Sulle coste del Mediterraneo vivono 150 milioni di persone, che producono tra i maggiori quantitativi di rifiuti solidi urbani pro capite, tra i 208 e i 760 kg l’anno.
Gli oltre 200 milioni di turisti24 che ogni anno visitano il Mediterraneo generano un aumento del 40% dell’inquinamento estivo da plastica.
La presenza di intense attività umane nelle città e lungo le zone costiere, il vento, le correnti sono tutti fattori che influenzano fortemente la dispersione di plastica in mare.
A questi si aggiungono i rifiuti portati da fiumi come il Nilo, l’Ebro, il Rodano, il Po, i due fiumi turchi Ceyhan e Seyhan che sfociano tutti in mare dopo aver attraversato aree densamente popolate.
Il mar Mediterraneo è un bacino semi-chiuso, circondato da tre continenti e influenzato da intense attività umane, caratteristiche che lo rendono uno tra i mari più a rischio del mondo per l’inquinamento da plastica, che si accumula in grandi quantità e vi permane per lunghi periodi di tempo, sminuzzandosi in particelle sempre più piccole e insidiose.
Oggi, la plastica nel Mediterraneo rappresenta il 95% dei rifiuti rinvenuti in mare aperto, sui fondali e sulle spiagge. Ogni anno tra le 150 e le 500 mila tonnellate di macroplastiche e tra le 70 e le 130 mila tonnellate di microplastiche finiscono nei mari d’Europa: il Mar Mediterraneo è il principale serbatoio.
Alle 5 “isole di plastica” oceaniche – due nel Pacifico, due nell’Atlantico e una nell’Oceano Indiano – in cui si accumula la maggioranza dei rifiuti di plastici, si aggiunge il Mar Mediterraneo, tristemente classificato come la sesta grande zona di accumulo di rifiuti plastici al mondo. In questo mare, che rappresenta solo l’1% delle acque mondiali, si concentra il 7% della microplastica globale.
Le microplastiche raggiungono qui concentrazioni record: 1,25 milioni di frammenti per km2 , quasi 4 volte quelle di una delle 5 “isole”.
Anche i sedimenti non se la passano bene, arrivando a concentrazioni di frammenti di plastica tra le più alte al mondo: 10.000 per km2.
I paesi mediterranei che disperdono più plastica nel Mare Nostrum sono la Turchia (144 tonnellate/giorno), seguita da Spagna (126), Italia (90), Egitto (77) e Francia (66).
L’inquinamento da plastica costituisce una grave minaccia per importanti settori economici del Mediterraneo, soprattutto la pesca e il turismo.
La presenza di plastica determina, infatti, minori catture (e quindi minori entrate), danni alle imbarcazioni e agli attrezzi da pesca, riduzione della domanda da parte dei consumatori (preoccupati dalla presenza di plastica nelle carni del pesce), e costa al settore della pesca dell’Unione Europea circa 61,7 milioni di euro l’anno. Spiagge e porti sporchi e inquinati scoraggiano il turismo, determinando la perdita di posti di lavoro e ingenti costi di pulizia.
Fonte @WWF.IT
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