagneti situati alle Scalelle ed in località Marano. Nel 1584 su una superficie totale del Comune di Segni pari a 5.943 ettari i soli castagneti domestici coprivano 300 ettari, per un totale di 660 appezzamenti, con un valore economico tra i più alti dopo i terreni seminativi. Dati più recenti, 1993, indicano la superficie castanile in 1.060 ettari, pari al 40,64% di quella arborea, di cui 810 ettari coltivati a castagni da frutto e 250 a castagni cedui; complessivamente 1.000 ettari appartengono alla proprietà privata, mentre 60 sono di demanio civico.
Territorio di produzione
Provincia di Roma: Segni, Carpineto Romano, Gorga